Duke Ellington

Figlio di un maggiordomo della Casa Bianca, Edward Kennedy, Duke, Ellington (Washington 1899 - New York 1974) crebbe in una famiglia borghese, dove ricevette una raffinata educazione.

Gli anni del Cotton Club

Trasferitosi a New York e ricevuto dopo qualche tempo un ingaggio per la sua formazione, gli Washingtonians, iniziò (1924) a comporre e a dirigere il proprio quintetto nel quale, oltre a Ellington, emergeva la figura del trombettista Bubber Miley, che grazie all'uso della sordina "wa-wa" era capace di far "sospirare, gemere e stridere la sua tromba" ­ come osservò Duke stesso ­ e rimase con Ellington fino al 1929. Ma Ellington divenne famoso con il suo gruppo, ormai una piccola orchestra, al Cotton Club (1926-31), il celebre locale di Harlem dalla clientela esclusivamente bianca. Al Cotton Club, oltre che suonare musica da ballo, l'orchestra doveva accompagnare negli spettacoli i cantanti e i ballerini. Il locale divenne presto famoso tra un pubblico di bianchi avidi di sensazioni forti, che accorrevano per vedere gli show con esotiche evocazioni della giungla africana e scene erotiche. Al di là di questa visione stereotipata dell'Africa, gli anni al Cotton Club furono decisivi per la creazione del linguaggio ellingtoniano. Duke era, infatti, costretto a elaborare un'ampia varietà di arrangiamenti musicali, in cui gli effetti con sordina erano perfettamente adatti a quel tipo di spettacoli e venivano regolarmente sfruttati: nacque così il cosiddetto stile "jungle". I suoi primi capolavori (East St. Louis Toodle-Oo, Black and Tan Fantasy, Creole Love Call) spalancano un inesplorato mondo di sonorità rauche e sensuali. In quegli stessi anni di crisi incise capolavori (The Mooche, Mood Indigo, Echoes of the Jungle), ma si dimostrò anche capace di scrivere le più belle canzoni nella vena malinconica allora in voga: In a Sentimental Mood, Sophisticated Lady, Solitude e Prelude to a Kiss lo resero famoso. Duke ampliò anche le sue conoscenze di orchestrazione e organizzazione delle voci strumentali e, inoltre, l'impegno regolare, le prove per il repertorio e per le diverse musiche di scena e d'accompagnamento aumentarono considerevolmente la coesione all'interno dell'orchestra. L'abitudine dei suoi musicisti di suggerire cambiamenti, interludi e variazioni portò Ellington a scrivere per un membro specifico dell'orchestra o per una determinata sezione, tenendo conto delle loro particolari caratteristiche. Poco dopo l'ingresso del gruppo al Cotton Club, si cominciarono a trasmettere da lì programmi radiofonici in diretta, che venivano ascoltati in tutta l'America e procurarono all'orchestra un'enorme popolarità.

La fase "swing" e "Black, Brown and Beige"

Nel 1934 visitò l'Europa e nel 1935, in memoria della madre, compose il lungo Reminiscing in Tempo. Durante il periodo swing Ellington creò una musica più giocosa e danzante (fra cui alcune rumbe e l'esotico Caravan), pur non disdegnando opere impegnate (Diminuendo and Crescendo in Blue, i concerti per un solista, come Clarinet Lament). Ellington toccò il vertice della sua produzione centrale con Ko Ko, Concerto for Cootie, Sepia Panorama, Pitter Panther Patter, Warm Valley, Dusk, Harlem Air Shaft. Nel 1943 coronò il sogno di comporre una vasta suite ed eseguirla alla Carnegie Hall, il Black Brown and Beige, poema epico sulla lunga marcia dei neri in America. Era la prima volta che un'orchestra jazz con tutti musicisti di colore entrava nel più famoso tempio americano della musica classica.

Le suite e la rinascita dopo gli anni difficili

Era iniziato allora il periodo delle suite: pur continuando a creare piccoli brani, Ellington si dedicò soprattutto a opere di vasto respiro, spesso basate su un racconto di sua invenzione; nacquero la Liberian Suite, la Deep South Suite, The Tattoed Bride, New World a-Comin' e Harlem Suite. Agli inizi degli anni Cinquanta, però, per l'orchestra iniziò un periodo difficile, che si protrasse per qualche anno. Ellington dovette subire alcune importanti defezioni, prima fra tutte quella del suo miglior solista, la voce sofisticata ed elegante del sassofonista Johnny Hodges, che rientrerà tuttavia definitivamente in orchestra nel 1955, dopo che già si era unito alla formazione ellingtoniana il sax tenore di Paul Gonsalves. Dal 1956 l'orchestra rifiorì in un altro periodo di splendore e ricominciò un momento di grande creatività nella produzione ellingtoniana. Del 1957 è la suite A Drum Ia a Woman, un'affascinante e pittoresca narrazione in chiave allegorica della storia del jazz. Sempre del 1957 è Such Sweet Thunder, una delle suite più belle, composta su richiesta del festival shakespeariano di Stratford (Canada) e basata interamente su personaggi delle opere di Shakespeare. L'apparizione nel giugno del 1958 al festival di Newport costituì un altro successo e offrì l'occasione di presentare nuove composizioni, come El Gato, Mr. Gentle and Mr. Cool, e Prima Bara Dubla, eccitante dialogo tra i sax baritoni di Gerry Mulligan e Harry Carney. Del febbraio 1959 è l'album Jazz Party, il più ambizioso del periodo Columbia e, a prima vista, il più eterogeneo, ma la presenza bop di Gillespie e il forte canto di Rushing si fondono splendidamente accompagnati dai sax e, sullo sfondo, da una band infuocata.

L'ultimo periodo

Nell'ultimo periodo, segnato dall'inevitabile perdita di alcuni dei suoi migliori solisti, oltre ai 3 Concerti Sacri (1965; 1968; 1973), ci furono alcune nuove composizioni interessanti, come la New Orleans Suite (1970), i Portraits di Mahalia Jackson, Louis Armstrong e Sidney Bechet, e Second Line, o The Afro-Eurasian Eclypse, scritta per il festival di Monterey del 1970. Alla morte di Duke l'orchestra passò nelle mani del figlio Mercer (nato nel 1919), che la riunì in varie occasioni, anche se solo con un carattere di revival.

Ellington fu uno dei più grandi geni del jazz: pianista irregolare e personalissimo, autore di melodie universalmente amate, ma anche di opere concettose, sperimentatore timbrico inesauribile, egli sintetizzò in sé, al più alto livello, tutti gli aspetti della musica afroamericana. Ha lasciato alla musica, non solo americana, un patrimonio culturale enorme, tanto che, come disse Mile Davis, in occasione del settantacinquesimo compleanno di Ellington, "Tutti i musicisti dovrebbero riunirsi un certo giorno, inginocchiarsi e ringraziarti".