Introduzione

Erano gli anni Venti e il Nord industrializzato degli Stati Uniti aveva accolto con calore i musicisti provenienti dagli stati del Sud. Le loro esecuzioni si distinguevano per le sonorità diverse, adeguate ai tempi nuovi: le vivaci marce, adatte alla scatenata vita notturna , si univano ai clamori contro il proibizionismo e al frenetico ritmo di vita imposto anche dal diffondersi dell'automobile; ballare sui nuovi ritmi , poi, esaltava quell'impulso alla liberazione sessuale insito in una società che voleva rompere gli argini. Il jazz, per l'esuberanza della propria giovinezza, costituì l'involucro sonoro dei "Roarin' Twenties", gli "anni ruggenti" , e finì per prestare il proprio nome a una delle tante definizioni di quella decade: "l'età del jazz".

A New Orleans, all'epoca della sua gestazione, il jazz era stato fondamentalmente una musica folcloristica, a cui molto aveva contribuito un insaziabile desiderio di svago nei ghetti neri. All'arrivo a Chicago, i musicisti del Sud si trovarono immersi in un mondo del tutto diverso, in cui la musica era retta dalle leggi dello spettacolo e si stava rapidamente trasformando in industria. Ora non si poteva più prescindere dalla corretta lettura delle partiture, dal dominio dello strumento e da una certa organizzazione musicale. Furono proprio queste le condizioni che determinarono la trasformazione del folclore di New Orleans in una vera musica, la musica jazz.