Scrittori durante la Repubblica di Weimar

Broch

Figlio primogenito di un industriale tessile ebreo, Hermann Broch (Vienna 1886 - New Haven, Connecticut, 1951) dal 1915 dovette assumere la direzione della fabbrica, che nel 1927 riuscì con gran sollievo a vendere. Studiò quindi filosofia e matematica all'università di Vienna entrando in contatto con il neopositivismo, dal quale tuttavia presto si allontanò per rivolgersi a problematiche esistenziali. Dal 1928 al 1932 lavorò alla trilogia narrativa I sonnambuli (Die Schlafwandler), i primi due volumi della quale apparvero nel 1931, il terzo nel 1932. Nello stesso anno tenne a Vienna la conferenza James Joyce e il presente (J. J. und die Gegenwart, pubblicata nel 1936), per celebrare il cinquantesimo compleanno dell'autore che forse più influì sulla formazione del suo stile. Dopo la presa del potere da parte dei nazisti, lavorò (1933-37) a un romanzo antihitleriano, che apparve postumo con il titolo Il tentatore (Der Versucher, 1953). Nel 1938, dopo l'annessione dell'Austria, Broch riuscì a fatica (e con l'aiuto di Joyce) a ottenere un visto per l'Inghilterra, da dove nell'ottobre raggiunse gli Stati Uniti. Qui lavorò a lungo (1939-45) a La morte di Virgilio (Der Tod des Vergil, 1945), ma esercitò al tempo stesso un'intensa attività politica che lo portò a contatto con il gruppo di intellettuali facente capo a G.A. Borgese, con cui pubblicò La città dell'uomo. Una dichiarazione sulla democrazia nel mondo (The city of man. A declaration on world democracy, 1940). Dopo la guerra scrisse, tra l'altro, il saggio Hofmannsthal e il suo tempo (Hofmannsthal und seine Zeit, 1955, postumo) e il romanzo Gli incolpevoli (Die Schuldlosen, 1950).

L'opera narrativa

La trilogia I sonnambuli è scandita in tre tempi che distano tra loro una mezza generazione: 1888, 1903, 1918; sono queste, per Broch, le date che segnano la transizione dal “romanticismo” all'“anarchia” al “realismo” e, insieme, la dissoluzione dei valori. I protagonisti dei tre romanzi, il romantico Pasenow, l'anarchico Esch e l'affarista privo di scrupoli Huguenau rappresentano le diverse forme del disorientamento morale e alla fine soccombono, morendo o impazzendo. Il vastissimo tessuto narrativo di questa trilogia riecheggia di volta in volta gli stili caratteristici delle epoche raffigurate, li mescola, li interrompe con ripetuti excursus, il più lungo dei quali è un saggio di etica intitolato La dissoluzione dei valori. Tale tecnica di scrittura è improntata allo sperimentalismo di J. Joyce, da cui Broch tuttavia si allontana per la struttura chiusa e compiuta dell'opera. Nel Tentatore, di cui esistono tre redazioni diverse, il tema della degradazione si incarna in un personaggio che raffigura con grande lucidità la psicologia di Hitler. L'opera più ambiziosa di Broch, La morte di Virgilio, è costituita da un immenso (500 pagine) e pressoché ininterrotto monologo interiore del poeta latino nelle sue ultime ore di vita. Il dettato dalla sintassi libera, ritmato in frasi di gran respiro, spesso lirico e visionario, accompagna Virgilio fin nel grembo della morte, mostrando al lettore il confine ultimo del dicibile, trasportandolo cioè “aldilà del linguaggio”. Con Gli incolpevoli, “romanzo in undici racconti”, Broch, erede della grande tradizione di Musil e Walser, descrive la perdizione del giovane Andrea, sullo sfondo premonitore di un mondo in rovina.