corsìa

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sf. [sec. XV; f. di corsìo].

1) Spazio, lasciato vuoto per permettere il passaggio, tra due file di letti, in un dormitorio; tra le poltrone, nelle sale di spettacolo; tra due gruppi di persone, ecc.: la corsia centrale del tram; “una corsia nel mezzo della folla” (Manzoni). Per estensione, camerata di ospedale con molti letti: una corsia di malati gravi.

2) Tavolato fissato sui bagli delle galee a formare una passerella centrale da prora a poppa al disopra dei banchi dei vogatori.

3) Porzione longitudinale della carreggiata stradale: corsia di marcia, per lo scorrimento nei due sensi dei veicoli (larghezza variabile dai 3 ai 3,75 m); corsia di sorpasso, per permettere l'affiancamento temporaneo di due veicoli con velocità diverse; corsia di emergenza, banchina posta ai lati esterni della carreggiata per la sosta forzata di veicoli in avaria o per il passaggio di automezzi di soccorso in caso di ostruzione delle corsie di marcia.

4) Parte del percorso di gara delimitato da appositi segnali e riservato a un unico concorrente che, uscendone, incorre in penalizzazioni o squalifiche. Nell'atletica leggera la corsia è larga 1,22 m e delimitata da linee bianche larghe 5 cm; copre l'intero percorso nelle corse piane e con ostacoli fino a 400 m e nelle staffette. Nel nuoto la corsia deve essere larga tra 2 e 2,50 m e delimitata da funi tenute a pelo d'acqua da galleggianti posti a intervalli regolari. Nel canottaggio, le corsie, delimitate da boe, devono essere larghe abbastanza da permettere alle imbarcazioni di allinearsi almeno a 15 m una dall'altra.

5) Tappeto lungo e stretto, passatoia.

6) Ant., corrente dei fiumi; fig., andazzo comune: “Lasciati pur tirar da la corsia” (Leopardi).

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