Il teatro elisabettiano
Christopher Marlowe
Christopher Marlowe (1564-1593) è considerato il più grande drammaturgo inglese prima di Shakespeare. Creatore di possenti personaggi, con tratti degli uomini del Rinascimento divorati da passioni eccessive alle quali finiscono per soccombere, egli precorse Byron, Shelley e il romanticismo.
La vita
Figlio di un calzolaio benestante, nacque a Canterbury e studiò a Cambridge, dove si distinse come la personalità più eminente e il drammaturgo più dotato del gruppo degli "University wits". Amante dei classici, tradusse Ovidio e Lucano. Nel 1592 entrò al servizio della regina Elisabetta come diplomatico e frequentò il circolo di liberi pensatori di sir Walter Raleigh, per il quale svolse vari incarichi, anche come agente segreto. Spesso coinvolto in risse e duelli, venne imprigionato almeno due volte e rimase misteriosamente ucciso in una taverna nei sobborghi di Londra.
Le opere
Dopo la prima opera teatrale, Dido, queen of Carthage (Didone, regina di Cartagine, 1587), Marlowe ottenne un grande successo con Tamburlaine the Great (Tamerlano il Grande, 1587) e The tragical history of doctor Faustus (La tragica storia del dottor Faust, 1588-89), i suoi geniali capolavori che esercitarono notevole influenza sul teatro del tempo.
Tamburlaine the Great è un dramma in due atti scritto e rappresentato quando Marlowe aveva poco più di vent'anni. Ispirato alla figura del conquistatore mongolo Timur Lenk, il grande conquistatore e terrore dell'Asia, il protagonista è una figura titanica che riempie la scena dal primo all'ultimo atto, eroe violento e sanguinario che aspira a un'illimitata potenza, ma che diventa preda della solitudine e della frustrazione nella seconda parte della tragedia. Il linguaggio rispecchia fedelmente il ritmo dell'opera, a sua volta plasmato sulla tensione emotiva e sulla feroce sete di potere del protagonista, dominato dall'ansia di spingersi sempre oltre i limiti delle possibilità umane. Le immagini cariche di violenza e i versi sciolti dal tono declamatorio infusero nuova linfa al teatro inglese.
In The tragical history of doctor Faustus Marlowe descrive la parabola di Faust, ispirandosi al leggendario negromante tedesco Johann Fausten (del quale era stata scritta la biografia nel 1587), che vende l'anima in cambio di ventiquattro anni di servigi del demonio, servigi che gli daranno fama e potere. La sete di potere di Tamerlano diviene in Faust sete di conoscenza, conferendo al baratto con il diavolo una connotazione eroica. L'aspirazione a migliorarsi è però causa stessa della sua rovina e per Faust non ci sarà redenzione, anticipando il tema della corruptio optimi pessima (la corruzione dell'uomo migliore è la peggiore) che sarà una caratteristica di molti eroi di Shakespeare. Nell'opera si scontrano il desiderio tipicamente rinascimentale di raggiungere quanta più conoscenza possibile e il concetto cristiano del sapere proibito, causa del peccato originale. La presenza di personaggi quali l'angelo buono, che spinge Faust a pentirsi, e di quello cattivo, che lo incita al peccato, è un retaggio delle morality plays medievali.
Marlowe fa uso del blank verse conferendogli solennità e sonorità (Ben Jonson parlerà del "potente verso di Marlowe") e ottenendo i risultati migliori nelle descrizioni dei momenti di maggior tensione emotiva; grazie a lui il blank verse acquisisce elasticità e ritmo libero.
La tragedia The jew of Malta (L'ebreo di Malta, 1589) riveste un particolare interesse come documento dei sentimenti della società mercantile del tempo, largamente antisemita: il protagonista Barabba, spogliato dei beni dal governatore di Malta per non avere abiurato alla propria fede e per motivi politici, vive solo per vendicarsi, ma il desiderio di vendetta lo condurrà alla morte.
Altre due opere teatrali sono Edward II (Edoardo II, 1591-92) e The massacre of Paris (Il massacro di Parigi, 1590), mentre le sue ultime opere sono il poemetto classicheggiante Hero and Leander (Ero e Leandro, 1598) e alcune traduzioni di Ovidio e di Lucano.