interstiziale

Indice

Lessico

agg. [sec. XIX; da interstizio]. Situato negli interstizi. In particolare: A) in anatomia, cellule interstiziali, grossi elementi cellulari epiteliali situati nel contesto del tessuto connettivale del testicolo e dell'ovaio, che secernono rispettivamente testosterone e ormoni estrogeni; linfa interstiziale, liquido trasudato da cellule o vasi negli spazi intercellulari dei tessuti, formato, in genere, da plasma sanguigno e da sostanze nutritizie per i tessuti; sistemi interstiziali, spazi interposti tra gli osteoni del tessuto osseo: sono occupati da strati di lamelle ossee parallele, come nella struttura degli osteoni, ma disposti in modo molto più irregolare; spazi interstiziali, spazi situati tra le pareti dei capillari e le cellule dei tessuti. B) In cristallografia e metallurgia, atomo interstiziale. Composto interstiziale, composto tra un metallo e un metalloide caratterizzato da un reticolo cristallino di tipo metallico, nei cui interstizi sono sistemati atomi di un elemento (detti in posizione interstiziale) con caratteristiche metalloidiche e con piccolo diametro atomico (B, C, N). Le possibilità di formazione di questi composti deve essere posta in relazione con l'affinità tra atomi di polarità opposta e con motivi di carattere geometrico e sterico. Un esempio di composto interstiziale è dato dal nitruro di ferro Fe4N, con reticolo cubico a facce centrate, costituito da atomi di ferro e con un atomo di azoto nella lacuna ottaedrica centrale. Altri composti interstiziali sono, per esempio, il boruro di ferro Fe₂B, la cementite e i carburi metallici. I composti interstiziali hanno generalmente elevata durezza ed elevato punto di fusione. La loro presenza sotto forma di composti puri, e non di soluzioni solide, tra i costituenti di una lega determina in questa elevate caratteristiche di fragilità e durezza. Su questa proprietà, tipica del nitruro Fe4N, si basa il trattamento superficiale di indurimento degli acciai mediante nitrurazione. C) In petrografia, di materiale che permei od occupi gli interstizi intergranulari delle rocce come per esempio i fluidi cui si devono le mineralizzazioni o il cemento delle rocce clastiche.

Ecologia

L'ambiente interstiziale è costituito dagli spazi esistenti tra le particelle che compongono sabbie e fanghi, occupati costantemente da una pellicola d'acqua. In esso trovano l'optimum ecologico numerosi rappresentanti di diversi gruppi animali, di dimensioni minutissime, generalmente comprese tra i 50 e i 500 μ; a mano a mano che varia la grossezza del materiale incoerente dell'ambiente (per esempio ghiaie) e, quindi, degli interstizi, tali popolamenti si rarefanno fino a scomparire del tutto. Tra i più caratteristici esempi di fauna interstiziale, vi sono Rotiferi, Gastrotrichi, Nematodi; non mancano Celenterati, Ciliofori e Crostacei (copepodiisopodi), nonché Molluschi Opistobranchi, Policheti e stadi larvali di alcuni insetti. Questo ambiente particolare è caratteristico sia dei litorali sabbiosi sia di quelli ciottolosi marini e di acqua dolce (rive e fondali di laghi, fiumi, torrenti; prossimità di estuari); come pure si riscontra nei suoli fortemente intrisi d'acqua. Questi ambienti sono soggetti a peculiari condizioni fisiche e chimiche: la temperatura delle acque contenute negli interstizi tra granulo e granulo è in funzione di quella delle acque di superficie, dell'irradiazione solare, ed è soggetta a variazioni sensibilissime; la loro salinità varia in rapporto alla penetrazione di acque dolci per imbibizione; in genere si osserva una tendenza a un maggior grado di acidità ambientale; l'ossigeno in esse disciolto è presente con tasso minore; la composizione stessa dei granuli, calcarei o silicei, infine, imprime notevoli diversità nella natura dei popolamenti animali. In un biotopo così particolare la fauna si trova ad affrontare problemi ecologici non indifferenti: si assiste infatti a un'evoluzione regressiva; il numero delle cellule costituenti l'organismo a volte è ridotto (semplicità secondaria); alcuni gruppi di animali, lontanissimi tra di loro nella classificazione, hanno assunto adattamenti morfologici (forme biologiche) assai simili, a causa delle medesime pressioni selettive ambientali. Tipico esempio di evoluzione convergente è l'aspetto vermiforme, o per lo meno assai allungato, di alcuni gruppi animali (Ciliofori, Crostacei, ecc., oltre, naturalmente, ai Nematodi, Turbellari, Anellidi), che consente loro di muoversi negli spazi interstiziali. Sempre per facilitarne la locomozione, non mancano forme particolarmente abili a contrarsi o a scivolare nel velo di liquido oppure provviste di ciglia, appendici uncinate od organi adesivi (Turbellari, Gastrotrichi). Allo scopo di evitare dannose sollecitazioni esterne di ordine meccanico, alcuni nematodi e crostacei sono ricoperti da uno spesso strato di cuticola; al medesimo scopo servono le scaglie e le protuberanze spinose dei Gastrotrichi o le spicole calcaree di alcuni Molluschi Opistobranchi. La nutrizione di questi gruppi animali si esplica nel loro ambiente, ricco di abbondanti sostanze organiche, disperse o cementate in leggere particole. Accanto a specie predatrici, non mancano tuttavia consumatori di diatomee, di periphyton o di materie organiche in sospensione, come pure specie nettamente detritivore. In ogni caso la fauna interstiziale costituisce un'importantissima maglia della rete biologica alimentare, anche nei riguardi di organismi appartenenti a livelli trofici più elevati.

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