Scrittori durante la Repubblica di Weimar

Due voci del romanzo di guerra

Dopo aver combattuto nella I guerra mondiale, Erich Maria Remarque, pseudonimo di Erich Paul Remark (Osnabrück 1898 – Locarno 1970), lavorò come maestro elementare e poi come venditore di lapidi tombali, esperienze di cui ha lasciato testimonianza nel romanzo L'obelisco nero (Der schwarze Obelisk, 1956). Fece quindi altri lavori, fra l'altro quello di giornalista sportivo, finché il successo travolgente del suo romanzo pacifista Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Western nichts Neues, 1929) lo portò all'indipendenza economica. Lasciò la Germania all'avvento del regime nazista che, dopo aver proibito i suoi libri, gli tolse la cittadinanza tedesca e giustiziò sua sorella. Altri suoi romanzi, tutti d'ispirazione antimilitaristica, sono: Tre camerati (Drei Kameraden, 1938), Arc de Triomphe (1946), Tempo di vivere, tempo di morire (Zeit zu leben und Zeit zu sterben, 1954), La notte di Lisbona (Die Nacht von Lissabon, 1962); ai campi di sterminio è dedicato Scintilla di vita (Der Funke Leben, 1952).

La prosa di Arnold Zweig (Gross-Glogau, Slesia, 1887 - Berlino 1968) si orientò dal raffinato e decadente sensualismo di Claudia (Novellen um Claudia, 1913) verso un realismo critico alla Fontane. Tale sviluppo fu parallelo a quello che l'autore compì passando dall'individualismo liberale al socialismo sionista e da ultimo al comunismo. Al suo maggiore romanzo, La questione del sergente Grischa (Der Streit um den Sergeanten Grischa, 1927), dedicato alla prima guerra mondiale, si affiancarono a formare il ciclo La grande guerra dei visi pallidi (Der grosse Krieg der weissen Männer), cinque romanzi, tra cui Giovane donna del 1914 (Junge Frau von 1914, 1931) e Davanti a Verdun (Erziehung vor Verdun, 1935). Alle colpe del nazismo dedicò invece La scure di Wandsbeck (Das Beil von Wandsbeck, 1946).