Maniu, Adrian

poeta romeno (Bucarest 1891-1968). Laureato in legge, si dedicò al giornalismo e alla letteratura, debuttando nel 1912 con Figurine di cera, delicati poemi in prosa di gusto simbolista. Nel 1915 lo troviamo impegnato in esperienze d'avanguardia accanto a Ion Vinea e a Tristan Tzara: è di quest'anno lo sconcertante poema Salomè. Nel 1921 fondò a Cluj con Cezar Petrescu la rivista Gândirea (Il pensiero). Il simbolismo “anticonformista” cedeva il posto al “tradizionalismo ortodossista”, che Maniu interpretò, più che sul piano dei contenuti filosofici e mistici, su quello estetico. Le raccolte Vicino alla terra (1924), La strada verso le stelle (1930), Canti d'amore e di morte (1933), Fuochi di primavera e fiamme d'autunno (1935) rivelano in Maniu la capacità di comunicare al quadro una suggestione segreta, animando di segni il paesaggio; di cogliere nella natura, percorsa da forze demoniache, presentimenti apocalittici, precorrendo Blaga. Al tempo stesso, Maniu tendeva a conquistare un verso “umiliato”, che gli consentisse di comunicare la poesia dell'umile quotidiano, o il fresco candore dei quadri agresti, non descritti, ma interiorizzati. Il libro del paese (1934), dedicato alle varie province romene, è un immenso arazzo che ha la semplice e sapiente geometria decorativa del tappeto contadino. Al teatro Maniu ha dato, fra l'altro, un mistero, Il Mastro (1922), ispirato alla leggenda di Manole, e I lupi di bronzo, che ci riconduce a un mondo dacico mitizzato. È evidente in entrambi l'influsso dell'espressionismo. Nel volume Il libro della pace Maniu ha raccolto le voci della sua umana protesta contro la guerra del 1918 e contro tutte le guerre.

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