La narrativa ebraico-americana

Un notevole contributo alla prosa americana di quegli anni fu dato da alcuni scrittori di origine ebraica, che trasferirono nelle loro opere la condizione di ebreo, il più spesso immigrato, a simbolo di un più ampio stato esistenziale.

La figura di maggiore spicco della cultura e della letteratura ebraica negli Stati Uniti è sicuramente Isaac Bashevis Singer (1904-1991), uno dei maggiori narratori del Novecento. Tuttavia il suo radicamento nella tradizione dell'ebraismo dell'Europa orientale e il fatto che egli scrisse sempre in yiddish, la lingua di quelle comunità, ne fanno una figura che non può interamente essere ascritta alla letteratura americana, anche se egli sovrintese personalmente alla traduzione delle sue opere in inglese. Singer nacque in Polonia, figlio di un rabbino chassidico, e passò la giovinezza nel quartiere ebraico di Varsavia. Cominciò a scrivere giovanissimo in ebraico e successivamente passò allo yiddish. Nel 1935 emigrò negli Stati Uniti. Nel 1978 ottenne il premio Nobel. La sua narrativa, aliena dallo sperimentalismo e dallo psicologismo del Novecento, si rifà a modelli ottocenteschi e affronta la commistione tra bene e male, il continuo alternarsi di divino e demoniaco nella storia e nella vita dell'uomo, il rapporto fra la tradizione e lo sradicamento individuale. Tra i suoi romanzi spiccano Satana a Goray (1933) e La famiglia Moskat (1945-48), ambientati tra gli ebrei della Polonia. Ma è soprattutto nei racconti che Singer diede la misura delle sue qualità di narratore: della sua vastissima produzione va ricordato almeno Gimpel the fool (Gimpel l'idiota, 1957).

Tra gli autori in lingua inglese più direttamente legati alla tradizione ebraica la figura più conosciuta, anche a livello internazionale, è il rabbino Chaim Potok (1929-2002), che nei suoi romanzi (Danny the choosen, Danny l'eletto, 1967; The promise, La scelta di Reuven, 1969; My name is Asher Lev, Il mio nome è Aher Lev, 1972; Davita's harp, L'arpa di Davita, 1985) tratta il difficile inserimento delle comunità chassidiche (la corrente popolare mistica dell'ebraismo) nella società secolarizzata americana.

Più direttamente intrecciate con la tradizione letteraria angloamericana sono le opere di Bellow, Malamud e Philip Roth.

Saul Bellow

Saul Bellow (1915-2005), nato a Lachine, nel Québec, figlio di un emigrato ebreo russo in Canada, trascorse i primi anni in uno dei quarteri più poveri di Montreal, fino a quando la famiglia si trasferì nel 1924 a Chicago. Pur senza mai aderire all'ebraismo tradizionale, venne a contatto con la ricca tradizione rabbinica e imparò a leggere e scrivere in quattro lingue: ebraico, inglese, francese e yiddish. Nel 1937 si laureò in scienze sociali e antropologia; insegnò in varie università e si stabilì a Chicago. Nel 1976 ottenne il premio Nobel. Nei suoi romanzi egli delineava l'interesse per l'epopea di uomini vinti o in fuga, assai lontani dall'esaltazione della pienezza vitalistica di Hemingway o dalla ricerca di identità nel mito storico della nazione americana. La sua era, piuttosto, un'analisi, spesso dai toni grotteschi, del disagio e dell'alienazione dell'individuo nella realtà polivalente e sfuggente della metropoli moderna. Il suo primo romanzo, Dangling man (L'uomo in bilico, 1944), narra la desolazione di un giovane arruolato per la seconda guerra mondiale. Seguirono The victim (La vittima, 1947), sull'alienazione della vita urbana; The adventures of Augie March (Le avventure di Augie March, 1953), storia di un viaggio alla ricerca della verità, con il quale vinse il prestigioso National Book Award; Seize the day (La resa dei conti, 1956), sull'inadeguatezza e il fallimento di un uomo alla soglia della maturità. Il successo gli venne con Henderson, the rain king (Il re della pioggia, 1959), indimenticabile storia di un "piccolo eroe" americano, che tenta, con un fantastico passaggio dalla società americana a quella tribale africana, di riaccostarsi alle più elementari verità. Negli anni successivi uscirono Herzog (1964), storia di un intellettuale ebreo; Mr. Sammler planet (Il pianeta di Mr. Sammler, 1970), sul superiore distacco raggiunto dalla vecchiaia; Humboldt's gift (Il dono di Humboldt, 1975), racconto grottesco il cui protagonista viene salvato da un amico poeta pazzo; The dean's december (Il dicembre del Professor Corde, 1982); A theft (La sparizione, 1989; The actual (Una domanda di matrimonio, 1997). Felici anche i racconti Him with the foot in his mouth (Quello col piede in bocca, 1984).

Bernard Malamud

Bernard Malamud (1914-1986) fu un altro importante rappresentante della narrativa ebraico-americana. Ebreo di origine russa, nato a New York, visse fra Brooklyn e Manhattan, compiendo vari viaggi in Europa e in Italia. Trattò nelle sue opere le tematiche dell'isolamento e della sconfitta nel mondo degli immigrati ebrei, trasformandoli in simbolo della generale condizione umana. Dopo il romanzo d'esordio The natural (Il migliore, 1952), sul mondo mitico del baseball (da cui fu tratto un film), e The assistant (Il commesso, 1957), costruito sul rapporto fra due poveri, un ebreo e un italo-americano, Malamud ribadì con The tenants (Gli inquilini, 1971) e Dubin's lives (Vite di Dubin, 1979) e i racconti The magic barrel (Il barile magico, 1958) e The people (La gente, 1990 postumo) la duplice eredità letteraria, americana (Anderson e Hemingway) e yiddish-ebraica (Shalom Aleichem, F. Kafka).

Philip Roth

Philip Roth (1933) è nato a Newark, New Jersey, da una famiglia ebraica; si è laureato nel 1955 all'università di Chicago. Il suo primo libro di successo fu Goodbye Columbus (Addio, Columbus, 1959), una raccolta di cinque racconti e un romanzo breve che nel 1960 vinse il National Book Award. In esso Roth analizza in modo sottile e penetrante le contraddizioni più intime della vita americana e dispiega notevoli qualità stilistico-narrative. Fra i romanzi successivi il più noto ed emblematico è Portnoy's complaint (Il lamento di Portnoy, 1969), grottesca vicenda al cui centro stanno un paziente e il suo analista. Si ricordano inoltre: The ghost writer (Lo scrittore fantasma, 1979), Anatomy lesson (La lezione di anatomia, 1983) e The facts (I fatti, 1988).