Il teatro del Novecento

Harold Pinter

Harold Pinter (1930), londinese, studiò alla Royal Academy of Dramatic Art e inizialmente intraprese la carriera di attore. Il primo lavoro teatrale, The room (La stanza, 1957) ebbe subito successo. Seguirono The birthday party (Il compleanno, 1958) e The dumbwaiter (Il calapranzi, 1960). A questi primi tre lavori fu applicata l'etichetta di "teatro della minaccia", perché in tutti un intervento misterioso, dall'esterno, proiettava angoscia nella stanza chiusa dove si svolgeva l'azione. The caretaker (Il guardiano, 1960) e The dwarfs (I nani, 1961) consolidarono il riconoscimento della critica e del pubblico, confermato da altre commedie: A night out (Una serata fuori, 1961), The collection (La collezione, 1962), The lover (L'amante, 1963), The homecoming (Ritorno a casa, 1965), Old times (Vecchi tempi, 1971), No man's land (Terra di nessuno, 1975) The hothouse (La serra, 1980, scritta nel 1958). Pinter si è dedicato anche alla sceneggiatura cinematografica di opere sue e con registi come J. Losey (Il servo, 1963; Messaggero d'amore, 1971), E. Kazan (Gli ultimi fuochi, 1976), K. Reisz (La donna del tenente francese, 1981). Fra i più recenti lavori teatrali, che lo impongono ancora all'attenzione, Betrayal (Tradimenti, 1978), Party time (1991), Ashes to ashes (Ceneri alle ceneri, 1996).

I tratti caratteristici del suo teatro sono il rifiuto dell'ordine che solitamente la forma artistica cerca di imporre alla vita; il fatto che i suoi personaggi continuano a "recitare", gli uni a beneficio degli altri, e risultano convincenti sul momento, ma cadono poi in inevitabilli contraddizioni; una lingua idiomatica, piena di frasi fatte e luoghi comuni, inadeguata alle necessità dei personaggi, così da costringerli a silenzi e lunghe pause; l'umorismo, che alleggerisce le sue atmosfere ambigue e talvolta minacciose, influenzate dal teatro dell'assurdo di Beckett. Nel 2005 ha ricevuto il Premio Nobel. Pinter è sempre stato molto attivo nella difesa dei diritti umani. In occasione dell'intervento in Kosovo e poi della cosddetta "guerra preventiva" in Iraq, ha espresso apertamente la sua posizione anti-interventista.