incorporazióne

sf. [sec. XIV; da incorporare]. Atto ed effetto dell'incorporare e dell'incorporarsi. § In diritto civile, l'aggiungersi di una cosa accessoria a un'altra, principale, per completarne o perfezionarne la sostanza (per esempio unione della casa al suolo, di una statua alla nicchia, d'impianti industriali installati nell'officina). Presupposto è la comune appartenenza delle cose al medesimo soggetto. La cosa incorporata, pur mantenendo la sua individualità, perde ogni oggettività economica propria (accessorium sequitur principale), per cui il bene mobile incorporato in un immobile è considerato esso stesso immobile. § In diritto canonico, incorporazione dei benefici, forma speciale d'unione reale, consistente nell'annessione d'una parrocchia a una casa religiosa o a un'altra persona morale. Vi sono due specie d'incorporazione: unio quoad temporalia tantum (cioè la casa religiosa si limita a partecipare ai frutti materiali della parrocchia); e unio pleno iure, con cui la parrocchia diventa religiosa e il superiore può nominare un sacerdote della sua religione perché eserciti, previa approvazione dell'ordinario, la cura delle anime. § In diritto internazionale, l'annessione totale del territorio e della popolazione di uno Stato, che cessa di essere tale, al territorio e alla popolazione di un altro. Incorporazioni si ebbero in Italia dal 1860 al 1870 da parte del Regno di Sardegna, che incorporò progressivamente diversi altri Stati italiani. L'incorporazione si distingue dalla fusione, dove entrambi gli Stati si estinguono per formarne assieme uno nuovo; e dallo smembramento, in cui i vari territori e gruppi di popolazione dello Stato estinto vengono annessi a Stati diversi. § In psicanalisi, modalità di relazione oggettuale tipica della fase orale, cioè delle primissime fasi dello sviluppo infantile. In questa fase la modalità di rapporto con gli oggetti d'amore (principalmente la madre) ha le stesse caratteristiche del comportamento alimentare: l'oggetto viene fatto penetrare, distrutto e conservato dentro di sé attraverso l'assimilazione delle sue caratteristiche. L'aspetto aggressivo di tale modalità di rapporto, in cui l'oggetto può essere amato solo distruggendolo, è stato ampiamente studiato da M. Klein.

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