L'improvvisazione oltre il jazz e il jazz europeo

In Europa, agli inizi degli anni Settanta, si è coagulato un movimento di musicisti che hanno elevato a manifesto teorico la pratica dell'improvvisazione totale e assolutamente libera. Si sono cioè formati gruppi (per esempio, Company, Spontaneous Music Ensemble, Globe Unity Orchestra, Music Improvisation Company, London Jazz Composer Orchestra, Iskra 1903...) ed etichette (INCUS, FMP, ECM, ICP...). Questi improvvisatori hanno alle spalle sia un'interpretazione della musica colta europea contemporanea, sia un approccio "informale" al free americano. Questa libera improvvisazione creativa è nettamente distinta dall'improvvisazione idiomatica praticata all'interno di stili ben determinati, a cui il musicista intende e deve mantenersi fedele. La musica improvvisata non ha forme prefissate: è, anzi, informale, nel senso che non si adegua a parametri, modi o stilemi, ma può presentarsi in atomi o fasce sonore, in soprassalti e cascate, con grande astrazione o incontinente energia passionale, come inventivo collage di citazioni etno-folk o come memoria inconscia di sfere inattingibili dell'io. Fra i suoi promotori: in Inghilterra Evan Parker, Derek Bailey, Kenny Wheeler, Barry Guy, Paul Lovens e Tony Oxley; in Germania Peter Brötzmann, Alexander von Schlippenbach e Peter Kowald; in Olanda Han Bennink, Tristan Honsinger e Misha Mengelberg; in Svizzera Radu Malfatti; in Francia Pierre Favre, Michel Portal; in Italia Mario Schiano, Gianfranco Schiaffini.