Prassìtele

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(greco Praxitélēs; latino Praxitĕles), scultore greco (Atene sec. IV a. C.). Figlio di Cefisodoto e padre degli scultori Cefisodoto e Timarco, è considerato con Fidia e Policleto il più grande scultore dell'antichità. Visse e si formò ad Atene, ma lavorò anche per altre città, da Olimpia a Tespie, da Cnido a Platea. Nonostante la perdita di molte sue creazioni, Prassitele è tra gli scultori antichi meglio noti; le fonti riferiscono infatti molti dati della sua vita (ricordano tra l'altro che la bellissima Frine gli servì da modello) e le sue opere furono tra le più copiate nell'antichità. Maestro del colorismo attico (egli faceva aggiungere, pare, un'ultima velatura pittorica, che richiedeva al pittore Nicia, sulle carni nude), innovò la soluzione data da Policleto al problema della figura stante e gravitante, ma fu più ricco di lui nella tematica, se ne distinse anche dal punto di vista tecnico, essendo più scultore in marmo che bronzista. Preferì trattare figure nude giovanili dai volti sereni, piene di grazia nel morbido e sfumato plasticismo, nella struttura slanciata dei corpi e nei ritmi flessuosi, ma seppe trarre anche dal panneggio sottilissimi effetti chiaroscurali. Il suo giovanile Satiro versante (che si trovava probabilmente sulla via dei Tripodi ad Atene), il Satiro in riposo, l'Apollo Sauroctono (noto da circa settanta copie, tra cui una bronzea a Villa Albani), l'Eros di Tespie (esposto a Roma nel portico di Ottavia, del quale una buona copia è il torso del Palatino al Louvre), per non citare il famoso Hermes e Dioniso del Museo di Olimpia, ritenuto da alcuni un originale ma attribuito da altri a un Prassitele del sec. II a. C., mostrano nudi maschili dalla tenera corposità e dai vivi risalti coloristici, gravitanti al di fuori del proprio asse in molle abbandono e sostenuti da un appoggio esterno. Grandissima fama ebbe l'Afrodite creata per Cnido (di cui una buona copia è al Vaticano), tappa fondamentale nella storia dell'antica rappresentazione della figura femminile, presentata qui in piena nudità. Artemide fu raffigurata nei tipi di Dresda e di Gabii; quest'ultima è stata riconosciuta come copia della prassitelica Artemide brauronia dell'Acropoli. Altre divinità sono su un'ara neoattica di Ostia. Anche alcune lastre marmoree da Mantinea con la gara tra Apollo e Marsia e sei Muse (Museo Nazionale di Atene) ripetono tipi divini di Prassitele, mentre una creazione matura, l'Apollo Liceo, è nota da alcune copie tra cui una eburnea e su scala ridotta del Museo ateniese dell'Agorà.

Bibliografia

C. Bluemel, Hermes eines Praxiteles, Baden Baden, 1948; G. Lippold, Grie chische Plastik, Monaco, 1950; P. Gercke, Satyrn des Praxiteles, Amburgo, 1968; A. Corso, Prassitele, Roma, 1989.

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