Pfitzner, Zemlinsky Reger, Schreker e Busoni: altre vie

Hans Erich Pfitzner (Mosca 1869 - Salisburgo 1949) insegnò composizione a Strasburgo, a Berlino (1920-29) e a Monaco fino al 1934, poi si dedicò esclusivamente all'attività di direttore d'orchestra, pianista e compositore, ottenendo numerosi riconoscimenti durante il regime hitleriano. Polemista violento e accanito conservatore, osteggiò C. Orff, F. Busoni, A. Berg e le avanguardie. Della sua produzione, sostanzialmente legata al gusto straussiano e wagneriano, si ricorda soprattutto Palestrina (1917), opera non priva di allusioni autobiografiche. Oltre a opere (fra cui Il povero Enrico, 1895), compose cantate, musica sinfonica (2 sinfonie, 5 concerti) e da camera. Pubblicò vari scritti, fra cui il noto Nuova estetica dell'impotenza musicale (1919), in polemica con Busoni.

Alexander von Zemlinsky (Vienna 1871 - Larchmont, New York 1942) fu direttore d'orchestra e compositore, maestro e suocero di A. Schönberg. Dopo gli studi al conservatorio di Vienna, diresse in vari teatri viennesi (1900-10), a Praga, alla Kroll-Oper di Berlino (1927-32). Nel 1934 si trasferì negli Stati Uniti. Caratteristiche della sua produzione, influenzata da R. Strauss, F. Schreker e G. Mahler, sono l'intensità espressiva e la varietà delle soluzioni armoniche. Nei suoi lavori maturi, composti nel soggiorno praghese, mostrò di permanere nel clima della Secessione viennese al cui gusto si era formato: lo testimoniano il Secondo quartetto (1914), la Lyrische Symphonie (1923), i sei Canti su testi di Maeterlinck. Compose, inoltre, una decina di opere (fra cui Una tragedia fiorentina, 1917) e musica sinfonica (2 sinfonie), corale e da camera.

Max Reger (Brand, Baviera 1873 - Lipsia 1916) fu pianista, organista e direttore d'orchestra, insegnante di composizione a Monaco e, dal 1907, a Lipsia; inoltre, fu maestro di cappella alla corte di Meiningen (1911-15). Nel gusto eclettico di Reger, che occupa una posizione singolare nella musica tedesca fra il XIX e il XX secolo, convergono o si alternano componenti tardoromantiche e un solido classicismo, influenze di R. Wagner, G. Mahler, A. Bruckner, J. Brahms e un contrappuntismo neobarocco fittamente articolato, oltre a una ricerca armonica che tende ad allargare i confini della tonalità. Nella sua opera si possono quindi ravvisare anticipazioni dell'"oggettivismo" di P. Hindemith, accostamenti a tensioni espressioniste e accademici recuperi della tradizione ottocentesca. Vistosa la sua produzione organistica (oltre 200 composizioni), ma di non minor rilevanza è quella corale (una settantina di brani) e liederistica (circa 270 brani). Molto significative sono le composizioni sinfoniche, fra le quali primeggiano il Concerto in stile antico (1912), i concerti per violino (1908) e per pianoforte (1910), i 4 poemi sinfonici ispirati a A. Böcklin (1913), le Variazioni su temi di W.A. Mozart (1914) e Hiller (1907). Assai articolata è la produzione di musica da camera (un sestetto, 3 quintetti, 8 quartetti, di cui 6 per archi, 8 trii, 7 sonate per violino e pianoforte, 11 sonate per violino solo) e quella per pianoforte.

Compiuti gli studi a Vienna, Franz Schreker (Principato di Monaco 1878 - Berlino 1934) esordì come compositore con 116. Psalm (1896), raggiungendo la notorietà con l'opera Il suono lontano (1912). Nel 1920 fu nominato direttore della Hochschule für Musik di Berlino, ma nel 1932 ne fu allontanato per motivi politici e gli fu conferita la carica di Meisterklasse di composizione all'Accademia Prussiana delle Arti; nel 1933 il nazismo lo mise definitivamente in disparte. Compose altre opere teatrali (fra le quali è da ricordare I segnati, 1918), balletti, musica vocale-strumentale, sinfonica e da camera, secondo uno stile che, sviluppatosi nel clima della Secessione viennese, sintetizza moduli wagneriani e atteggiamenti dell'impressionismo francese.

Ferruccio Busoni

Ferruccio Busoni nacque a Empoli nel 1866. Figlio di musicisti, iniziò precocissimo gli studi musicali a Trieste e nel 1873 diede i suoi primi concerti pubblici: in Austria suscitò l'ammirazione del critico musicale E. Hanslick e a 16 anni colse clamorosi successi e riconoscimenti. Nel 1886 studiò composizione a Lipsia e tre anni dopo ebbe la cattedra di pianoforte al conservatorio di Helsingfors. Vinto il premio Rubinstein, nel 1890 Busoni insegnò a Mosca e nel 1891-94 a Boston; si stabilì quindi a Berlino, dove rimase fino allo scoppio della prima guerra mondiale, senza interrompere la carriera concertistica. Nel 1913 accettò la direzione del liceo musicale di Bologna. Durante la guerra visse a Zurigo e dal 1920 tornò a Berlino, dove insegnò all'Accademia delle Arti e dove morì nel 1924.

Busoni fu uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi, spesso paragonato a F. Liszt, ma la sua importanza storica e artistica emerge soprattutto dalle composizioni e negli scritti. Vissuto nel periodo cruciale della crisi del sistema tonale e restando al di fuori di ogni corrente, si impegnò nella ricerca di un "nuovo classicismo", inteso come recupero antiaccademico della polifonia di J.S. Bach, posta a fondamento di un linguaggio aperto alle innovazioni stilistiche del tempo (melodismo extraeuropeo, tonalità allargata, sperimentalismo ritmico ecc.).

In questo modo Busoni esercitò a livello teorico grande influenza sul primo Novecento musicale (Saggio di una nuova estetica della musica, 1906). La sua attività compositiva si concentrò soprattutto sul pianoforte; da citare sono almeno le Sei sonatine (1910-20), le 4 versioni della Fantasia contrappuntistica (1910-21, l'ultima per due pianoforti), le numerose trascrizioni da J.S. Bach. Fra le pagine strumentali di notevole interesse, soprattutto per l'orchestrazione, sono il Concerto op. 39 per coro, pianoforte e orchestra (1904), la Berceuse élégiaque (1909), la Fantasia indiana per pianoforte e orchestra (1913) e il Rondò arlecchinesco (1915). Oltre a molta lirica da camera, Busoni tentò anche il teatro, inteso come gioco (Arlecchino, 1917), come fiaba (Turandot, da C. Gozzi, 1917) o come anelito metafisico (Doktor Faust, terminata dall'allievo P. Jarnach, postuma, 1925). Busoni curò un'edizione in 25 volumi delle opere per tastiera di J.S. Bach (1890-1920).