James Joyce

In sintesi

La vitaJames Joyce (1882-1941) nasce a Dublino e riceve un'educazione umanistica dai gesuiti. Compie soggiorni a Parigi, Zurigo, Pola e Trieste, dove vive come insegnante. La sua vocazione di scrittore si rivela fra il 1900 e il 1904, anni nei quali scrive le Epifanie, una raccolta di brevi poesie liriche. Nel 1914 incomincia il romanzo Ulisse, che viene pubblicato a Parigi nel 1922, ma è proibito in Inghilterra e negli Stati Uniti per le espressioni blasfeme e le oscenità. Rimasto a Parigi per circa vent'anni, all'inizio della seconda guerra mondiale si trasferisce a Zurigo, dove muore.
Le opere principaliGente di Dublino (1924) è una raccolta di racconti che vogliono ritrarre la vita della città, descrivendone l'atmosfera decadente; l'ultima storia, I morti, è uno dei più bei racconti della narrativa inglese del Novecento: il sentimento della morte pervade ogni cosa e ogni pensiero, accomunando vivi e defunti in un destino privo di speranza. Ulisse (1922) è considerato il libro cardine della letteratura del Novecento. La veglia di Finnegan (1939), opera incompiuta, è un'immersione nella vita dell'inconscio: la storia narrata è un fluire ininterrotto di fatti che si ripetono continuamente.
I temiJoyce fa uso dell'epifania, ossia la rivelazione improvvisa di una verità emblematica o della realtà interiore delle cose: talvolta un fatto, un oggetto o un'impressione occasionali si caricano del significato di una rivelazione. La paralisi dell'uomo moderno, condizione che deriva dalla sua incapacità di trovare una via d'uscita all'infermità fisica, morale, politica e religiosa.
Il flusso di coscienzaOgni singolo episodio o dettaglio è allo stesso modo significativo; un qualsiasi momento di qualsiasi giorno può ben rappresentare la vita di un individuo; ciascun momento contiene non solo le tracce del presente, ma anche quelle del passato e del futuro. Così il fluire apparentemente caotico delle immagini rappresenta il flusso di coscienza, il monologo interiore della vita di un individuo, nel rispetto dell'esigenza di totale verosimiglianza.