(Chosŏn Minjujuũi In´min). Stato dell'Asia orientale (122.762 km²). Capitale: Pyongyang. Divisione amministrativa: province (9), città (3), distretto speciale (1). Popolazione: 25 490 965 ab. (stima 2017). Lingua: coreano. Religione: non religiosi/atei 68,3%, animisti/credenze tradizionali 15,6%, religioni sincretiche 13,9%, altri 2,2%. Unità monetaria: won nordcoreano (100 chŏn). Confini: Repubblica Popolare della Cina e Russia (N), Mar del Giappone (E), Corea del Sud (S), Mar Giallo (W). Membro di: ONU.

Generalità

Impenetrabile a qualsiasi sguardo, sigillata in un mondo quasi ai confini della realtà e impregnata dal culto della personalità del suo leader, la Corea del Nord vive il suo isolamento internazionale preservando i suoi abitanti da qualsiasi contatto con l'esterno. Testimonianza attuale e storica di quelle che furono le profonde divisioni ideologiche, economiche e sociali che hanno segnato il XX secolo dopo la fine della seconda guerra mondiale, il Paese è chiuso nei confini di un totalitarismo estremo che, sotto la maschera di un'etichetta formalmente democratica legata allo status di repubblica, plagia la politica, informa l'economia e pervade ogni singolo aspetto della vita degli abitanti. Profondamente segnata dalle inondazioni che hanno a più riprese colpito il Paese, decimata da uno stato di guerra latente e affamata da una politica autarchica e miope di fronte alle reali necessità del Paese, la popolazione sopravvive all'ombra di un regime che usa anche gli spazi e le forme urbane, improntate a un gigantismo architettonico di stampo sovietico, per imprimere un profondo senso di alienazione. Unito alla Corea del Sud da un'omogeneità etnico-linguistica pressoché totale (che non è bastata nei secoli a imporre una via unitaria alle controversie della penisola, via via soggetta all'occupazione cinese, giapponese, europea, americana), a partire dagli anni Novanta del XX secolo, il Paese ha condotto timidi tentativi di avvicinamento e dialogo. L'ultimo, svoltosi nell'ottobre 2007 a Pyongyang, ha aperto qualche spiraglio in più verso una svolta distensiva nei rapporti fra i due Paesi. Il processo di riconciliazione e pace tra le due entità non sembra tuttavia di facile attuazione, complicato, da un lato, dalla massiccia presenza di contingenti militari stranieri nel territorio sudcoreano; dall'altro, dalla minaccia nucleare rappresentata dalle riconversioni di materiali radioattivi per la costruzione di armi atomiche e missili, in atto nello stato nordcoreano. Queste ambizioni nucleari, oggetto di aspre critiche e preoccupazioni crescenti da parte della comunità internazionale, hanno dato origine nell'ultimo decennio a diverse risoluzioni, spesso contrastanti, in seno al Consiglio di sicurezza dell'ONU, nel tentativo di trovare una soluzione nel breve periodo che privilegi il dialogo diplomatico ma nel contempo affermi in modo inequivocabile la necessità di bandire la proliferazione atomica. Infatti, il paese, che possiede armi nucleari, missili a corto, medio e lungo raggio, si è ritirato nel 2003 dal Trattato di non proliferazione nucleare e ha condotto test nucleari nel 2006, 2009, 2013, 2016 e 2017. I test hanno condotto a momenti di alta tensione con Corea del Nord e USA in particolare nel 2013 quando i vertici dell’esercito nordcoreano ricevettero il via libera ad un attacco agli USA. Kim Jong-un, dopo l’esplicita minaccia si mostrò disponibile ad un dialogo che allentasse le sanzioni internazionali al paese. In particolare dal 2018 Kim Jong-un ha avviato una politica di distensione che ha condotto agli storici incontri con il presidente sudcoreano Moon Jae-in e con il presidente USA Donald Trump.

Lo Stato

Ottenuta l'indipendenza dal Giappone (1945), dal 1948, dopo la divisione che ha portato alla creazione di due Stati autonomi, la parte settentrionale ha assunto la denominazione Repubblica Democratica Popolare di Corea. In base alla costituzione del 1972, emendata diverse volte, il massimo organo dello Stato è la Suprema assemblea del popolo, i cui 687 membri, scelti nella lista unica del Partito dei lavoratori coreani, rimangono in carica per 5 anni; oltre a esercitare il potere legislativo, l'Assemblea nomina e revoca il governo, cui spetta il potere esecutivo, ed elegge nel suo seno il Comitato centrale del popolo. Nel 1998, con una modifica della Costituzione, è stata abolita la carica di presidente della Repubblica. I pieni poteri, concentrati nelle mani del figlio del defunto presidente (proclamato dopo la morte del “presidente eterno”), hanno di fatto reso il Paese un regime comunista dinastico. Il sistema giuridico non prevede distinzioni tra livelli amministrativi, penali e civili; l'amministrazione della giustizia prevede il ricorso a un unico organismo, la Corte Suprema, eletta dall'Assemblea del popolo e dai Tribunali di città, contea e provincia, indipendenti e imparziali. Alla figura del procuratore generale, responsabile nei confronti dell'Assemblea, è affidato il compito di controllare l'esatta applicazione delle leggi e di tutelare la legalità della vita pubblica e privata. Le forze armate del Paese sono tripartite (esercito, marina e aviazione); a queste, si aggiungono la guardia costiera e una formazione paramilitare chiamata Guardia Rossa. Il servizio di leva è obbligatorio a partire dall'età di 16 anni e la sua durata varia in funzione del corpo presso cui viene effettuato: 5-8 anni (esercito), 5-10 anni (marina), 3-4 anni (aviazione). Il paese è detentore di armi atomiche e, a partire dal 2003, è uscito dal Trattato di non proliferazione nucleare. Il sistema educativo, organizzato secondo il modello giapponese durante il periodo dell'occupazione nipponica, ha storicamente sempre goduto di particolare rilevanza ed è tuttora largamente sviluppato (il tasso di analfabetismo, nel 2003, era pari al 7%). Organizzata su basi democratiche a partire dal 1954, l'istruzione è gratuita per tutti i livelli. L'obbligo scolare è stato esteso, nel 1975, a 11 anni: il sistema prevede attualmente un anno di prescolarizzazione, una scuola primaria divisa in due cicli di 4 e 6 anni e lo studio della lingua inglese a partire dai 14 anni. L'istruzione superiore, gratuita, è impartita nell'Università di Kim-Il-Sung (Pyongyang, 1946) e negli istituti superiori di scienza mineraria, medicina, meccanica, belle arti ecc.

Territorio: morfologia

Strutturalmente la Corea del Nord è un'appendice delle terre d'origine archeozoica che formano la retrostante Manciuria: infatti è costituita da uno zoccolo precambriano in buona parte ricoperto da rocce paleozoiche, che furono soggette a intensi corrugamenti e a dislocazioni tettoniche, così da frammentarsi in una specie di Horst e di depressioni con prevalente direzione SW-NE, secondo l'andamento generale delle linee di frattura che interessarono l'Asia orientale, dalla Cina al Giappone. Una prolungata attività erosiva diede origine a vasti penepiani, ulteriormente modificati da movimenti tettonici che determinarono le linee essenziali dell'attuale orografia. La regione fu anche interessata da periodiche sommersioni, come attestano gli strati sedimentari del Mesozoico (diffusi soprattutto nella parte peninsulare) e del Cenozoico (formazioni isolate sul versante orientale della penisola). Nelle zone settentrionali invece, punto di convergenza di vari archi montuosi, si ebbe nel Cenozoico una forte attività vulcanica che determinò imponenti effusioni basaltiche. Caratterizza il Paese una montuosità estesa, anche se con forme in gran parte senili per la lunga azione erosiva subita; tale montuosità si accentua a N e nella sezione centrorientale, mentre a W prevalgono le aree pianeggianti. La zona montuosa settentrionale, collegata alle alteterre della Manciuria e quindi ben saldata alla massa continentale, consta in gran parte dell'altopiano di Gaema (1500 di altitudine media), sovrastato da alcune catene (monti Nangrim, Macheonryeong, Myohyang) e da montagne isolate, fra cui numerosi vulcani cenozoici e varie cime che superano i 2000 m. Massima elevazione dell'intera Corea è il monte Paektu (2744 m), che si innalza al confine con la Cina (in cinese, Pait'ou-Shan) ed è anch'esso un vulcano spento da tempo: la Corea infatti, a differenza del vicino Giappone, non presenta più attività vulcanica. Questi rilievi sono in genere disposti parallelamente al bordo della massa continentale. Le pianure prevalgono, come si è detto, nelle regioni occidentali (dove si trovano, per esempio, le piane di Pyongyang) e si presentano per lo più movimentate da rilievi collinari. La Corea del Nord presenta una costa più regolare a E (che forma anche il cosiddetto golfo di Corea), e orlata da una breve fascia sabbiosa, e una molto frastagliata a W, che offre buone condizioni sia per l'attività portuale sia per l'insediamento. La costa che si affaccia al Mar del Giappone, pur non favorita morfologicamente, è avvantaggiata dalla corrente calda di Curoscivo che mitiga i rigori invernali, sicché lungo buona parte di questo litorale la temperatura dell'acqua marina si mantiene sempre al di sopra dello zero, mentre d'inverno le coste affacciate al Mar Giallo settentrionale sono bloccate dai ghiacci.

Territorio: idrografia

I fiumi presentano per lo più corsi brevi e irregolari (in particolar modo, quelli che sfociano a E) e portate limitate. Fa eccezione il Tumen (Du man), che segna il confine con la Russia e in parte con la Manciuria e che è navigabile per oltre 300 km. L'altro fiume principale è lo Yalu, che scorre al confine settentrionale ma il cui bacino, il più vasto (31.000 km²) del Paese, è per metà incluso nella Manciuria. Soggetti a regime pluvio-nivale, hanno portate abbondanti in primavera per lo scioglimento delle nevi e in estate per le copiose precipitazioni, ma d'inverno sono gelati per la gran parte del corso. La maggior parte dei fiumi presenta, nella parte superiore del bacino, condizioni favorevoli per la produzione di energia idroelettrica.

Territorio: clima

La Corea del Nord è contraddistinta da un clima continentale. Le regioni settentrionali infatti, soggette all'influsso delle masse d'aria continentali, fredde e secche, hanno inverni lunghi e molto rigidi, con medie anche di -10 ºC e minime attorno ai -20 ºC. D'estate l'intera penisola di Corea è soggetta all'influsso del monsone cproveniente dall'oceano, che rende il clima caldo e umido, con medie di agosto sui 21 ºC al Nord. Le precipitazioni sono perciò prevalentemente estive, tra giugno e agosto; l'inverno é scarsamente piovoso a causa dell'influenza del'anticiclone siberiano. In linea di massima le precipitazioni decrescono da S – dove nelle zone costiere superano i 1400 mm annui – a N, dove in media non cadono più di 1000 mm annui di pioggia, con minimi inferiori ai 500 mm nelle zone orientali.

Territorio: geografia umana

Le notizie riguardanti il popolamento della Corea del Nord sono piuttosto frammentarie ma sufficienti a collocarlo in epoca paleolitica. Il Nord della penisola è stato identificato come l'area di più precoce insediamento per opera, probabilmente, di popolazioni mongolidi provenienti da N, i Tungusi; si ebbero poi immigraizoni di gruppi “meridionali” (malesi e indonesiani) che fecero della Corea un luogo di incontro fra ambienti antropici diversi. Quanto all'entità numerica della popolazione, agli inizi del sec. XIX essa ammontava, nell'intera penisola, a 7,5 milioni di abitanti, divenuti in cento anni 12 milioni; da allora si è registrato un aumento demografico ingentissimo, in gran parte attribuibile al miglioramento delle condizioni di vita apportato dai Giapponesi, sicché già alla vigilia della seconda guerra mondiale la popolazione risultava raddoppiata. A partire dalla creazione di due nazioni separate (1953), lo sviluppo demografico della Corea del Nord, ha fatto registrare un incremento maggiore rispetto a quello della Corea del Sud, sopratutto grazie ai tassi di natalità che si mantengono piuttosto elevati. Alcuni fenomeni socio-economici portavano gli stessi tassi a decrescere a partire dalla metà degli anni Settanta: dinamiche quali l'urbanizzazione e il crescente ruolo delle donne nel mondo del lavoro inducevano trasformazioni sociali che incidevano in maniera cospicua sui modelli demografici e familiari della popolazione. Nonostante la recente flessione delle nascite, il tasso di natalità rimane quasi doppio rispetto a quello della Corea del Sud. Nella Corea del Nord la politica di controllo delle nascite, attuata secondo criteri meno rigidi di quelli cinesi, consiste, per esempio, nello scoraggiare il matrimonio per gli uomini che abbiano una età inferiore ai 32 anni e per le donne che non superino i 29. Migliorata è anche la speranza di vita, risultando superiore di circa venti anni, rispetto a quella registrata nel 1960. Una grave carestia ha colpito il Paese a metà degli anni Novanta e ha causato la morte di alcuni milioni di persone; povertà e fame restano emergenze da cui migliaia di nordcoreani tentano di fuggire ogni anno eludendo i controlli governativi e lasciando il Paese (circa 100.000 rifugiati vivono in Cina). La Corea del Nord, essenzialmente montuosa e meno favorita quanto a clima, è anche assai meno popolata (207,65 ab./km²) della Corea del Sud. I giapponesi anzi alleggerirono in parte la pressione demografica meridionale sospingendo un notevole numero di coreani verso il Nord, che andava man mano industrializzandosi grazie alla presenza di giacimenti di ferro e di carbone; fu la divisione del Paese in due Stati a interrompere poi forzatamente il flusso migratorio. Nella Corea del Nord la popolazione si è andata concentrando nelle zone minerarie e industriali. Lo sviluppo dell'urbanesimo, iniziato con l'occupazione giapponese, si è successivamente intensificato per la crescente attrazione esercitata dalle industrie sorte presso le città. Queste ultime, localizzate in prevalenza sulle o in prossimità delle coste, per lo più allo sbocco dei maggiori fiumi, ebbero alle origini funzioni portuali o commerciali in genere, cui si sono affiancate sempre più rilevanti attività industriali. Unica vera metropoli è Pyongyang, già da secoli in posizione di primo piano rispetto alle altre città del Nord, valorizzata dai Giapponesi quale centro commerciale (con sbocco portuale a Namp'o) e industriale, con grandi complessi siderurgici, meccanici ecc., che lavorano i minerali estratti nei vicini giacimenti. Ruolo preminentemente industriale svolge Sinŭiju, importante centro dell'entroterra nord-coreano posto sul fiume Yalu, presso la sua foce nel Mar Giallo di fronte alla cinese Dandong. Grandi porti della Corea del Nord sul Mar del Giappone sono Ch'ŏngjin e Wŏnsan, che abbinano a una cospicua attività commerciale una non meno rilevante funzione industriale, favorita anche dall'energia prodotta dalle vicine centrali idroelettriche montane; sede di numerose industrie metalmeccaniche e chimiche è Heungnam, sbocco marittimo di Hamhŭng, importante centro commerciale nonché nodo ferroviario tra il Nord-Est e la costa occidentale. Infine, grosso centro interno a poca distanza dal confine sulla strada di Seoul, è Kaesŏng, già capitale dell'antica dinastia Koryŏ, del cui periodo restano splendide ceramiche fra le più raffinate di tutta l'arte antica dell'Estremo Oriente; la città ancora vanta una famosa industria delle porcellane.

Territorio: ambiente

Negli altopiani interni più elevati si hanno fitti boschi, soprattutto di conifere, con un limite altimetrico inferiore compreso tra i 1500 e i 600 m, cui fa seguito nelle aree temperate la foresta mista di conifere e latifoglie. Vaste aree denudate si estendono soprattutto al centro, dove lo sfruttamento giapponese ha avuto gravi conseguenze ai manti forestali. Una capillare opera di rimboschimento, promossa e attuata dal governo, ha comunque permesso di ripristinare buona parte del patrimonio forestale benché problemi di erosione e di degrado del suolo restino ancora presenti. La fauna della Corea del Nord è tipica della regione dell'Asia continentale, con diverse specie migrate originariamente dalla Siberia o dalla Manciuria. Le maggiori emergenze ambientali riguardano l'inquinamento dei fiumi e la scarsità di acqua potabile. Con una superficie di aree protette pari al 1,8% del territorio, la Corea del Nord conta 9 parchi nazionali e numerosi monumenti e riserve naturali.

Economia: generalità

La conquista della Corea avvenuta da parte del Giappone all'inizio del Novecento incise profondamente sugli apparati economico-produttivi del Paese. L'anima tradizionalmente agricola della Corea non fu annullata, anzi venne sostenuta, a onor del vero soprattutto nel S, con l'estensione, per esempio, delle aree coltivate a riso, che veniva esportato in Giappone in quantitativi ingenti. Notevoli migliorie vennero apportate alle vie di comunicazione e aumentarono le attrezzature portuali adeguate a scambi commerciali ormai intensi; elemento determinante fu però l'avvio dello sfruttamento minerario e dell'industrializzazione del Paese. Da questi presupposti si venne a definire una marcata differenziazione economica tra le due parti della penisola; nella Corea settentrionale, che poteva vantare maggiori risorse minerarie e un rilevante potenziale idroelettrico, si andò concentrando l'attività industriale, soprattutto quella metalmeccanica, alimentata anche dai minerali provenienti dalla contigua Manciuria, essa pure giapponese dal 1931. La costituzione, nel 1953, di due entità nazionali separate determinò l'ulteriore e definitiva differenziazione tra le Coree: basati su regimi politici e ideologici addirittura antitetici, i due stati perseguirono anche indirizzi economici nettamente diversi, capitalista e liberista l'uno, rigidamente socialista e pianificato l'altro. La Corea del Nord, anche all'inizio del terzo millennio, prosegue la sua politica economica rigidamente controllata e scandita dalla puntuale attuazione dei successivi piani di sviluppo che, iniziati nel 1954, mirano a conseguire un processo produttivo equamente ripartito tra industria e agricoltura. Le basi economiche del Paese sono state sin dalle origini fortemente industriali: ciò trova le sue premesse nella grande ricchezza mineraria del Paese e nella “eredità” dell'impostazione industriale già avviata dai giapponesi. Al momento della divisione tra i due Stati, la Corea del Nord concentrava oltre l'80% degli apparati industriali e della potenza elettrica installata; piuttosto carente era l'agricoltura, mentre grandi possibilità di sfruttamento offriva il cospicuo patrimonio forestale. Riforma fondiaria, nazionalizzazione delle risorse naturali e delle industrie, pianificazione dell'economia secondo lo schema tipico dell'impostazione sovietica, con assoluta priorità dei settori di base e all'opposto investimenti piuttosto esigui nell'industria dei beni di consumo (che solo con gli anni Settanta ha registrato un certo incremento e che comunque rimane assai deficitaria rispetto a quella della Corea del Sud), furono i principali orientamenti di politica economica del nuovo governo. Buona parte delle terre confiscate ai Giapponesi fu dapprima assegnata gratuitamente ai contadini, ma a partire dal 1953 fu introdotta la collettivizzazione fondiaria, praticamente ultimata nel 1958 quando, su modello delle comuni cinesi, le preesistenti cooperative vennero fuse in poco più di 3800 unità agricole, alle quali appartiene il 90% delle terre (il rimanente 10% è statale). Ciò consentì di attuare la meccanizzazione del lavoro agricolo, di realizzare imponenti opere d'irrigazione (un terzo dei terreni è irrigato) acquisendo così nuove aree coltivabili, infine di ricorrere in modo massiccio ai fertilizzanti, sicché in breve le produzioni si accrebbero in modo rilevante; nel 1968 venne garantita l'autosufficienza alimentare del Paese, in precedenza costretto a cospicue importazioni cerealicole. Sviluppatasi a buoni ritmi, grazie soprattutto alle ingenti risorse minerarie del Paese, l'economia della Corea del Nord subì una battuta d'arresto negli anni Ottanta del Novecento per un insieme di cause strutturali e congiunturali. La diminuzione dell'aiuto cinese e l'interruzione dell'appoggio sovietico agli inizi degli anni Novanta aggravarono ulteriormente la crisi economica e sociale del Paese, prostrato anche dalla lunga carestia, che sul finire del Novecento provocò circa 2,5-3 milioni di vittime, soprattutto tra i bambini. Le autorità di Pyongyang ammisero, nel 1997, di essere in grado di nutrire solo metà della popolazione e molti Paesi e organizzazioni, come la FAO e l'UNICEF, si sono mobilitati per inviare beni alimentari e generi di prima necessità. Nonostante questi interventi, peraltro non continuativi per effetto delle disposizioni degli stessi vertici nordcoreani che periodicamente ne limitano l'azione, come accaduto nel settembre 2005, il Paese non ha mai raggiunto l'autosufficienza alimentare. Per quel che riguarda l'industria, essa senz'altro ha risentito del crollo dell'URSS e della mancanza di tecnologie avanzate, di qui l'apertura al capitale straniero tramite joint-ventures, creazione di zone franche e di zone economiche speciali. Formalmente esistono 25 zone economiche speciali dedicate a imprese con capitali esteri. La zona industriale di Gaeseong, avviata nel 2002 in collaborazione con la Corea del Sud, è stata chiusa nel 2016. La Corea del Nord tenta in ogni caso di conseguire solide basi per la propria economia e di realizzare ambiziosi progetti in campo sociale, assistenziale e delle opere pubbliche; ma gravi continuano ad apparire le carenze nel settore delle tecnologie avanzate, necessarie per sostenere gli intensi programmi di sviluppo produttivo e che la Corea del Nord è costretta ancora a importare, alimentando il crescente indebitamento con l'estero, il dato più allarmante resta il diffuso bisogno di beni primari per molti degli abitanti di una terra colpita periodicamente da calamità naturali. Lo stretto controllo esercitato dallo stato si è in parte allentato con la concessione alle imprese di stato di un certo grado di autonomia; alcune attività private, pur non riconosciute, sono di fatto tollerate. La nuova dirigenza ha stabilito nel 2013 un piano di sviluppo parallelo (byungjin) di economia e politica di difesa, ma le iniziative annunciate per lo sviluppo dell’obsoleto comparto produttivo agricolo e industriale e per la creazione di zone economiche speciali aperte a investitori stranieri sono rimaste in gran parte inattuate. I raccolti agricoli sono costantemente insufficienti; per far fronte alle necessità alimentari e garantire ai cittadini i medicinali di base, il paese dipende dagli aiuti esteri.

Economia: agricoltura, allevamento e pesca

Data la prevalente montuosità del Paese, l'arativo occupa circa un quarto della superficie territoriale; le forme di conduzione restano antiquate e le imprese prive di attrezzature adeguate. A questo scenario va aggiunto il già citato ciclico verificarsi di inondazioni e conseguenti carestie (anni Novanta del XX secolo e luglio 2006): queste condizioni non lasciano intravedere molti spiragli per un futuro più roseo, nonostante il settore primario benefici delle maggiori aperture, in termini di autonomia da parte del governo, nell'operare scambi commerciali privati (i contadini possono infatti vendere le quantità di prodotti in eccesso rispetto alle proprie esigenze). Come nella Corea del Sud, ma in misura inferiore a causa delle differenze climatiche, il prodotto agricolo più importante è il riso, seguito da vari cereali propri delle aree continentali, come il mais, il miglio, il frumento, l'orzo, il grano, l'avena e il sorgo. Hanno anche notevole rilievo le patate, la soia e, tra le piante industriali, il cotone e il tabacco. Le foreste, soggette a un intenso programma di rimboschimento, ricoprono circa la metà dell'area complessiva ma non sono molto sfruttate, soprattutto per la scarsità delle comunicazioni; la fluitazione sullo Yalu e sul Tumen costituisce il più diffuso sistema di trasporto dei tronchi. Scarso rilievo presenta l'allevamento (bovini, suini, volatili da cortile), mentre maggiore importanza ha la pesca, che ha i suoi maggiori centri portuali e di conservazione dei prodotti ittici a Namp'o, Ch'ŏngjin e Wŏnsan. Nel settore primario è occupato complessivamente quasi il 26% ca. della forza lavoro.

Economia: industria e risorse minerarie

L'industria occupa, insieme con il settore dei servizi, poco più del 74% della popolazione attiva; data la difficoltà dei trasporti le fabbriche sono sorte prevalentemente in prossimità delle zone minerarie. Tre sono i principali nuclei d'industrializzazione: uno gravitante su Pyongyang, uno nell'area nordoccidentale (Sinŭiju, Ganggye ecc.) e il terzo nella parte orientale del Paese (Ch'ŏngjin, Heungnam ecc.). Particolare sviluppo presentano i settori siderurgico e meccanico, che fornisce ormai macchinari d'ogni tipo, pur con una produzione essenzialmente al servizio dell'agricoltura; in funzione del settore agricolo operano anche grandi complessi chimici, specie nel campo dei fertilizzanti. È stata radicalmente ristrutturata e meccanizzata l'industria tessile, che lavora soprattutto cotone, seta e fibre artificiali e la cui complessiva produzione è ormai pressoché sufficiente alle necessità interne. Sono ancora da segnalare i numerosi impianti metallurgici del rame, dello zinco e del piombo, le cartiere e i cementifici; godono infine rinomanza internazionale le porcellane di Kaesŏng. Un settore che ha fatto registrare un discreto sviluppo è quello degli armamenti (armi leggere, mezzi terrestri, navi, aerei, missili), con l'obiettivo di soddisfare le esigenze interne e di incrementare le esportazioni. Cospicue sono le risorse minerarie, specie di carbone e di lignite; seguono per importanza il ferro e la magnesite, di cui la Corea del Nord possiede i maggiori depositi conosciuti; si estraggono inoltre rilevanti quantitativi di rame, zinco, tungsteno, argento e piombo, molibdeno, fosfati, grafite, zolfo ecc. Ben rappresentato è anche il settore energetico con oltre 21 milioni di kW prodotti, di cui oltre la metà di origine idrica. In definitiva, la situazione dell'intero comparto industriale indica senza dubbio la persistente necessità di una diversificazione ancora maggiore, soprattutto in direzione delle produzioni leggere e dei beni di consumo.

Economia: commercio e comunicazioni

Per quanto concerne le attività commerciali interne anche questo ambito è a quasi totale appannaggio dello Stato e delle cooperative, e sono le autorità a determinare i prezzi dei prodotti, a decretare finanziamenti e a controllare le attività finanziarie (non esiste in questo senso un mercato dedicato). Va detto che il numero delle imprese e degli esercizi commerciali è aumentato a partire dalla fine del XX secolo. Il commercio con l'estero si è svolto, in passato, prevalentemente con i Paesi socialisti, ma il Giappone ha assunto ormai un ruolo di primo piano, affiancato dalla Cina, sia in termini di scambi commerciali che di finanziamenti. Un'apertura verso l'Occidente e verso un'integrazione nell'economia mondiale si è avvertita, benché molte restino le difficoltà per instaurare relazioni economiche e commerciali internazionali: dalla bassa qualità dei prodotti, al precario sviluppo di infrastrutture e reti di comunicazione. Deficit, questi, che contribuiscono inoltre a tenere a distanza i capitali dei potenziali investitori stranieri partner commerciali restano quindi, oltre alle due potenze dell'Estremo Oriente, la Corea del Sud, la Russia e la Thailandia. In modo particolare la firma di alcuni accordi con aziende della Corea del Sud sta permettendo lo sviluppo di joint-ventures e forniture essenziali per il Paese, benché la bilancia commerciale resti in pesante passivo. La Corea del Nord esporta prevalentemente minerali (magnesite, ferro, zinco ecc.) e prodotti dell'industria metallurgica, mentre le principali importazioni concernono prodotti petroliferi, apparecchiature e impianti industriali. Nella Corea del Nord, come in quella del Sud, le vie di comunicazione stradali e ferroviarie furono pressoché interamente distrutte durante la guerra civile. Un ruolo preminente riveste il sistema ferroviario, la cui estensione è di oltre 5200 km e che si raccorda alle reti cinese e russa; le linee principali sono la Kaesŏng-Pyongyang-Sinŭiju e la Pyongyang-Ch'ŏngjin, con molte diramazioni realizzate per collegare le regioni minerarie dell'interno. Le strade sono invece inadeguate a sostenere il crescente traffico: dei 26.180 km totali (stima 2018), infatti, solo poco meno di 800 sono asfaltati; la motorizzazione oltretutto non viene particolarmente incoraggiata dal governo, anche per non accrescere le importazioni petrolifere, così come piuttosto carenti sono i servizi aerei sia interni sia internazionali, benché gli aeroporti del Paese siano 77; Pyongyang è collegata con voli settimanali a Pechino e a Mosca. Un discreto movimento di merci e passeggeri si svolge per via fluviale, specie sui fiumi Yalu e Daedong; ben attrezzati sono infine i porti, specie quelli di Ch'ŏngjin ed Heungnam, al servizio delle regioni minerarie orientali, e di Namp'o, sbocco della capitale.

Storia: dalle origini alla formazione delle due Repubbliche

La storia della Corea viene fatta tradizionalmente risalire alla figura mitica di Tan Gun, figlio del creatore del cielo, disceso sulla Terra nel 2332 a. C., che, organizzato nella penisola una specie di Stato da lui governato per più di 1000 anni, ritornò in cielo dopo aver lasciato sul trono il figlio. Scacciato questi da Ch'i Tzu, nacque il nuovo Stato di Chosŏn, che nel 108 a. C. fu invaso da tre eserciti cinesi e l'anno successivo venne annesso alla Cina e diviso in quattro parti: Lo-lang, Hsüan-tu, Chên-fan e Lin-t'un. Con l'indebolimento della potenza cinese degli Han anteriori, tali territori acquistarono gradatamente una certa indipendenza e le regioni meridionali si confederarono nei tre Han: Ma-han, Chin-han, Pyŏn-han. Successivamente, sorsero a nord lo Stato di Koguryo, a sud lo Stato di Paekche e nel Chin-han un nuovo Stato che nel 504 d. C. avrebbe preso il nome definitivo di Silla e che nel 668, assorbiti Paekche e Koguryo, attuò l'unificazione dellaCorea. Indebolitasi la potenza di Silla, il Paese fu unificato nel 935 sotto il regno Koryŏ, fondato nel 918 da Wang Kŏn. Con l'avvento dei Mongoli in Cina (1271), la Corea divenne uno Stato vassallo finché nel 1368, detronizzati i Mongoli dai Ming, il generale Yi Sŏng-gye organizzò una rivolta e si proclamò re nel 1392, fondando la nuova dinastia Yi, che durò fino al 1910 e sotto la quale il Paese riprese l'antico nome di Chosŏn. Invasa prima dai Giapponesi (1592-97) e poi dai Mancesi che avevano detronizzato i Ming in Cina nel 1627, la Corea dipese da entrambi i Paesi. Chiusasi nel 1644 al mondo esterno, visse per più di due secoli in preda a continue lotte interne di partiti, mentre la popolazione languiva a causa della profonda crisi agricola ed economica che il Paese stava attraversando. Nel 1876 la Corea fu costretta ad aprire le porte al Giappone, con cui firmò il Trattato di Kang-hwa. Le lotte tra i partiti ripresero ancora una volta, coinvolgendo Cina e Giappone, alleatisi l'una con la famiglia Min, l'altro con la famiglia Kum. Si giunse così allo scoppio della guerra cino-giapponese (1894-95), al termine della quale il re coreano Ko Chong si proclamò imperatore e la Corea prese il nome di Tae Han. Dal 1905, dopo la vittoria dei Giapponesi sulla Russia, la Corea divenne, fino al 1945, protettorato giapponese. Dopo la sconfitta del Giappone, alla fine della seconda guerra mondiale, la Corea fu dichiarata libera secondo quanto era stato stabilito nella Conferenza del Cairo nel novembre 1943. Le operazioni di resa del Giappone furono affidate ai Sovietici a N del 38º parallelo e agli Stati Uniti a S dello stesso. La divisione della Corea avrebbe dovuto essere transitoria, in attesa di costituire un governo unitario, ma gli attriti interni e, soprattutto, l'acuirsi della tensione internazionale finirono per determinare la costituzione di due compagini statali, l'una sotto l'influsso sovietico, l'altra sotto quello statunitense. Il 15 agosto 1948 venne ufficialmente proclamata la Repubblica della Corea del Sud; il 9 settembre successivo nasceva la Repubblica della Corea del Nord, Kim-Il-Sung divenne primo ministro. Ognuno dei due Stati vantava diritti su tutta la penisola, essi avevano inoltre avuto un'evoluzione interna tra loro antitetica: il Nord aveva adottato una costituzione di tipo sovietico, nel Sud avevano conquistato il potere i partiti nazionalisti e conservatori. La tensione tra le due Coree aumentò perciò progressivamente mentre, a causa dell'acuirsi della guerra fredda, peggiorava la situazione internazionale . Gli incidenti di frontiera si fecero più frequenti finché il 25 giugno 1950 l'esercito della Corea del Nord oltrepassò il 38º parallelo, giungendo a Seoul due giorni dopo. Gli USA, alleati della Corea del Sud, reagirono immediatamente ricorrendo al Consiglio di Sicurezza dell'ONU che, riunito il 27 giugno (in assenza dell'URSS), condannò la Corea del Nord come aggressore, ordinò l'immediato “cessate il fuoco” e decise l'invio in Corea del Sud di un proprio corpo di spedizione, che risultò composto prevalentemente da forze statunitensi comandate dal generale D. MacArthur. Il conflitto si protrasse dal 25 giugno 1950 al 27 luglio 1953. Si articolò in quattro fasi: la prima fu caratterizzata dall'avanzata nordcoreana in tutta la Corea del Sud esclusa la zona di Busan; la seconda (15 settembre-primi di novembre 1950) dalla controffensiva alleata iniziata con lo sbarco di Incheon e l'avanzata fino al confine manciuriano; la terza (27 novembre 1950-giugno 1951) dall'intervento cinese; la quarta (giugno 1951-luglio 1953) dalla guerra di posizione intorno al 38º parallelo. Le trattative d'armistizio, iniziate il 10 luglio 1951 a Kaesong e proseguite a Panmunjeom, stabilirono fra l'altro una linea di demarcazione smilitarizzata tra le due Coree e la convocazione di una conferenza internazionale per la sistemazione definitiva del problema coreano. Tale conferenza, riunitasi a Ginevra il 26 aprile 1954, si concluse nel giugno successivo con un fallimento.

Storia: dal dopoguerra al dialogo con Seul

Il trentennio successivo alla fine del conflitto segnò uno sviluppo relativamente tranquillo per la Corea del Nord, sotto la guida di Kim-Il-Sung, che nel 1972 divenne presidente; il processo di industrializzazione continuò con successo e l'avvenimento politico di maggior rilievo fu l'atteggiamento assunto nel conflitto ideologico tra Mosca e Pechino, che vide Pyongyang inizialmente a fianco dei Cinesi e quindi su posizioni che si possono definire di equidistanza. Il maresciallo Kim-Il-Sung rimaneva presidente della Repubblica e segretario generale del partito anche dopo un rimpasto ai vertici dello Stato attuato nel 1986, mentre la carica di vice-presidente veniva assunta dal figlio Kim Jong-Il, la cui successione alla leadership suprema veniva così ufficializzata in uno stile quasi dinastico. Nonostante qualche avvicendamento governativo, sostanzialmente immutata rimaneva la situazione interna negli anni Novanta, non trovando alcuna eco le trasformazioni dei regimi comunisti dell'Europa orientale; in relazione a tale evoluzione si accentuava anzi l'isolamento internazionale della Corea del Nord, che pure dal 1988 aveva intensificato i contatti con gli Stati Uniti e nel 1991 aveva chiesto e ottenuto, separatamente e contemporaneamente alla Corea del Sud, l'ammissione all'ONU, dove sino a quel momento aveva aspirato a gestire un seggio unico. A tale primo importante passo nel senso di un reciproco riconoscimento faceva seguito una ripresa del dialogo tra i due Paesi, che conduceva alla firma, il 12 dicembre 1991 a Seoul, di un patto di non aggressione e di riconciliazione, solennemente ratificato dai primi ministri delle due Coree a Pyongyang il 19 febbraio 1992. Nel 1993, però, il regime di Pyongyang dava inizio a un duro scontro con la comunità internazionale, rifiutando le ispezioni nei propri impianti nucleari. Il contrasto si protraeva al punto che la Corea del Nord, apertamente accusata di costruire armi nucleari, usciva dall'Agenzia delle Nazioni Unite per l'energia atomica (AIEA), determinando una forte tensione con gli USA, timorosi di una sostanziale modifica dell'equilibrio strategico in Estremo Oriente. Proprio nel pieno di questa crisi moriva improvvisamente Kim-Il-Sung e il figlio Kim Jong-Il gli subentrava alla guida del Paese (luglio 1994): la carica di presidente rimaneva vacante e il defunto assumeva il titolo di "presidente eterno". La rigida posizione degli Stati Uniti, decisi a impedire la formazione di un arsenale nucleare nella Corea del Nord, favoriva una soluzione negoziale della crisi, con la firma a Ginevra di un accordo (ottobre 1994) in base al quale i Nordcoreani avrebbero cessato la produzione di componenti suscettibili di impieghi militari in cambio dell'impegno assunto da Statunitensi, Giapponesi e Sudcoreani di fornire entro un decennio i reattori nucleari in grado di soddisfare le esigenze di elettricità del Paese: veniva costituito un consorzio internazione (KEDO, Korean Peninsula Energetic Development Organization). Il clima di rinnovata distensione era, però, rimesso drasticamente in discussione agli inizi del 1996, quando Kim Jong-Il rifiutava un piano di aiuti alimentari denunciando indebite ingerenze internazionali. Si trattava di un brusco cambiamento di linea, che preparava la più pericolosa minaccia lanciata a due mesi di distanza dal regime di Pyongyang, il quale dichiarava di non sentirsi più obbligato al rispetto dell'armistizio. Tale minaccia si concretizzava alla fine di agosto 1998 con il lancio nell'Oceano Pacifico di un potente missile che sorvolava il Giappone: Tōkyō decideva di sospendere gli aiuti economici e finanziari alla Corea del Nord, trascinandosi dietro anche il governo di Seoul e i rimanenti membri del KEDO (Stati Uniti e Unione Europea, entrata nel consorzio nel 1997), con conseguenze drammatiche per il popolo coreano, già provato dalla carestia che da anni affliggeva il Paese, soprattutto in rapporto al blocco degli aiuti alimentari; a tutto ciò si aggiungevano violente inondazioni che provocavano vittime e distruzioni. Il dialogo con la Corea del Sud, riavviato nel 1999, nel giugno 2000 approdava faticosamente allo storico vertice tra i leader delle due Coree. Successive iniziative militari aggressive da parte nordcoreana minavano nuovamente i fragili rapporti intessuti tra i due Paesi, tuttavia nel luglio 2002, nel quadro favorevole delle nuove prospettive aperte dalla riforma economica ispirata al modello cinese avviata nella Corea del Nord, Seul accettava l'offerta di Pyongyang di aprire un tavolo di negoziato. Dopo la riapertura del reattore di Yongbyon, chiuso nel 1994, all'inizio del 2003, il governo di Pyongyang ha deciso di ritirarsi dal Trattato di non proliferazione nucleare. Nell'ottobre del 2006 la Corea del Nord effettuava il suo primo test nucleare sotterraneo, iniziativa che scatenava la protesta internazionale e culminava con una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU che comminava sanzioni al Paese. Nell'ottobre 2007 i leader delle due Coree si incontravano e firmavano un documento che si riprometteva di superare le precedenti divisione e di fare della penisola una zona di pace. In seguito ai colloqui "a sei" del 2007 con Corea del Sud, Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone, il Paese decideva di abbandonare il programma nucleare in cambio di una fornitura di energia dai paesi vicini. Le tensioni tra le due coree riprendevano in occasione di test missilistici intrapresi dalla Corea del Nord nel Mar Giallo (marzo 2008). Nel marzo 2009 si svolgevano le elezioni per il rinnovo della Suprema assemblea del popolo; tra i candidati solo esponenti del Partito comunista. In aprile dello stesso anno il regime decideva di effettuare un lancio di prova di un missile a lunga gittata, suscitando proteste da parte di Giappone e Stati Uniti. Nel 2010 Kim Jong-Il visitava per due volte la Cina, ottenendo un rafforzamento dei rapporti economici e militari tra i due paesi. In novembre, venivano sparati diversi colpi d'artiglieria verso l'isola sudcoreana di Yeonpyeong, che provocava una forte reazione da parte del governo di Seul e della comunità internazionale. Nel dicembre del 2011 Kim Jong-un, dopo la morte di suo padre Kim Jong-Il, veniva nominato capo supremo delle forze armate, venendo così designato alla guida del Paese. Nel 2013 Kim Jong-un introduceva una serie di riforme economiche con il nome di "sistema di gestione aziendale socialista". La ripresa dei test nucleari portava ad una escalation della tensione con Corea del Sud, Usa e Giappone che raggiungeva il suo apice nel 2013 con la minaccia di un attacco nucleare verso gli Stati Uniti cui faceva seguito una riapertura del dialogo. Nel 2018 Kim Jong-un annuncia una nuova politica di distensione che porta gli atleti della Corea del Nord a partecipare alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang (Corea del Sud) con una delegazione guidata dalla sorella del leader. Rivoluzionario anche l’incontro dell’aprile 2018 con il presidente sudcoreano Moon Jae-Jin varcando entrambi per la prima volta il confine tra le due coree. Nel giugno dello stesso anno Kim Jong-un incontra anche Donald Trump. Un nuovo incontro tra Kim Jong-un e il Presidente USA nel 2019 si è concluso con un nulla di fatto in merito alla questione nucleare. Come strumento di pressione su USA e Corea del Sud, era stato compiuto un test missilistico sul Mare del Giappone. L’attività diplomatica si rivolge contestualmente anche verso altri importanti paesi con forti interessi nella regione: Cina e Russia in particolare.

Cultura: generalità

La Corea del Nord è amministrata da un sistema governativo che, dalla creazione della Repubblica, non ha permesso e tuttora non permette quasi alcuna apertura non solo politica o economica, ma anche e soprattutto culturale, con l'estero e con l'Occidente in particolare. Questa condotta isolazionista, pur agevolando in qualche misura la salvaguardia di tradizioni antiche e costumi millenari, patrimonio di assoluto valore, ha certamente impedito il confronto con le altre culture e ha negato ai cittadini la possibilità di sperimentare modi di vita, abitudini, pratiche diverse, nello stesso modo in cui ha sottratto all'economia del Paese la possibilità di uno sviluppo maggiormente strutturato e organico. I mezzi di comunicazione e di diffusione dell'informazione e della cultura fanno capo alla Korean Central News Agency, che ne determina linea editoriale, contenuti e forme. Anche il panorama artistico-culturale presenta uno scenario in cui, su ogni aspetto, si stende l'ombra del controllo governativo. Scrittori, musicisti, ballerini e artisti in genere, lavorano esclusivamente per istituzioni pubbliche quali il National Theater for the Arts o la National Orchestra. Allo stesso modo le opere sono in grandissima parte celebrazioni del leader del Paese (soprattutto del defunto “presidente eterno” Kim-Il-Sung, più che del figlio e successore Kim Iong-Il), della storia della nazione o della guerra civile. L'unico ambito in cui influssi contemporanei hanno avuto espressione è l'architettura. Nelle grandi città, accanto agli edifici tradizionali, sono sorti grattacieli e complessi moderni tipici delle società industriali. Di notevole interesse sono alcuni siti archeologici presenti nel Paese: uno di questi, il Complesso di Tombe di Koguryo, nel 2004 è stato inserito dall'UNESCO nella lista dei beni patrimonio dell'umanità. Nella capitale Pyongyang hanno infine sede i due musei più interessanti della Corea del Nord: il Korean Revolutionary Museum (Museo della rivoluzione) e il Korean Fine Arts Museum, in cui sono conservati oggetti artistici e manufatti tradizionali.

Cultura: tradizioni

Tutto il mondo coreano ha subito un'evoluzione fin dai primi anni del sec. XX: tradizioni e costumi, per secoli rimasti inerti anche davanti alle penetrazioni culturali cinesi, hanno subito rapide modificazioni e alterazioni sotto la spinta degli eventi politici che hanno investito il Paese. Nelle campagne si rilevano residui di un antico comportamento familiare, dettato dall'etica confuciana, nel rispetto degli anziani e nel matrimonio. Ha resistito anche la posizione di sudditanza della donna rispetto all'uomo, così come la differenziazione delle classi in base alla religione: fra le classi colte si riscontrano usi e costumi connessi al confucianesimo, tra quelle medie tradizioni derivate invece dal buddhismo; fra gli strati più popolari predominano infine tradizioni e credenze pagane, mescolate a influssi buddhistici. I riti funebri si rifanno a tradizioni antichissime, modificate in epoca recente da influssi giapponesi e occidentali. Tra le feste individuali assume il massimo rilievo quella che ogni uomo celebra al compimento del sessantesimo anno. Il vestiario tradizionale è caratterizzato dalla prevalenza del colore bianco e da una certa semplicità. I coreani sono giocatori accaniti, specialmente di carte (fatte di strisce di carta oleata grossa e gialla lunghe 14 centimetri e larghe 2, con segni di scrittura e numerazione progressiva). Tra i giochi infantili la preferenza va all'aquilone. Sport molto diffuso è il tiro con l'arco; assai praticata anche la lotta. Molto successo hanno il calcio, il basket e il pugilato. Una delle attività promosse dal governo è quella dei giochi di massa, in cui migliaia di attori, ballerini e ginnasti seguono all'unisono grandiose coreografie assicurando effetti visivi di forte impatto (come per esempio l'Arirang Festival). L'artigianato produce lavori di intarsio di madreperla, bambole, oggetti in ottone, ambra, cuoio, seta. La cucina è molto piccante e imperniata su riso e miglio. Fra i piatti tipici si ricordano la carne di cane cucinata con aceto o bollita e il kimchi (insieme di piccole quantità di verdure con pepe rosso). Tra le bevande analcoliche è prediletta l'acqua di bollitura del riso; tra quelle alcoliche un'infusione di radice di ginepro e un'acquavite di riso. Il coreano è anche un accanito fumatore di pipa.

Cultura: letteratura

Il più antico testo, trasmessoci in un'opera cinese del sec. IV d. C., è il Kong-hu-in (Il lamento del liuto). Al “Periodo dei Tre Regni” risale l'introduzione della scrittura. Tra i letterati si ricordano Chŏngbŏp (sec. VI) e Ǔlchi Mundŏk (sec. VII) del regno di Koguryo; tra le opere, il Chŏng’ŭpsa (Canto di Chŏng'ŭp), unico frammento della poesia del regno di Paekche, e il Samdaemok (Catalogo dei tre periodi), raccolta di hyang'ga del regno di Silla. A Silla si svilupparono pure la storiografia e le biografie di monaci buddhisti, per lo più attribuite ai “dieci saggi”, tra cui Sŏl Ch'ong. L'influenza cinese raggiunse l'apice nel “Periodo di Koryŏ” (918-1392). Due importanti opere storiche, il Samguk sagi (Annali dei tre regni) del sec. XII e il Samguk yusa (Tradizioni dei tre regni) del sec. XIII hanno tramandato il mito della formazione del regno coreano. Esse documentano anche molti dei generi poetici che avranno in seguito maggior sviluppo. Nascono in questo periodo anche il racconto breve (sosŏl) con intento educativo e le prime forme di teatro. Tutt'altro che cospicua fu la produzione del “Periodo Choson” (1392-1910), a causa delle continue lotte e invasioni che devastarono il Paese. Nel 1446 fu introdotto l'uso ufficiale dell'alfabeto coreano, che permise la traduzione e la divulgazione dei vari classici cinesi. La prima opera in questo alfabeto è lo Yongbi ŏch’ŏn ka (1445; Inno dei draghi che ascendono al cielo). Si formò e sviluppò il kasa, il cui primo sicuro esempio è il Sangch’un (Canto in lode della primavera) di Chŏng Kŭgin (1401-81); maestro del genere fu Chŏng Ch'ŏl (1536-93). Ma la massima realizzazione fu il romanzo, a cominciare dal Hong Kiltong-Jŏn (La storia di Hong Kiltong) di Hŏ Kyun (1569-1618). Al genere favolistico si ascrive il famoso Ku-un mong (Il sogno delle nove nubi) di Kim Manjung (1637-92). Il “Periodo moderno e contemporaneo” è caratterizzato dall'innesto delle culture occidentali, come è evidente nel sinsi, il nuovo genere di poesia. Molte tendenze di importazione si affiancarono a quelle tradizionali, la più importante delle quali fu la corrente marxista; finì col prevalere un acceso nazionalismo a difesa dei generi tradizionali rappresentato soprattutto da Yi Kwangsu (1892-1950). Dopo il secondo conflitto mondiale si formarono due correnti letterarie. La prima costituita dagli autori del Nord, come Im Hwa (1908-1953), che rimasero fedeli ai motivi della letteratura proletaria dell'inizio del Novecento. L'altra tende invece a salvaguardare i valori tradizionali della cultura coreana, secondo un concetto di “letteratura pura” esente da allineamenti politici. Dopo la guerra civile del 1950-53, anche i poeti e gli scrittori coreani si trovarono divisi tra Nord e Sud, alcuni per scelta ideologica, altri perché costretti dalla necessità. NellaCorea del Nord, comunque, la letteratura si ridusse inevitabilmente a mero strumento di propaganda del regime. A testimonianza di ciò stanno alcuni romanzi storici apparsi durante i decenni di governo di Kim-Il-Sung, come per esempio The Flower Girl, indicati quali prototipi della letteratura nazionale. Alcuni dei temi inoltre riprendono storie popolari o canzoni tradizionali riadattate in chiave “rivoluzionaria” al servizio della propaganda.

Cultura: arte

Il passaggio tra la fine della ceramica neolitica e l'inizio della lavorazione dei metalli avvenne intorno ai sec. IV-III a. C. nella Corea nordoccidentale per apporti diretti del mondo cinese e tramite influenze delle culture siberiane (Tagar). Derivazioni dall'arte nomade degli Sciti sembrano caratterizzare la decorazione della prima fase della produzione bronzea coreana (coltelli con funzione di scambio monetale trovati presso il fiume Yalu). Importante ruolo svolse, nella Corea settentrionale, la cultura cinese che qui si innestò e fiorì per ben quattro secoli a seguito della colonia militare instaurata dall'impero Han nel 108 a. C. L'influenza determinante dell'arte cinese è attestata dalla varietà di oggetti rinvenuti nella necropoli di Lolang (famoso è il cesto di vimini laccato ora al Museo Nazionale di Corea a Seoul). Della successiva arte sviluppatasi durante il “Periodo dei Tre Regni” le maggiori testimonianze si riferiscono al regno di Koguryo (esempi di piccola scultura in bronzo e pitture murali nelle tombe di U-hyonni, di T'ung-kou e di altri siti che rivelano, accanto a evidenti riscontri con la pittura cinese del periodo Han e delle Sei Dinastie, caratteri autonomi di genuina arte locale). Del regno di Paekche ben poco ci è pervenuto dagli scavi eseguiti nella sua terza capitale di Puyo, dove sorge una delle più antiche pagode in pietra (Chongnimsa), la cui pianta corrisponde a quella dei primi templi del buddhismo in Giappone. La civiltà di Paekche svolse un ruolo determinante nell'accogliere, assimilare e ritrasmettere la cultura del continente asiatico al primo Giappone storico, in particolare l'iconografia del buddhismo, documentata nella scultura giapponese del periodo Asuka (Maitreya nel tempio Koryu di Kyōto e Kudara-Kannon nel tempio di Hōryū di Nara), che risente dell'influenza della plastica cinese dei Wei settentrionali e dell'arte coreana. Esempio della grande tradizione della scultura coreana del sec. VI è il rilievo rupestre (Buddha tra un Maitreya e un Bodhisattva), scoperto nel 1959 a Sosan. La presenza di maestranze coreane in Giappone appare evidente oltre che nella scultura anche nell'architettura (“Salone d'oro” del monastero di Hōryū). Tipiche dell'arte del terzo dei Tre Regni, quello di Silla, sono le famose corone d'oro (la prima e più nota è quella trovata nel 1921 a Gyeongju in una tomba che da essa ha preso il nome) formate da nastri aurei piatti e da pendenti di giada. Al regno di Silla risalgono la pagoda di Punhwangsa e l'edificio chiamato Ch'om-song-dae (“Osservatorio delle stelle”). La stagione classica dell'arte coreana fiorisce durante il regno del Grande Periodo di Silla (668-918), ma le ingenti distruzioni avvenute durante l'invasione giapponese del sec. XVI hanno ridotto a pochi esempi la produzione artistica di questo periodo. Importanti del sec. VIII sono le rovine del tempio di Pulguk-sa (presso Gyeongju) e il tempio rupestre di Sokkuram (o Sokkulam), contenente nella “rotonda” una grande statua di Buddha attorniata da una serie di bassorilievi parietali raffiguranti altri personaggi del pantheon buddhistico, in un'arte che, seppure ispirata alla contemporanea scultura cinese T'ang, rivela un deciso superamento per l'imporsi di caratteri stilistici nettamente coreani (sculture in pietra a ornamento di tombe). Eccezionale prodotto della bronzistica di questo periodo è un originale tipo di campana, che documenta alti raggiungimenti tecnici nel processo di fusione. Improntata alla massima fioritura del buddhismo appare l'arte del successivo regno di Koryŏ (sec. X-XIV), che trova la sua maggiore espressione nell'architettura della “Sala della vita eterna” e della “Sala del Fondatore” nel monastero di Pusok-sa (Corea sudorientale). Mentre nella prima (fine sec. XIII) è conservata una delle maggiori testimonianze della scultura Koryŏ con la statua in legno di Amitābha, nella seconda (sec. XIV) sono documentati pregevoli esempi di pittura murale buddhistica. A questo periodo risale la realizzazione della pagoda di Kyongch'onsa Uno dei pro, prima edificata presso Gaeseong, poi ricostruita a Seoul nel giardino del palazzo Kyongbok. Prodotti maggiori di questo regno furono le ceramiche (soprattutto il vasellame noto come céladon Koryŏ) . Sostituitosi il confucianesimo al buddhismo con l'avvento al potere della dinastia Yi (1392), l'arte seguì un processo di decadenza, riscattato tuttavia da un'intensa attività artigianale. Anche nel campo della pittura, le cui realizzazioni si allineano alla tradizione cinese del periodo Ming, non mancarono artisti di rilievo, quali Kang Hui-an e An Kyon (sec. XV), Yi Sangjwa, la pittrice Shin Saimdang, Yi Chong (Tanum) e il giovane Yi Chong (Naeong), tutti attivi nel sec. XVI; ai sec. XVII e XVIII appartengono Kim Myong-guk, Chong Son e il suo allievo Shim-Sa-Jong, il famoso Kim Hong-do, Shin Yun-bok e l'inconfondibile pittore di gatti Pyon Sang-Byok. Importante impulso ebbero le manifatture ceramiche, alle cui maestranze si deve l'introduzione in Giappone dello speciale vasellame per la cerimonia del tè. Oltre che in Giappone la ceramica coreana ebbe lunga influenza anche in Occidente, specialmente in Inghilterra.

Cultura: teatro

I Cinesi, nelle loro antiche storie, riferiscono dell'amore dei Coreani per il canto e per la danza; ma non ci è pervenuto nulla del teatro coreano più antico. Solo a partire dall'epoca dei Tre Regni si ha notizia di sommarie organizzazioni di spettacoli. Sono segnalate alcune rappresentazioni in occasione del raccolto (p’algwan-hoe) e la danza rituale della spada (kommŭ) perpetuata fino ai nostri giorni, ma che era eseguita con maschere ora non più in uso. Degli spettacoli di epoca Koryŏ (918-1392) non si hanno notizie più esaurienti, se si eccettua una raccolta di drammi in maschera, il Sandaeguk (Dramma con montagna per palcoscenico), che tramanda due precedenti danze anch'esse in maschera, il ch’ŏyong-mu (danza ch’ŏyong) e il narye (cerimonia d'esorcismo), fuse all'epoca con il sandae, consistente in un sommario copione narrativo, intercalato da canti e danze. Si ha notizia pure dei primi spettacoli per marionette, alle quali verrà in seguito affidata la satira di costume, soprattutto a livello religioso. Fra i vari tipi fissi erano inclusi anche animali. Ma furono i due caratteri principali a dare il nome al genere, detto Kkoktukgaksi (Donna o Sposa burattino) o Pak Ch’ŏmji norum (Spettacolo del censore Pak). Verso la fine dell'epoca Chosŏn (1392-1910) venne elaborata una nuova forma di spettacolo, il p’ansori, sorta di dramma lirico, spesso satirico, ma sempre ispirato a racconti e leggende tradizionali, forse originario della provincia di Jeonra (sec. XVIII), come i primi declamatori: Ha Handam e Ch'ŏe Sondal. Il dialogo drammatico era infatti affidato a cantori di professione, spesso autori della musica e dei testi, attinti dai romanzi popolari più in voga come il Ch’unhyang-Jŏn (La storia di Ch'unhyang). L'accompagnamento musicale era quasi esclusivamente affidato a strumenti a percussione. L'unico autore che esce eccezionalmente dal generale anonimato della produzione teatrale coreana, di basso livello, è Sin Chaehyo (1812-1884). Il primo teatro stabile e nazionale coreano, il Wŏng gaksa, fu costruito a Seoul nel 1897. Fino ad allora, e anche in seguito, gli spettacoli venivano allestiti su palcoscenici mobili, quasi sempre all'aperto. Continuarono le esecuzioni, con spirito sempre più triviale, dei sandae e delle danze haeso o pongsan t’al-ch’um e hahoe, anch'esse mascherate e con lo stesso intento satirico contro la burocrazia e il clero. Fra i drammaturghi contemporanei va citato Im Hwa (1908-1953), autore di opere di impegno sociale a sfondo marxista. Come per le altre arti anche la drammaturgia nordcoreana è stata orientata all'esaltazione della figura del “presidente eterno”, con opere dagli allestimenti grandiosi costantemente presenti tra gli spettacoli dei maggiori teatri (una di queste, Song of Glory, prevede un cast di 5000 persone).

Cultura: musica

La tradizione musicale coreana appartiene alla famiglia cino-giapponese. I caratteri comuni con la cultura musicale di Cina, Giappone e Viet Nam riguardano la teoria musicale, somiglianze fra gli strumenti, la scala tipo (che è quella pentatonica). Il dramma musicale, genere classico del teatro coreano, è legato a quello cinese; affine al koto giapponese è la cetra a corde di seta chiamata tai-caing, lo strumento più comune per esecuzioni solistiche. Uno degli aspetti più significativi della tradizione musicale coreana era dato dalla presenza dell'orchestra di corte nelle due formazioni tipiche, lo hyang-ak (oboi, flauti, viole e tamburi) e il tang-ak (gong, litofoni, organi a bocca). La polifonia sviluppata da queste orchestre è affine a quella dei gamelan (l'orchestra giavanese o balinese). Accanto alla tradizione colta, quella popolare si basa su caratteri affini, ma presenta maggiore semplicità e, rispetto alla musica popolare cinese, riflette una fase più arcaica; ha subito una veloce evoluzione nella Corea del Sud (dove con gli statunitensi è penetrato anche il jazz), mentre al Nord si favorisce la conservazione dello stile tradizionale. Anche in ambito musicale si contano una serie di composizioni create per celebrare la grandezza del leader Kim-Il-Sung, come Song of General Kim Il Sung e Long Life and Good Health to the Leader.

Cultura: cinema

Il terzo di secolo di dominazione giapponese condizionò la produzione cinematografica coreana dell'epoca. Tuttavia, dei ca. duecento film realizzati nel periodo 1910-45, almeno trenta, appartenenti al decennio 1926-36, influenzato ideologicamente e culturalmente dall'Associazione artisti e scrittori proletari, mantennero caratteri nazionali. Di molti di essi fu regista Na Ung-Kyu (1901-1932), attivista politico e seguace dei cineasti sovietici, che nel 1926 con il film Arirhang (nome di una collina) offrì il primo esempio di arte autonoma. Nel 1942 i cineasti coreani si rifiutarono di lavorare ulteriormente per i giapponesi, i quali risposero prima chiudendo, poi smantellando i loro studi. Alla divisione del Paese in due zone seguì conseguentemente la formazione di due distinte cinematografie. Quella della Repubblica Democratica Popolare di Corea è da ricordare innanzitutto per alcuni documentari straordinariamente lirici, realizzati nel periodo bellico, ma suo massimo merito è l'autenticità nazionale, perseguita con un'intensa evoluzione organizzativa e culturale nel dopoguerra. Essa s'infoltì sempre più di titoli (Il canto dell’amicizia, Il mio suolo natale, La guerra sacra, La storia della fortezza di Sado, L’amore al villaggio, La leggenda di Shim Chung, Il fiume Tumangan, ecc.) e di nomi (Kon Hong Sik, Min Dek Sik, Kim Rak Sup, Chin Jong Sup, Cheng San Ine); più volte presentata e premiata ai festival di Karlovy Vary e di Mosca, restava però sconosciuta al pubblico occidentale, eccettuati pochi titoli come, per esempio, la coproduzione con la Francia Morabong (1960), di J.-C. Bonnardot, o la selezione inviata alla Mostra del film d'autore di Sanremo nel 1973 (La famiglia di Choe Hak Sin, Il destino di un membro del corpo di autodifesa, La venditrice di fiori) o Missione senza ritorno, di Choe Un Hui, presentato a Nantes nel 1984. Strumento di propaganda per antonomasia il cinema forse più di altri mezzi ha avuto un ruolo predominante nell'educazione del popolo nordcoreano dal 1953 in avanti. In segno di riappacificazione, il film d'animazione Wanghu Sim Cheong del 2005, è stata la prima co-produzione con la Corea del Sud.

Bibliografia

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Per la storia

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Per la letteratura

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Per l’arte

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Per il folclore

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