Fatimiti o Fatìmidi

Indice

dinastia musulmana sciita che affermò la sua autorità su quasi tutta l'Africa del Nord (compreso l'Egitto) e sulla Siria durante i sec. X-XI-XII.

Cenni storici

Le origini dinastiche si riallacciano all'attiva propaganda ismailita diffusa dal centro di Salamiyya (Siria). Secondo la tradizione, fondatore della dinastia fu l'imām ʽUbayd Allāh. Con al-Muʽizz, quarto califfo, i Fatimiti conquistarono l'Egitto (969), dove trasferirono la loro capitale (al-Qāhira), lasciando a Bulukkīn ibn Zīrī il governo dell'Ifriqīyah (Ziriti). L'impero di al-Muʽizz si estendeva da Damasco all'Arabia occidentale e in Africa sino ai confini del Marocco. Il periodo compreso tra la fine del sec. X e la prima metà dell'XI segnò l'apogeo dei Fatimiti d'Egitto. In Siria tuttavia i Fatimiti godettero di un potere instabile a causa di frequenti ribellioni; in Arabia, le città della Mecca e Medina si sottrassero saltuariamente al controllo centrale; in Nordafrica, il governatore nominato da al-Muʽizz assunse i pieni poteri dando vita alla dinastia autonoma zirita. Intorno al 1040 il califfo al-Mustanṣir, avendo gli Ziriti spezzato l'ultimo vincolo di vassallaggio, lanciava nell'Africa settentrionale le turbolente tribù dei Banū Hilāl e dei Banū Sulaym che sconvolsero l'intera regione costiera, cancellando quanto di florido era rimasto della passata grandezza romana o era stato rivivificato da Aglabiti e Fatimiti. Al volgere del sec. XI iniziava la decadenza, accelerata da lotte dinastiche e scismi religiosi, cui si aggiunsero la perdita dei territori d'Asia, provocata dai crociati, e il prevalere di emirati curdi e turchi, finché nel 1175 Saladino (Ṣalāḥ ad-Dīn) restituiva l'Egitto al califfato sunnita di Baghdad.

Arte

L'arte di questa dinastia segna l'introduzione di influssi maghrebini ed ellenistico-siriaci nell'ambiente egiziano, dove erano già presenti apporti iranici. In Egitto, i Fatimiti fondarono la capitale al-Qāhira (Il Cairo), costruendovi subito la moschea al-Azhar (970-971), esemplata sui caratteristici edifici di culto della Tunisia e della Spagna. Di pianta simile ma più semplificata appaiono le più tarde moschee di al-Aqmar (1125) e di as-Ṣāliḥ Ṭala'i' (1160), con facciate riccamente decorate, dove prevalgono i caratteri siriaci. Fra i monumenti funerari si ricordano i mausolei di Muḥammad al-Jaʽfari, di Sayyidah Atiqa (ca. 1125) e di Yahya as-Shabih (ca. 1150), di tipo iranico. L'originaria cinta di mura del Cairo, costruita in mattoni crudi, fu sostituita nel 1060, per ordine di Badr al-Gamali Amir al-Juyushi, da una cinta con paramento in pietra da taglio, arricchita da tre bellissime porte di gusto ellenistico. La straordinaria abilità decorativa degli artisti fatimiti è evidente soprattutto nei lavori in legno (battenti di porta della moschea di al-Azhar, ora al Museo del Cairo, ornati di motivi epigrafici; travi scolpite provenienti dal maristan di Qalā'ūn e ora al Museo del Cairo, con scene di caccia fra ornati vegetali; pannelli con figure di animali, danzatrici, musicanti, guerrieri al galoppo, di varia provenienza, distribuiti in diversi musei). Capolavori di un'altra tendenza, che preferisce intrecci di poligoni stellati, sono il minbar della moschea di al Amrī a Qus (1155) e i mihrab portatili dei santuari di as-Sayyidah Ruqayyah e di as-Sayyidah Nafīsah. Notevole fu poi la produzione di oggetti intagliati in un sol blocco di cristallo di rocca (brocche del Louvre, dell'Ermitage, del Victoria and Albert Museum), purtroppo andati in gran parte perduti, e di lavori in oro e argento.

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