Filosofìa del denaro

opera di Georg Simmel pubblicata in edizione originale nel 1900 con il titolo Philosophie des Geldes e presente in diverse traduzioni italiane. In questo scritto l'eclettico studioso tedesco si propone di individuare i presupposti insiti nelle relazioni sociali così come nella struttura logica della realtà che danno al denaro un senso e una funzione pratica. Ecco perché “filosofia” del denaro e non “storia”: a Simmel non interessa ricostruire l'origine del denaro, il suo divenire storico, quanto afferrare le condizioni di natura concettuale, psicologica ed etica che determinano il significato dell'esistenza del denaro. A questo compito è dedicata la prima parte del libro (quella che Simmel stesso definisce “Parte Analitica”), mentre la seconda parte (la “Parte Sintetica”) indaga gli effetti del denaro sugli individui, sulla loro vita e sulla loro cultura. Ne emerge un ritratto del denaro come arma a doppio taglio, i cui effetti possono essere di liberazione o di asservimento, così come ambiguo si mostra il ruolo della modernità, di cui il denaro è simbolo. Se infatti da un lato Simmel evidenzia come il denaro possa liberare l'individuo sottraendolo ai rapporti di subordinazione nei confronti delle cose o degli alti individui e rendendo possibile l'isolamento dell'interiorità dalle intrusioni del mondo esterno, dall'altro mostra chiaramente come il denaro, proprio in quanto mezzo indifferente rispetto allo scopo e oggetto del tutto privo di qualità, può divenire il più potente fattore di oggettivazione e farsi da servitore dell'uomo suo padrone assoluto.

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