Quechua

famiglia etno-linguistica dell'America Meridionale un tempo diffusa dall'Ecuador alla Bolivia occidentale fino alle estreme regioni settentrionali del Cile e nordoccidentali dell'Argentina. I Quechua sono ancor oggi una delle etnie più importanti del subcontinente: i tipi puri rappresentano il 40% della popolazione dell'Ecuador, il 47% di quella del Perú e il 33% di quella della Bolivia; i meticci sono rispettivamente il 40%, il 32% e il 31%; anche la lingua, da loro designata runa simi (“la parlata dell'uomo”), è ancora usata e riconosciuta ufficialmente. Nulla di certo si sa delle loro origini poiché, non usando essi alcuna forma di scrittura, non esiste una documentazione attendibile, ma dallo studio dei miti, della letteratura orale, della loro vasta produzione artistica, insieme con i riscontri antropologici, è certo che appartengono a quel flusso di popolazioni (Pueblo-Andidi) che in epoca preistorica colonizzarono vaste aree dell'America Centrale e andina. Ai Quechua si deve la domesticazione di varie piante locali (batata, orzo, zucche, manioca, quinoa, ulluco, mashua, oca) e forse autonomamente anche di patate, fagioli e mais, che coltivavano in appezzamenti irrigui terrazzati. Usavano il bastone da scavo con punta in rame, come i Maya, ma diversamente da questi praticavano la rotazione dei campi che concimavano con lo sterco dei lama e degli alpaca, animali che avevano addomesticato e che allevavano usandoli quali bestie da soma e per la lana, che tessevano con il classico telaio orizzontale (ancora in uso in alcune località) producendo splendide stoffe variopinte e originali tappeti; avevano ottenuto anche un incrocio fertile tra i due animali, da loro chiamato pago. Dai miti e da alcuni istituti socio-religiosi si deduce che la loro struttura sociale originaria era di tipo egualitario e collettivista (le terre erano di proprietà di comunità, dette ayllu, ancora oggi esistenti), con discendenza matrilineare (servitù dello sposo nella casa della moglie, posizione della donna e dello zio materno, miti femminili); la formazione delle prime entità statali trasformò la società prima in patrilineare e poi in patriarcale con l'introduzione dell'istituto della regalità sacra che ebbe nell'Inca la sua più rigida affermazione. Animisti, credevano che ogni montagna avesse una sua divinità (Wamani) e che esistessero numerosi spiriti benevoli e demoni malvagi; molto seguito era il culto di una dea lunare (Pachamama) preposta alla fertilità delle donne e dei campi; intermediari con le divinità erano gli sciamani (altomesayoq) che svolgevano anche funzioni di medici; temuti erano gli stregoni (layqa) per la loro magia negativa. Queste credenze si sono in gran parte identificate con la religione cattolica (Pachamama è ora la Madonna, gli spiriti benevoli sono i Santi, ecc.) ma vengono ancora seguite dai contadini con fastose cerimonie che ricordano gli antichi riti. Il pesante abbigliamento dei Quechua, in tessuto di lana, ancor oggi largamente diffuso nelle campagne, è funzionale al clima andino; tipici i cappelli in feltro, a bombetta con larga tesa dai bordi rialzati, portati dalle donne, e una sorta di passamontagna (ch'ullu) a caschetto in maglia di lana, usato dagli uomini. I Quechua urbanizzati, in gran parte meticci, hanno adottato i costumi e gli indumenti dei creoli; in uso sono restati anche i tipici strumenti musicali a fiato e a percussione, anche se si sono diffusi quelli a corda spagnoli. Oltre che tessitori, i Quechua erano abili metallurgisti: lavoravano rame, oro, argento e loro leghe; grandi costruttori, edificarono maestose fortezze, templi, edifici rappresentativi, opere pubbliche (soprattutto strade) utilizzando grandi pietre squadrate che incastravano fra loro senza malta; la tipica casa del contadino era una semplice capanna monolocale con muri in pietra a secco e tetto a spioventi in ramaglie, ancora in uso nei villaggi più isolati. Molto originale il loro artigianato, con produzione di oggetti in rame e metalli preziosi e di una tipica ceramica policroma; maestose le statue e gli alto- e bassorilievi, scolpiti in pietra grezza e a contenuto mitico o sacro. Nonostante secoli di dominio spagnolo e dei Creoli, i Quechua hanno mantenuto vivo il loro orgoglio nazionale; notevole il patrimonio letterario orale, che si esprime non solo nelle leggende, nei canti e nei poemi ma anche in vere e proprie rappresentazioni teatrali.

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