vite (botanica)

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Lessico

sf. [sec. XIII; latino vitis, connesso con viēre, legare, intrecciare]. Nome comune della pianta legnosa Vitis vinifera della famiglia Vitacee o Ampelidacee , coltivata sin dall'antichità, con principale area di diffusione in Europa, di dove è originaria. Fig.: maritare la vite all'olmo, unirla a un olmo perché la sostenga.

Botanica: caratteristiche e tipologia

La vite ha radici ramificate, fusto esile a portamento rampicante, rami sarmentosi, foglie alterne, palminervie, lobate, glabre sulla pagina superiore e tomentose su quella inferiore; infiorescenze a grappolo, originate sui nodi della parte opposta delle foglie, con fiori pentameri, frutto a bacca globosa od ovoide (v. uva). Altre specie americane, quali Vitis berlandieri e Vitis rupestris, vengono usate come portainnesti della Vitis vinifera dopo la diffusione, alla fine dello scorso secolo, della fillossera, data la loro resistenza a questo parassita letale per la specie europea. Le varietà di vite europea sono numerosissime, anche se il progresso tecnico ed economico tende a imporre una loro limitazione, attraverso la selezione delle più pregiate e più adatte alle diverse condizioni ambientali. La vite tollera estremi termici notevoli, ma occorrono determinate temperature minime per i suoi principali fenomeni vitali (per esempio, 16-20 ºC per la fioritura, 18-23 ºC per la maturazione dell'uva), anche se la luce può in qualche misura supplire alla temperatura. La vite teme l'eccesso di umidità più che la siccità, soprattutto durante la fioritura e l'ultima fase della maturazione. Un eccesso di precipitazioni inoltre, in tutte le fasi vegetative, favorisce lo sviluppo di malattie crittogamiche. La vite teme inoltre le brine primaverili, le nebbie troppo frequenti, le rugiade troppo abbondanti, i venti impetuosi. La vite può moltiplicarsi per via gamica (seme) o per via agamica (talea o propaggine). La moltiplicazione per seme è utilizzata solo per produrre nuove varietà o nuovi ibridi. In tutti gli altri casi si utilizza la riproduzione agamica che consente di conservare inalterati i caratteri della pianta madre. Come talea viene utilizzato un pezzo di tralcio di un anno, con almeno due gemme. A uno o due anni dall'innesto, le pianticine o barbatelle vengono trapiantate nel vigneto, preferibilmente in autunno, a una distanza variabile con la forma dell'allevamento (da 2000 a 10.000 piante per ettaro nei vigneti specializzati). I diversi sistemi di allevamento derivano da diverse forme di potatura e di sostegno e sono adatti ai diversi terreni, climi, pendenze, vitigni: alberello, guyot, cazenave, sylvoz, alberata (con aceri, olmo o altri tutori vivi), pergola, tendone ecc. Annualmente la vite richiede almeno tre lavorazioni del terreno (una più profonda nel periodo di riposo, una media in primavera, una superficiale in agosto, oltre a rincalzature e scalzature prima e dopo l'inverno) a profondità variabile tra i 5 ed i 20 cm, eseguite con zappa manuale o motozappa, motocoltivatore, fresa ecc.; concimazioni organiche (letame, sovescio) e minerali; trattamenti antiparassitari contro le principali malattie crittogamiche: l'oidio e la peronospora. § La raccolta o vendemmia avviene dalla fine di luglio a ottobre, secondo la varietà e il clima. Il prodotto in uva da consumo diretto o in uva da vinificazione è molto variabile: mediamente tra i 50 e i 150 q per ettaro nei vigneti specializzati. Le punte di produzione più alte si hanno per talune varietà di uva da tavola e per taluni sistemi di allevamento a potatura lunga come il tendone. L'Italia si disputa con la Francia il primato mondiale di maggiore produttrice d'uva. Nel territorio italiano sono complessivamente coltivati per la vite oltre 1,6 milioni di ettari; la produzione annua di uva si aggira sui 96 milioni di q, per ca. il 90% destinati alla vinificazione e il 10% al consumo come uva da tavola. Nella cucina orientale, le foglie di vite sono utilizzate per preparare involtini (dolmades) con un ripieno di riso, carne, spezie, aromi.

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