L'Italia dal dopoguerra agli anni Novanta

Dal 1945 al 1948

Subito dopo la liberazione, al governo Bonomi subentrò un gabinetto presieduto da Ferruccio Parri, esponente del Partito d'Azione, forza politica fondata nel 1942 da uomini di ispirazione liberal-democratica e socialista. Insediatosi il 19 giu. 1945, l'esecutivo (sostenuto da DC, PSIUP, PCI e Pd'A) si dimise in dic. per le eccessive aperture a sinistra. L'incarico fu affidato al democristiano De Gasperi, che, esclusi dalla maggioranza gli azionisti, pose fine all'epurazione anti-fascista. Nel giu. 1946 si svolsero le elezioni per l'Assemblea Costituente e il referendum sul futuro assetto dello Stato: DC, PSIUP e PCI raccolsero più del 70% dei voti. Il referendum sancì la sconfitta della monarchia (10.719.284 voti) a vantaggio della repubblica (12.717.223). Nel 1946, per la prima volta, votarono anche le donne. Frutto del lavoro dell'Assemblea Costituente fu la Costituzione della Repubblica Italiana in vigore dal 1° genn. 1948: un documento ispirato a principi liberali e diritti sociali, orientato in senso antifascista. Nel clima di tensione generato dalla “guerra fredda”, il PSI segnò la scissione della frazione ostile ai comunisti, guidata da Giuseppe Saragat, che costituì il Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI), mentre tra DC e PCI aumentava la distanza: in magg. De Gasperi liquidò l'alleanza con le sinistre guidando un governo sostenuto da DC, repubblicani (PRI) e liberali (PLI). Alle elezioni dell'apr. 1948 tale linea fu premiata: la DC ottenne il 48,5% dei voti, PCI e PSI coalizzati nel Fronte popolare solo il 31%. Il Movimento Sociale Italiano, erede del fascismo, fondato nel 1946, ottenne il 2% dei voti. In seguito, De Gasperi, rinunciando a un governo monopartitico, varò un esecutivo di coalizione con PRI, PLI e PSDI. Iniziava l'era del centrismo.