L'Islam e la sua rapida espansione

I califfi e gli Omàyyadi

Per circa trent'anni dopo la morte del Profeta governarono i quattro califfi (khalifa, “vicario”, cioè “sostituto del Profeta” e rappresentante di Dio in terra) detti “ben guidati”: Abu Bakr, Omar, Othman (della dinastia degli Omàyyadi) e Alì. Inizialmente la comunità islamica dovette far conoscere la nuova rivelazione combattendo le eresie degli “infedeli” pur nel pieno rispetto delle “genti del libro” (ahl al kitab), ebrei e cristiani. L'Impero islamico si estese dunque notevolmente e senza particolari resistenze. Le conquiste andarono in direzione nord-est (Iraq e Iran), nord (Siria, Impero bizantino) e ovest (Egitto e nord Africa). In breve tempo fu abbattuto l'Impero Sassanide e Bisanzio perse molti dei suoi possedimenti. Il periodo dei califfi fu caratterizzato da contrasti interni: Omar fu ucciso da un persiano; Othman, inviso a molti per aver stabilito la versione ufficiale del Corano escludendo tutte le altre, fu ucciso da alcuni ribelli; Alì fu ucciso in una guerra civile che is concluse nel 661 dalla quale iniziò, con il califfo Muàwiya, il dominio della dinastia degli Omàyyadi (661-750). La capitale fu trasferita a Damasco, l'espansione proseguì verso il Caucaso, il Mar Caspio e l'attuale Turkmenistan. Furono conquistate Buhara, Samarcanda e la Persia meridionale e, nel 711, anche la Spagna dei Visigoti.