La fine della letteratura pagana: i prosatori e gli ultimi poeti

In sintesi

AMMIANO MARCELLINO: la vita

(Antiochia, ca 330 - Roma, ca 400). Di origine greca, intraprende la carriera militare, che abbandona dopo la fallita spedizione contro i parti. Ritiratosi a vita privata, nel 378 si stabilisce a Roma e si dedica agli studi.

AMMIANO MARCELLINO: l'opera

L’ultimo grande storico della letteratura latina compone 31 libri di Rerum gestarum, nei quali si riallaccia per metodologia a Tacito. Ci rimangono gli ultimi 18, in cui tratta gli avvenimenti a lui contemporanei. Scrittore obiettivo, ammira la grandezza dei romani, ma ne denuncia la decadenza. Inserisce nella narrazione profili di popoli, descrizioni geografiche, tecniche e scientifiche.

LA STORIOGRAFIA MINORE

Si caratterizza per andamento annalistico e privilegia l’aneddotica rispetto allo strano, al compendio e al romanzato.

LICINIANO

(II - III secolo). Si posseggono solo frammenti di una Storia di Roma, di difficile lettura, in cui prevalgono aneddoti e curiosità.

AMPELIO

(II - III secolo). Ci è giunto il Liber memorialis, una specie di promemoria, in cui l’autore compendia in 50 capitoli notizie di vario genere.

AURELIO VITTORE

(IV secolo). Nel Liber de Caesaribus, seguendo lo schema di Svetonio in forma annalistica, tratta le biografie degli imperatori da Augusto a Costanzo, interpretando i fatti dal punto di vista dell’aristocrazia senatoriale.

EUTROPIO

(IV secolo). Scrive un Breviarium ab Urbe condita, in 10 libri, un sommario di storia romana, che veniva incontro alle esigenze di conoscenza della nuova classe di funzionari. L’opera è mediocre, ma ebbe molta fortuna.

RUFIO FESTO

(IV secolo). Compone un Breviario di storia romana più sintetico e superficiale di quello di Eutropio.

STORIE ROMANZATE

Nel IV secolo si diffonde la moda delle storie romanzate, una vera “letteratura di evasione”. Trattano della guerra di Troia e di Alessandro Magno l’Ephemenis belli Troiani di Lucio Settimio, l’Historia de excidio Troiae, pervenutaci sotto il nome di Darete Frigio e l’Itinerarium Alexandri di Valerio Polemio. Il romanzo più fantasioso è l’Historia Apollonii regis Tyrii, di anonimo.

SIMMACO

(Roma ca 340 - ?). Ricopre cariche importanti che culminano nel consolato. Sono rimasti frammenti di 8 discorsi, l’Epistolario e 49 relazioni ufficiali all’imperatore, importanti per la conoscenza della sua epoca.

Grammatici ed eruditi: Acrone e Porfirione

Acrone è l’autore di due commenti a Orazio e a Terenzio, in gran parte perduti; di Porfirione è il più antico commento a Orazio pervenutoci.

CENSORINO

Di questo erudito è giunta un’interessante operetta, De die natali, sulla nascita dell’uomo, sul suo Genio protettore e sull’astrologia.

DONATO E SERVIO

(IV secolo). Donato scrive due manuali (Artes) di grammatica e due commenti, uno a Terenzio, giunto quasi completo, e uno, mutilo, a Virgilio. Servio è l‘autore di un commento a Virgilio, giunto integro, preziosa fonte di informazioni sul poeta mantovano.
 

NONIO

(Tubursicum, IV secolo). Di lui è rimasto il De compendiosa doctrina, un manuale di carattere linguistico e grammaticale.

MACROBIO

(IV - V secolo). Vive a Roma, dove ricopre importanti incarichi pubblici. Scrive un commento al Somnium Scipionis di Cicerone e i Saturnali, la sua opera più importante, miniera di notizie di vari argomenti, soprattutto sull’arte poetica e sulla retorica di Virgilio.

MARZIANO CAPELLA

(Cartagine, V secolo). È autore di una curiosa opera erudita, De nuptiis Mercurii et Philologiae, una sorta di enciclopedia delle arti liberali.

SOLINO

È l’autore di Collectanea rerum memorabilium, mediocre repertorio di geografia con notizie di vario genere, di scarso valore artistico.

PALLADIO

Scrive un trattato di agricoltura, Opus agriculturae, in cui mostra una buona conoscenza dell’argomento.

PRISCIANO

(Cesarea - Costantinopoli V - VI secolo). L’ultimo grande grammatico latino compone l’Institutio de arte grammatica, la più importante opera di grammatica latina e la più usata nel Medioevo.
 

NAMAZIANO

(IV - V secolo). Pagano di origine gallica, diventa praefectus Urbis. Di lui è arrivato un poemetto, De reditu suo (Il ritorno), nel quale esalta la grandezza di Roma.