Lessico

sf. [sec. XVI; dal francese avant-garde].

1) Reparto che precede a scopo di sicurezza un corpo di truppe in marcia con il compito di proteggere il grosso da improvvisi attacchi nemici, dandogli il tempo di apprestare le misure difensive. In caso di avanzata l'avanguardia precede i movimenti delle truppe, spezzando eventuali deboli resistenze nemiche, rimuovendo ostacoli e provvedendo a riparazioni varie. Il compito dell'avanguardia è di grande responsabilità e deve essere espletato con decisione e avvedutezza. L'avanguardia può ricorrere al combattimento, ma, di regola, non deve impegnarsi a fondo a meno che non abbia la sicurezza di prevalere. La forza, la composizione, la successione degli elementi e la distanza dal grosso sono determinati caso per caso in relazione alla natura del terreno da percorrere, alle informazioni che si hanno sul nemico, allo scopo che si vuole conseguire e al tempo presumibilmente necessario al grosso per assumere la formazione di combattimento.

2) Fig., ogni movimento, scuola, corrente artistica o ideologica che si pone fuori della tradizione propugnando concezioni nuove e rivoluzionarie: letterato, scrittore d'avanguardia; pittura d'avanguardia. In particolare, sotto l'aspetto politico e sociale il termine è nato alla metà dell'Ottocento per indicare le correnti della sinistra radicale e anarchica. L'avanguardia, il cui nome è spesso usato per indicare partiti o movimenti di sinistra, propugna e sviluppa idee progressiste per rompere gli interessi tradizionali, di cui predica l'eliminazione.

3) Per estensione, la posizione avanzata di chi sta all'avanguardia, sia in senso proprio sia fig.: “Correva in avanguardia e ogni tanto si voltava ansimando ad aspettare i compagni” (Bontempelli); porsi all'avanguardia del movimento per l'emancipazione femminile.

Movimenti artistici d'avanguardia: letteratura

La letteratura d'avanguardia è rappresentata dai numerosi movimenti culturali sorti in Europa con intenti profondamente polemici nei venticinque anni che seguirono alla dissoluzione del simbolismo (ca. 1905-30) e dopo il fallimento dei tentativi naturalistici e realistici, intesi come denuncia dell'oppressione instaurata dalla società capitalistica e borghese. Non potranno essere quindi considerati d'avanguardia i movimenti letterari o i singoli scrittori che operarono in periodi precedenti, anche se con grande anticipo sul gusto e la conoscenza propri delle società entro le quali vissero, sia perché gli intenti che essi si prefissero furono esclusivamente di ordine letterario o intellettuale, sia perché la definizione di avanguardia è propria della seconda metà del sec. XIX come fenomeno politico e dei primi venticinque anni del nostro secolo come fenomeno letterario e artistico in genere. Intento dell'avanguardia – che comprende il futurismo in Italia e in Russia, l'espressionismo in Germania, il dadaismo e il surrealismo in Francia, l'imagismo in Gran Bretagna e numerose altre manifestazioni, alcune delle quali, come l'acmeismo russo, circoscritte a brevi periodi di tempo o a un'unica arte – è di apportare un radicale rinnovamento nell'arte sia attraverso la forma espressiva, sia attraverso i contenuti, sia attraverso la stessa destinazione nuova e rivoluzionaria dell'opera d'arte. Le caratteristiche delle varie correnti d'avanguardia non sono sempre le stesse: vi può essere l'atteggiamento di “avventuroso entusiasmo o attivismo”, tipico del futurismo e dell'espressionismo tedesco, nel quale confluisce, come nel dadaismo, il nichilismo; vi può essere l'atteggiamento di “opposizione o antagonismo”, comune a quasi tutta l'avanguardia, che ha per oggetto il pubblico “considerato beota, pompier, filisteo, ossia borghese, in senso esclusivamente intellettuale e morale” (F. Fortini), e in questo caso interviene l'uso di un linguaggio chiuso, ermetico, da iniziati; oppure coinvolge le nuove e le vecchie generazioni. Infine si rintraccia nell'avanguardia un terzo atteggiamento, di “catastrofe o agonismo”, proprio, oltre che di Kafka, di certa letteratura di origine espressionistica o esistenzialistica. I primi movimenti dell'avanguardia letteraria sorsero quando il naturalismo e il realismo, intesi come opposizione e denuncia di una società oppressiva, entrarono in crisi e cominciarono a offrire una rappresentazione sempre più limitata e tendenziosa della realtà, escludendo volutamente larghe zone dell'esperienza umana e asservendosi anzi alla società che intendevano combattere e modificare, fino a trasformarsi in merce di consumo del sistema capitalistico; perduta ogni efficacia polemica, anzi, il realismo mostrò una certa assuefazione a uno stato di cose che pareva impossibile o inutile mutare. A questo punto si sentì la necessità di rompere completamente col passato e con la tradizione, rifiutando il sistema senza compromessi, con le strutture stesse dell'espressione, con il capovolgimento totale del comportamento e della morale, per togliere a questa rivoluzionaria letteratura la possibilità di essere confusa con gli altri prodotti commerciali. Un'arte, quindi, priva di ogni immediatezza di comunicazione, per niente esornativa e lontana dall'essere fonte di piacere e di svago per i lettori, la maggior parte dei quali reagirono con l'insofferenza e lo scherno, come avvenne in certe “serate” futuriste in Italia e per le mostre dadaiste e surrealiste in Francia. Antitradizionalista per eccellenza, l'avanguardia si propose un'assoluta originalità, “la negazione della storia, la decisione di non inserirsi su nessun terreno concreto e limitato, a favore di una sperimentabilità e di una inventabilità inesauribile di linguaggi, di forme, senza preoccuparsi di nessuna coerenza logica esterna, ma soltanto della verificabilità interna dei testi, del tutto autosufficienti, con i loro principi e i loro sviluppi. Al principio della comprensibilità e della comunicazione, da parte dell'avanguardia si oppongono l'asemanticità, la negazione dell'uso del linguaggio comune, accusato di portare con sé inevitabili gli elementi costrittivi della società che lo ha espresso, e ne ha foggiato i nessi a propria celebrazione o difesa, dando a credere che si tratti di valori assoluti, dell'unico linguaggio umano” (G. Barberi-Squarotti). Come attività rivolta all'eversione dell'intero sistema sociale, l'avanguardia non è mai soltanto un fenomeno puramente artistico o letterario, ma assume di solito posizioni di estremismo anarchico (dadaisti e una parte dei surrealisti), oppure è diretta verso l'estrema destra (futurismo, Ezra Pound, Dalí) o verso la sinistra (il surrealismo di Aragon ed Éluard, l'espressionismo di Toller e Brecht). Nel secondo dopoguerra, sempre per sfuggire all'utilizzazione per scopi industriali e commerciali, l'avanguardia si è proposta nuove tattiche di lotta sia coi fenomeni minori – più di costume che letterari – degli “arrabbiati” e dei beats, sia con esperimenti e moti assai più importanti, quali quelli della neoavanguardia, sorta per opera della rivista milanese Il Verri, diretta da Luciano Anceschi, e propagandata da molte altre pubblicazioni (Marcatré, Malebolge) anche quasi clandestine, ma soprattutto coi romanzi dell'école du regard francese, coi testi dei “Novissimi” e di Grass, dei postsurrealisti francesi, dei concretisti brasiliani, della scuola tedesca di Grominger. I documenti teorico-polemici della nuova avanguardia italiana sono raccolti nel volume Gruppo '63 (1964); fra i poeti dell'avanguardia italiana i più interessanti sono Edoardo Sanguineti, Elio Pagliarani e Nanni Balestrini. Va ricordato infine Giorgio Manganelli per la sua Hilarotragoedia, nella quale, con stile volutamente arcaico, viene riproposto lo spirito dell'humour noir caro ad André Breton.

Movimenti artistici d'avanguardia: arte

Ha la stessa genesi dell'avanguardia in letteratura con la quale, oltre che con la musica e con ogni forma di manifestazione artistica, ha in comune un atteggiamento di ricerca di nuove espressioni ed è caratterizzato da un forte senso di dissacrazione e di negazione della tradizione e della cultura ufficiale. Vengono solitamente definiti come avanguardie storiche i movimenti artistici nati tra l'inizio del Novecento e la Seconda Guerra Mondiale. Peculiare è la stesura di manifesti programmatici in cui vengono enunciati i principi e gli scopi del movimento. . In tal senso, se si prescinde dalle posizioni dottrinarie assunte da J.-L. David all'epoca della Rivoluzione francese, il “manifesto del realismo” pubblicato da Courbet nel 1855 può essere considerato un vero e proprio gesto d'avanguardia nella storia della pittura. Tuttavia sono i primi decenni del sec. XX che rappresentano l'era tipica delle avanguardie per il numero e la qualità delle proposte innovatrici: espressionismo, cubismo, futurismo, costruttivismo, dadaismo, surrealismo hanno in comune un atteggiamento di forte polemica nei confronti dell'arte accademica e della vita sociale. Tra i primi movimenti d'avanguardia, il Futurismo rivela nei suoi numerosi manifesti una concezione dell'arte come strumento di rivoluzione culturale ma anche espressione delle innovazioni tecnologiche, dalle automobili alla velocità. Accanto a questi movimenti, fondamentale importanza ebbe nel campo dell'architettura e del design l'attività svolta dal Bauhaus che, fondato a Weimar nel 1919 dall'architetto Walter Gropius, divenne uno straordinario centro per tutta l'avanguardia artistica europea. Nel secondo dopoguerra il carattere dell'arte d'avanguardia perde gran parte dei suoi connotati specifici, e tra le ultime tendenze spiccano, negli anni Sessanta, l'arte cinetica e programmata e l'arte concettuale. La prima si sviluppa in tutta Europa in una fitta rete di relazioni tra gruppi di artisti, che mediante dichiarazioni teoriche propongono, sulla scia della psicologia della percezione visiva, un'arte dai fondamenti scientifici, psicologici e fisiologici. L'arte concettuale, invece, privilegia i processi intellettuali e speculativi rispetto all'opera concreta, ponendo in discussione tutti i modi di fare arte. Dagli anni Settanta assistiamo al superamento definitivo del concetto di avanguardia a causa del rapido assorbimento di proposte e formulazioni innovative da parte della cultura “ufficiale”. Infine la cultura del “Postmoderno”, degli anni Ottanta, diviene l'indice di una profonda crisi dei valori ideologicamente “forti” come il concetto di avanguardia (vedi action painting; informale; neorealismo; op art; pop art; ecc.). "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 9 pp 8-22" "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 9 pp 8-22"

Movimenti artistici d'avanguardia: musica

Il superamento della sintassi musicale tradizionale e del romanticismo ottocentesco è l'elemento comune delle esperienze, anche diversissime, delle avanguardie storiche. Tra le posizioni di A. Schönberg e di I. Stravinskij, che con schematica approssimazione possono essere considerati i due poli estremi delle vicende musicali dei primi decenni del Novecento, si inseriscono figure come B. Bartók, P. Hindemith, G. F. Malipiero, E. Satie, per non citare che i nomi di alcuni degli autori più significativi, tutti aventi una propria fisionomia. Per l'attuale avanguardia musicale, le cui prime manifestazioni risalgono agli anni intorno al 1950, assume agli inizi un peso decisivo la lezione di Schönberg e dei suoi allievi A. Berg e A. Webern: ma, mentre in questi compositori, pur nella totale dissoluzione del linguaggio tonale e nell'uso della dodecafonia, rimanevano presenti alcune categorie compositive tradizionali (per esempio strutture formali precostituite), le nuove generazioni radicalizzano quell'esperienza applicando la cosiddetta “serializzazione integrale” (vedi seriale e Olivier Messiaen). Perciò con P. Boulez (n. 1925), L. Berio (n. 1925) , K. Stockhausen (n. 1928), B. Maderna (1920-1973), L. Nono (1924-1990), H. Pousseur (n. 1929) e altri, che si raccolgono intorno ai corsi di Darmstadt, non ha più senso riferirsi a una dimensione predeterminata del linguaggio musicale. Il rifiuto di ogni organizzazione tradizionalmente precostituita (non si accetta più nulla di “prefabbricato”, non solo un accordo, come faceva già Schönberg, ma nemmeno una forma, una combinazione ritmica, ecc.) pone il compositore di fronte a un compito completamente nuovo. In una prima fase (esauritasi intorno al 1960) caratterizzano il metodo compositivo dell'avanguardia atteggiamenti di razionalistico rigore, tendenti ad una organizzazione (quella seriale) estremamente complessa. La nuova posizione di fronte all'evento sonoro conduce a una sempre più approfondita analisi del suono in tutte le sue componenti, e a una diversa concezione dello spazio e del tempo musicale: si giunge in breve allo strutturalismo, così chiamato perché il pezzo si organizza per strutture, gruppi, scariche, fasce sonore, cioè per agglomerati fonici non più distinguibili nelle loro singole componenti. Essi richiedono una percezione globale e si dispongono nel tempo quasi come statici pannelli. Parallelamente si compiono le esperienze della musica concreta ed elettronica. Superato lo strutturalismo, a partire dal 1960 ca. diventa più difficile parlare, per l'avanguardia, di una koinè linguistica: una svolta importante è segnata dall'introduzione dell'alea, cioè dell'elemento casuale, che può essere inteso solo come controllato arricchimento del fare compositivo ma può configurarsi, per esempio in J. Cage (1912-1992), come radicale reazione al tradizionale concetto di musica, in nome di un atteggiamento irrazionalistico o anche mistico. Un simile atteggiamento rivela anche la statica, contemplativa dimensione in cui si colloca la musica di M. Feldman (1926-1987) o di altri americani. Un particolare significato assume, nelle più recenti esperienze, l'interesse per il teatro musicale o, più genericamente, per il “gesto” esecutivo. In qualche caso una composizione può ridursi a indicazione dei gesti che l'interprete deve compiere per eseguirla. Questo atteggiamento, da intendersi in chiave neodadaista, assume, in forme e modi diversi, il significato di tragica testimonianza del non-senso, del negativo. Ad esso si possono variamente ricondurre le opere di M. Kagel (n. 1931), D. Schnebel (1930), F. Donatoni (n. 1927), o le estenuate distillazioni sonore di S. Bussotti (n. 1931).

Movimenti artistici d'avanguardia: teatro

La stagione dell'avanguardia in teatro viene storicamente collocata tra la fine del sec. XIX e il 1930, nella scia della reazione al naturalismo. Le varie forme assunte dal teatro d'avanguardia hanno in comune con la letteratura e le arti un proposito di rivolta contro la tradizione e la convenzione. Vi è chi, per ovviare alla rilevata genericità del concetto di avanguardia, ha riferito il termine solo a quei tentativi “che per insita insufficienza o per ostacoli esterni non abbiano potuto conseguire stabilità organizzativa né fisionomia estetica troppo precisa”. Tale definizione, di L. Squarzina, è eccessivamente limitativa, ma al tempo stesso aiuta ad impedire che un uso troppo esteso del termine svuoti il concetto di concreto significato storico. Lo stesso Squarzina individua altrettante caratteristiche di molto teatro d'avanguardia in un quoziente d'improvvisazione, in un'aprioristica volontà di stupire, nell'incapacità di rivolgersi a larghi strati del pubblico, in una conclamata povertà di mezzi, nell'inettitudine a concludere. In realtà il termine che si potrebbe sostituire a quello di teatro d'avanguardia, per avvicinarsi di più alla sostanza del fenomeno considerato, è “teatro sperimentale”. Alla luce di questa definizione si comprenderà meglio che il teatro d'avanguardia è un teatro di rottura e insieme di proposta, anche se alla distruzione del vecchio non sempre debba fare riscontro un qualcosa di nuovo che sia compiuto in se stesso. Talvolta i frutti dell'avanguardia vengono raccolti a distanza di tempo, come sta a dimostrare, per esempio, la fruttificazione contemporanea dei semi gettati da A. Artaud, negli anni Trenta, con il suo “teatro della crudeltà”, più predicato che attuato. È chiaro che la fioritura recente di talenti come quello di J. Grotowski, per fare un solo nome tra i tanti possibili, sarebbe impensabile senza l'esistenza di certe radici relativamente lontane. Si pensi anche all'influenza che non cessa di esercitare quell'autentico padre dell'avanguardia teatrale che fu A. Jarry. A formare il movimento d'avanguardia, caratterizzato fra l'altro da una stimolante collaborazione fra artisti di campi diversi (letterati e teatranti, pittori e musicisti), concorsero tanti “ismi” del nostro secolo, dall'espressionismo al dadaismo, dal futurismo al surrealismo, e via dicendo. In molti casi vi fu convergenza tra sperimentazione sul piano drammaturgico e sperimentazione sul piano dello spettacolo; in altri casi, invece, l'innovazione avanguardistica si attuò su un solo piano: come, per esempio, nel costruttivismo, che fu una tendenza scenografica e registica di importanza fondamentale. Di una nuova avanguardia si è potuto parlare negli ultimi decenni a proposito sia di correnti drammaturgiche come quella del cosiddetto “teatro dell'assurdo”, sia di assortite sperimentazioni spettacolari, magari, come si è detto, tutt'altro che prive di collegamento con le esperienze dell'avanguardia storica.

Movimenti artistici d'avanguardia: cinema

Poiché nell'accezione più ampia si deve comprendere tutto ciò che è sperimentale, insolito, anticonformista, ciò che s'avventura (sia sul piano della forma e della tecnica, sia su quello dei contenuti) per vie inesplorate, teoricamente l'avanguardia cinematografica può andare dalle origini a oggi: da Méliès a Straub, da Dziga Vertov a Resnais, da Cohl all'underground. Storicamente si suole limitarla all'ultimo decennio del cinema muto e al primissimo sonoro, quando il movimento si sviluppò, soprattutto in Francia e in Germania, sulla scia di precedenti esperienze pittoriche, poetiche e teatrali. Il severo astrattismo tedesco fu voltato in ironico divertissement nei saggi francesi come Ballet mécanique di Léger, Entr'acte di Clair e Un chien andalou di Buñuel e Dalí; e Richter ne apprezzò a sua volta la lezione in Vormittagsspuk o “Gioco di cappelli”. Prevalse l'estetismo fotografico in L'étoile de mer di Man Ray e quello simbolistico in Le sang d'un poète di Cocteau, mentre Rien que les heures di Cavalcanti avanzò la proposta documentaristica poi raccolta (anche sull'esempio sovietico) dalle sinfonie cittadine di Ruttmann e Ivens e, più tardi, dalla scuola britannica di Grierson. Assorbendo in sé, disordinatamente, le varie correnti astratte, futuriste, dadaiste, espressioniste, ecc., il movimento sboccò infine nel surrealismo, manifestandosi sia a livello di pamphlet ideologico sia nella forma di reportage di denuncia sociale (da L'âge d'or a Las Hurdes di Buñuel, 1930-32). Cinema d'élite e per cine-club in Europa, divenne ancor più snobistico negli U.S.A., dove si predilesse la tendenza astratta e dove in Dreams that Money Can Buy Richter, Man Ray, Léger e altri offrirono, nel 1945, un nostalgico riepilogo di temi vecchi di vent'anni.

Per la letteratura

T. Tzara, Manifest Dada, Zurigo, 1918; F. Flora, Dal romanticismo al futurismo, Piacenza, 1921; H. Bahr, Espressionismo, Milano, 1945; E. Falqui, Il futurismo e il novecentismo, Torino, 1953; idem, Bibliografia e iconografia del Futurismo, Firenze, 1959; G. Ravegnani, Bibliografia della critica, in Poeti futuristi, Milano, 1963; A. Guglielmi, Avanguardia e sperimentalismo, Milano, 1965; A. Frattini, Poesia nuova in Italia tra ermetismo e neoavanguardia, Roma, 1966; Autori Vari, Avanguardia e neoavanguardia, Milano, 1966; F. Masini, G. Benn e il mito del nichilismo, 1967; I. Ambrogio, Formalismo e avanguardia in Russia, Roma, 1968; G. Kraiski, Le poetiche russe del Novecento, Bari, 1968; F. Fortini, 24 voci per un dizionarietto di lettere, Milano, 1968; V. Strada, Tradizione e rivoluzione nella letteratura russa, Torino, 1969; G. Grana, Le avanguardie letterarie, Settimo Milanese, 1986.

Per l'arte

R. Carrieri, Pittura, scultura d'avanguardia in Italia (1890-1950), Milano, 1950; W. Lewis, The Demon of Progress in the Arts, Londra, 1954; G. Dorfles, Il divenire delle arti, Torino, 1959; idem, Simbolo, comunicazione, consumo, Torino, 1962; E. Morin, L'industria culturale, Bologna, 1963; M. Volpi Orlandini, Arte dopo il 1945 U.S.A., Bologna, 1969; M. De Micheli, Le avanguardie artistiche del Novecento, Milano, 1988.

Per la musica

T. W. Adorno, Philosophie der neuen Musik, Tubinga, 1949 (trad. it., Torino, 1959); L. Rognoni, Espressionismo e dodecafonia, Milano, 1958; J. Cage, Silence, Middletown, 1961 (trad. it., Milano, 1971); K. Stockhausen, Texte zur elektronischen und instrumentalen Musik, 2 voll., Colonia, 1963; P. Boulez, Relevés d'apprenti, Parigi, 1966 (trad. it., Torino, 1968); H. Pousseur, Fragments théoriques sur la musique expérimentale, Bruxelles, 1970; M. Del Duca Lindoro, Musica digitale, Padova, 1987.

Per il teatro

M. Corvin, Le théâtre nouveau en France, Parigi, 1963; idem, Le théâtre nouveau à l'étranger, Parigi, 1964; A. M. Ripellino, Il trucco e l'anima (I maestri della regia nel teatro russo del Novecento), Torino, 1965; G. Serreau, Histoire du “Nouveau théâtre”, Parigi, 1966; E. Bruno, Teatrosessanta. Tradizione, avanguardia, Roma, 1977.

Per il cinema

R. Manvell, Il cinema sperimentale, in “Nascita del cinema”, Milano, 1961; J. Comin, Appunti sul cinema d'avanguardia, in “Antologia di Bianco e Nero” (1937-1943), vol. III, t. I, Roma, 1964; T. Chiaretti, Le ragioni dell'avanguardia, in “Film 1964”, Milano, 1964; P. Tyler, Underground Film - A Critical History, New York, 1969; D. Curtis, Experimental Cinema - A Fifty Year Evolution, Londra, 1971; S. Lawder, Il cinema cubista, Genova, 1983.

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