Le teorie sulla devianza

Devianza e subculture

Secondo diversi autori, per comprendere i fenomeni devianti è necessario esaminare i fattori culturali e di valori ai quali il deviante fa riferimento. I primi studi intrapresi in questa direzione furono quelli di Clifford Shaw e Henry McKay, che nel 1929 effettuarono un'imponente ricerca sul tasso di delinquenza nella città di Chicago. Dopo aver suddiviso la città in cinque zone concentriche, Shaw e McKay calcolarono il rapporto tra il numero di coloro che avevano commesso reati e la popolazione totale della zona considerata. Dalla ricerca emergeva che il tasso di delinquenza così ottenuto diminuiva quanto più ci si allontanava dal centro cittadino. Qui risiedevano in prevalenza immigrati di diverse provenienze, mentre nelle aree semiperiferiche risiedevano gli operai specializzati e, in quelle ancora più esterne, i ceti medi. I ricercatori scoprirono inoltre che i tassi di delinquenza erano assai simili a quelli registrati a partire dal 1900, nonostante gli abitanti delle diverse zone e la stessa composizione etnica si fossero modificati nel corso degli anni. Secondo i due sociologi la spiegazione andava ricercata nei diversi contesti valoriali presenti nelle aree. In alcuni quartieri erano infatti presenti regole e valori favorevoli a certe forme di devianza, che venivano di volta in volta trasmessi ai nuovi membri del gruppo. Riprendendo questo tipo di analisi, Edwin Sutherland ha elaborato la teoria "dell'associazione differenziale". In base a tale teoria si assume che "un individuo diventa delinquente a causa del prevalere di definizioni favorevoli alla violazione della legge rispetto a definizioni sfavorevoli a tale violazione". Ciò significa che all'interno dei diversi gruppi della medesima società possono essere presenti sistemi culturali differenti, i quali incoraggiano comportamenti considerati devianti dalla società nel suo complesso. Va da sé che gli individui che crescono all'interno di questi sistemi risulteranno molto più predisposti alla devianza di chi appartiene a contesti sociali diversi. Le origini della devianza andrebbero pertanto ricercate nei processi di socializzazione che normalmente si verificano all'interno di piccoli gruppi e dei quali l'individuo finisce per accogliere norme e valori. Un fattore determinante nella formazione della personalità individuale sarebbe non tanto il contatto con le istituzioni astrattamente intese, quanto piuttosto il rapporto effettivo istituito dal soggetto con individui particolari, bande e gruppi. Un'implicazione di questa teoria è stata evidenziata dai sociologi Cohen e Nisbet, per i quali la devianza tenderebbe a diffondersi in quelle società (tipo le metropoli occidentali) in cui sono presenti diverse subculture. In questo caso, infatti, diversamente da quanto accade nelle piccole comunità, la disomogeneità culturale provocherebbe delle difficoltà nella trasmissione dei comportamenti approvati dalla società.