La II Rivoluzione industriale: scienza, tecnica e società

Scienza e riorganizzazione del lavoro: la ripresa del 1896

La ripresa del 1896 avvenne grazie all'introduzione di nuove invenzioni e tecnologie nel mondo industriale. La continua ricerca di fonti di energia alternativa al carbone, ad esempio, aveva portato alla diffusione della elettricità, utilizzata dapprima per l'illuminazione, poi per il funzionamento delle macchine negli insediamenti produttivi. Essa veniva prodotta dall'industria elettrica che si diffuse negli ultimi due decenni del secolo. Negli anni '80 fu perfezionato il motore a scoppio da cui derivarono l'industria automobilistica e aeronautica, rivoluzionando i trasporti. Nel 1887, il chimico svedese Alfred Nobel, inventò la dinamite: terribile arma distruttiva, ma anche indispensabile aiuto all'uomo nella realizzazione di importanti opere come gallerie e trafori. L'elaborazione di tecniche per la refrigerazione consentì finalmente il trasporto su grandi distanze di prodotti alimentari deteriorabili. Al telegrafo, sempre più diffuso, si affiancò il telefono ideato dall'italiano Antonio Meucci, ma perfezionato e poi commercializzato dallo statunitense Alexander Bell (1876). Nel 1895 l'italiano Guglielmo Marconi fece la prima esperienza di comunicazione a distanza mediante onde elettromagnetiche, perfezionando in seguito la radio. Nello stesso anno i fratelli Lumière, francesi, costruirono il primo apparecchio cinematografico. Le ferrovie nel 1914 si estendevano per oltre 1 milione di chilometri, la navigazione era per oltre il 90% a vapore. A queste novità si accompagnarono nuovi criteri di organizzazione del lavoro (Negli USA, fu l'ingegnere Frederick Winslow Taylor a studiare nuove teorie sul rapporto tra operai e macchine che trovarono applicazione nel lavoro a catena) destinati a eliminare perdite di tempo e sprechi nelle fabbriche. Altro impulso alla ripresa venne, infine, dall'imperialismo coloniale. Nel mondo industrializzato l'incremento della produzione sarebbe durato, eccettuate brevi pause (1900-07-13), fino al 1914. L'accelerazione produttiva subita dall'industria del ferro (12 milioni di tonnellate nel 1870, 78 milioni nel '13), dell'acciaio (da 700 mila tonnellate a 65 milioni, negli stessi anni), e del carbone (da 213 milioni di tonnellate a 1342) dimostra l'entità della seconda rivoluzione. Per adeguare le imprese con nuove tecnologie occorreva però sostenere ingenti investimenti. In questo contesto si venne accentuando la concorrenza tra le industrie. Quelle più solide, che godevano di maggiore credito dalle banche, finirono con il prevalere su quelle più deboli. I capitali si vennero concentrando in poche mani con conseguente monopolizzazione della produzione. I grandi gruppi industriali organizzarono la gestione delle loro industrie in cartelli e trusts. Il cartello riuniva in senso orizzontale le fabbriche impegnate nella produzione dello stesso articolo; il trust, in senso verticale, subordinava a un unico controllo l'intero processo produttivo di un manufatto (dall'estrazione della materia prima al prodotto finale). La concorrenza assunse dimensioni internazionali, quando i gruppi iniziarono ad attuare il dumping: esso consisteva nello sfruttare il protezionismo doganale in patria tenendo alti i prezzi di un prodotto e contemporaneamente di abbassarli all'estero per conquistare larghe fette di mercato (maestri in questo furono i Tedeschi). Intanto non accennava ad arrestarsi l'espansione demografica: la popolazione mondiale passò da 1 miliardo 100 milioni di abitanti nel 1850 a 1 miliardo 650 milioni nel 1914.