Horta, Victor

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architetto e decoratore belga (Gand 1861-Bruxelles 1947). Iniziò gli studi all'Accademia di Gand, fu giovanissimo a Parigi e completò successivamente gli studi all'Accademia di Bruxelles. Allievo e collaboratore dell'architetto A. Balat, risentì del suo influsso nelle prime realizzazioni, asciutte varianti del tradizionale stile neorinascimento. Rilevato lo studio alla morte di Balat, lo stile di Horta appare totalmente nuovo e compiutamente originale nella casa Tassel a Bruxelles (1892-93), il primo coerente capolavoro di un'architettura capace di enunciare tutti i principali temi dell'art nouveau: piena libertà di articolazione spaziale e planimetrica, organica rispondenza tra interno ed esterno, coerenza assoluta nel rapporto tra elementi strutturali e decorativi, legati a uno stesso dominante ritmo lineare, accordo perfetto dei diversi materiali (ferro, vetro, mosaico, legno) nella struttura e nell'arredo. Nelle opere successive, sempre a Bruxelles (casa Eetvelde, 1895-96; casa e atelier Horta in rue Américaine, 1898-1900), Horta diede vita, con inesauribile fantasia, alla versione più libera, dinamica e vibrante dell'architettura art nouveau, mantenendo sempre un prodigioso equilibrio tra lo slancio decorativo e la necessità strutturale (esemplare in tal senso l'uso delle strutture in ferro a vista nelle facciate volutamente asimmetriche). Il punto più alto di questa tendenza resta la casa Solvay (Bruxelles, 1895-1900), anche per la globalità di progettazione, comprendente decorazioni, arredi, mobili. Da notare a questo proposito che i mobili di Horta (come quelli per la villa Carpentier a Renaix, ora a Bruxelles, Museo Horta), fatti di materiali di pregio ma non lussuosi, di linea originale ma senza ostentazione, assunsero un valore di simbolo dell'agiatezza della classe borghese cui erano destinati. Ma gli interessi di Horta erano più vasti, orientati verso la ricerca di una sintesi sempre più logica dei problemi strutturali, sintesi che si attuò nella Maison du Peuple (1896-99, ora demolita), per il Sindacato dei lavoratori socialisti: in essa, all'estro decorativo dei palazzi privati si contrapponeva un'estrema castigatezza formale, che sottolineava l'audacia strutturale del vasto prospetto ondulato con strutture in ferro a vista e grandi aperture vetrate, e delle soluzioni spaziali interne, con la geniale soluzione della sala per conferenze, dove le scattanti strutture in ferro riassumevano, nella loro stessa funzione portante, il valore di eleganti elementi decorativi. In altre opere (grandi magazzini “à l'Innovation”, Bruxelles, 1901; magazzini Waucquez, Bruxelles, 1903-05) la tendenza funzionalista della Maison du Peuple si accentuò ulteriormente, con una progressiva semplificazione linguistica, testimoniante il graduale distacco di Horta dai principi dell'art nouveau. Questo processo appare già sostanzialmente compiuto nel palazzo progettato nel 1906 per P. Wolfers: la forza creativa dell'artista si era ormai esaurita (le sue opere tarde sono infatti di tipo tradizionale), parallelamente al rapido declino dell'art nouveau in Europa.

Bibliografia

R. Delevoy, Victor Horta, Bruxelles, 1958; J. Delhaye, P. Portoghesi, F. Borsi, Victor Horta, Roma, 1982.

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