Löwith, Karl

filosofo tedesco (Monaco 1897-Heidelberg 1973). Discepolo di Heidegger, insegnò filosofia in Giappone, all'Università di Sendai (1936-41), e, dopo un soggiorno negli USA, a Heidelberg (1952-64). I suoi interessi speculativi sono prevalentemente volti all'interpretazione della storia della filosofia e della cultura e all'analisi delle influenze del cristianesimo sul corso secolare del pensiero occidentale. Allontanandosi sia dall'esistenzialismo sia dallo storicismo, Löwith si propone il recupero di un concetto globale di “natura”, comprensivo sia delle cose sia dell'uomo e sufficiente di per se stesso a rendere chiara l'essenza dell'essere umano. Per questo Löwith ritiene il razionalismo hegeliano un'illusione e, invece, apprezza l'opera di Kierkegaard e Marx che mette in rilievo le contraddizioni vissute dall'uomo, nella sua interiorità e rispetto ai modi di produzione della società. La natura essenziale dell'uomo risulta, secondo Löwith, non da ciò che è sottoposto alle mutazioni storiche ma da quello che in essa resta sempre uguale a se stesso e in tutte le epoche torna immutato, riallacciandosi così alla dottrina greca dell'eterno ritorno. Tra le opere principali si ricordano: Das Individuum in der Rolle des Mitmenschen (1928; L'individuo nel ruolo del prossimo), The Meaning of History (1949; Il significato della storia), Wissen, Glaube und Skepsis (1956; Scienza, fede e scepsi), Gott, Mensch und Welt in der Metaphysik von Descartes bis zu Nietzsche (1967; Dio, uomo e mondo nella metafisica da Descartes a Nietzsche). Nel 1999 è stato pubblicato in Italia Spinoza. Deus sive natura, un interessante saggio sulla figura del primo, grande illuminista.

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