I poeti della "beat generation"

La lettura della poesia Howl (Urlo) di Allen Ginsberg nel 1955 diede immediatamente la consapevolezza della nascita di un nuovo genere di poesia, autobiografica e denunciataria, e divenne così un "manifesto" del movimento beat. La poesia manifestava in modo esplicito il desiderio, già nell'aria in California e soprattutto a San Francisco, di far uscire i versi dall'isolamento delle biblioteche. Si cercò di elaborare un nuovo linguaggio poetico adatto a esprimere la diversa e ribelle sensibilità artistica, che doveva manifestarsi anche con uno stile di vita anticonfomista. Provocatoriamente, l'individualismo anarchico e pacifista, la libertà e promiscuità sessuale, l'alcol e le droghe erano gli strumenti liberatori. Come scrisse Lawrence Ferlinghetti in un saggio sulla poesia di San Francisco, pubblicato sulla "Chicago Review" nel 1958, la nuova poesia poteva essere chiamata "poesia di strada", in quanto mirava a riportare la poesia nella strada, dove era una volta, fuori dalle facoltà e, soprattutto, fuori dalla pagina stampata. La parola stampata, infatti, aveva reso la poesia silenziosa, mentre la poesia doveva essere una poesia parlata, un messaggio orale.

Tra i poeti collegati al gruppo beat, oltre a Ginsberg e Ferlinghetti, gli esponenti più significativi furono: Gregory Corso (1930-2001), autore di Gasoline (Benzina, 1958) e Long live man (Lunga vita all'uomo, 1962); Michael McClure (1932); Gary Snyder (1930), attirato dalle culture orientali (Riprap, 1959), è autore di Myths and texts (Miti e testi, 1959) e del libro in prosa e in versi Turtle island (L'isola della tartaruga, 1975).

Allen Ginsberg

Allen Ginsberg (1926-1997), nato a Newark, si dedicò, dopo il periodo delle amicizie con J. Kerouac e W.S. Burroughs, e quello delle trasgressioni giovanili, allo studio dei mistici e di W. Blake. Con il componimento Howl (Urlo), dette voce alle sue esperienze di emarginazione (il ricovero in un ospedale psichiatrico, le droghe, l'omosessualità) servendosi di un verso ritmato sulla cadenza del parlato, secondo la lezione di Whitman. L'incontro col poeta William Carlos Williams lo spinse a integrare la propria forte carica visionaria, già espressa in Kaddish (1960), con la realtà quotidiana (Empty mirror, Lo specchio vuoto, 1961). A partire dagli anni Sessanta, la sua ricerca della trascendenza subì il fascino del pensiero buddhista, caricandosi, grazie anche ai numerosi viaggi in tutto il mondo, della consapevolezza del devastante imperialismo materialista americano, contro cui si batterà. Nel 1972 pubblicò la sua opera più complessa, The fall of America (La caduta dell'America), a cui seguì l'esplicito rifiuto della società occidentale e la sua conversione al buddhismo. Espressione di questo travaglio interiore fu il volume Mind breaths (Respiri mentali, 1978). Del 1994 la raccolta Cosmopolitan greetings (Saluti cosmopoliti); inoltre interessanti sono i diari (pubblicati in Italia nel 1989, Diario beat).

Lawrence Ferlinghetti

Lawrence Ferlinghetti (1919), nato presso New York, si laureò alla Sorbona e, ritornato in patria, fondò la casa editrice "City Lights Books", che diventò il centro del "rinascimento poetico" di San Francisco e il luogo di ritrovo della beat generation. Il primo volume pubblicato fu la raccolta delle sue poesie Pictures of the gone world (Immagini del mondo trascorso, 1955), a cui seguirono A Coney Island of the mind (Coney Island della mente, 1958), The secret meaning of things (Il significato segreto delle cose, 1968), Landscapes of living and dying (Paesaggi di vita e di morte, 1979). La sua poesia è ricca di influssi del surrealismo francese, di temi politici e pacifisti di critica alla civiltà industriale. Dopo il declino del movimento beat, Ferlinghetti continuò negli anni Ottanta l'attività poetica e culturale con raccolte e opere teatrali di impianto sperimentale.