zèndo

(anche zènd), sm. e agg. disus. [sec. XIX; dal pahlavi zand, commento (dell'Avestā) ma inteso erroneamente come lingua dell'Avestā]. Denominazione impr. della lingua avestica. Il termine designa propr. il complesso delle opere tarde, redatte nella lingua medioiranica pahlavi, intese a commentare e spiegare l'Avestā. La tradizione distingue due libri, l'Avestā e lo Zendo, anche se il “libro sacro” del mazdeismo ci è pervenuto come un'unica raccolta, tanto che i primi studiosi europei parlavano di Zend Avestā dando a essa un titolo unificato.

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