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  • <em>La nave dei folli</em> di Sebastian Brant

<em>La nave dei folli</em> di Sebastian Brant

Umanista e amico degli umanisti raccolti a Strasburgo e a Schlettstadt [...], Sebastian Brant scrive il suo capolavoro in tedesco anziché in latino. Malgrado i numerosi spunti classici che entrano nell'opera accanto agli esempi biblici, la scelta linguistica determina una prosecuzione dei filoni satirico-didascalici medievali e tardomedievali connessi alla figura del folle (Narr), e ora collegati al campo metaforico della nave. Si è lontani dallo spirito della satira romana di Orazio, Persio e Giovenale a cui va l'interesse degli umanisti intorno al 1500 e che essi imitano quando compongono in latino. Questo divario [...] spiega peraltro la profonda differenza che di solito colpisce a un confronto tra il Narren Schyff e il Moriae Encomium di Erasmo (1511), sebbene nell'una e nell'altra opera la follia venga definita un prodotto del denaro: se Erasmo, con un virtuoso gioco ironico-satirico affinato alla scuola degli antichi, innalza la follia a elemento imprescindibile della vita umana, il moralista Brant la colloca nella prospettiva ultima del Giudizio Universale e ne dà un quadro solo negativo. [...]

Con la scelta del dialetto alsaziano si consolida in quest'opera un linguaggio preesistente, fatto anzitutto di proverbi e di sentenze, poi di allusioni, giochi di parole, bisticci, similitudini, licenze al limite dello scurrile o dell'osceno: il vasto serbatoio satirico al quale più o meno attingono tutti gli autori tedeschi del Cinquecento, talvolta anche scrivendo in latino.

E. Bonfatti, A. Morisi, La nascita della letteratura tedesca, Nuova Italia Scientifica, Roma 1995, pp.60-61