La delinquenza giovanile

Introduzione

Tra le tante manifestazioni della criminalità, un fenomeno particolarmente studiato è quello della delinquenza giovanile. Esiste infatti un rapporto diretto tra criminalità ed età giovanile: numerose ricerche dimostrano che la criminalità, dopo un picco di massima frequenza nell'adolescenza o nella prima età adulta, tende a diminuire e diviene quasi irrilevante dopo una certa età.

Il fenomeno è stato riscontrato in diverse aree geografiche. Così, mentre negli USA studiosi come Sutherland e Mannheim hanno rilevato che l'età alla quale vengono commessi con maggior frequenza reati (in particolare quelli più gravi), si concentra tra i 18 e i 19 anni, da ricerche condotte in Norvegia è emerso che il picco di maggior criminalità si colloca tra i 13 e i 14 anni d'età. In Svezia è stato inoltre calcolato che la più alta probabilità di commettere reati si trova nella fascia d'età compresa fra 15 e 18 anni, seguita dalle fasce 18-21 e 21-25 anni. In Germania il picco di criminalità corrisponde alla fascia di età tra i 21 e i 25 anni, mentre in Francia si colloca corrispondenza dei 19 anni (Selosse). Ancora: in Gran Bretagna la metà dei colpevoli di infrazioni gravi sono giovani tra i 10 e i 21 anni, la maggior parte dei quali non supera i 14 anni; studi compiuti relativamente alla situazione italiana, infine, indicano che il picco della delinquenza si colloca tra i 18 e i 21 anni.

Un altro aspetto della criminalità giovanile riguarda la tipologia dei reati. Sulla base dell'analisi delle curve di distribuzione dell'età dei delinquenti a seconda dei diversi reati commessi, emerge che i reati contro la proprietà riguardano individui più giovani rispetto ai reati contro la persona. A sostegno di ciò, W.A. Lunden ricorda che nel 1961 il 61% dei ladri d'auto arrestati negli USA aveva meno di 18 anni, mentre nella stessa fascia di età solo l'8,3% era stato condannato per omicidio.