Rietveld, Gerrit Thomas

architetto e designer olandese (Utrecht 1888-1964). Dopo una formazione artigiana nel laboratorio di falegnameria del padre, nel 1911 cominciò a occuparsi di architettura, mentre si dedicava alla progettazione e fabbricazione di mobili. È del 1917-18 la famosa sedia “rosso-blu” la quale, nell'audace scomposizione degli elementi strutturali in puri piani geometrici, sottolineati dall'uso del colore, costituisce una proposta di linguaggio architettonico che rivela un'evidente affinità con le ricerche del gruppo De Stijl, cui l'artista aderì nel 1919. A contatto con le esperienze di Mondrian e van Doesburg, l'apporto di Rietveld fu fondamentale per la poetica del neoplasticismo in campo architettonico: con processo progettuale unitario, la purezza astrattizzante dei suoi mobili (del 1919-20) si trasfuse infatti nella dimensione architettonica. Dagli arredamenti dell'ufficio Hartog a Maarssen, Utrecht (1920) e del negozio G.Z.C. ad Amsterdam (1920-22), alla celebre casa Schröder a Utrecht (1924), lo stile di Rietveld si esprime nella modulazione geometrica dello spazio ottenuta per mezzo della scansione di piani, sui quali agisce il “peso” diverso dei colori fondamentali (nero, rosso, giallo, blu e bianco). Fedele ai principi del neoplasticismo fino al 1930, Rietveld si avvicinò poi ai temi del razionalismo, specie per quanto riguarda la ricerca di modularità, anche se la sua energia inventiva appare diminuita; tra le realizzazioni più importanti di questo periodo sono le case a schiera per l'esposizione del Werkbund a Vienna (1930-32). Gli anni Quaranta e Cinquanta videro invece una ripresa di interesse dell'architetto per tematiche astratte, di pura composizione di piani (padiglione olandese alla Biennale di Venezia del 1954; museo Zonnehorf ad Amersfoort, 1959).

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