Lessico

sm. [sec. XIII; forse latino brundíum, connesso col persiano biring, rame].

1) Lega costituita essenzialmente di rame e stagno. In senso fig. (con riferimento alla durezza, alla resistenza, al colore o alla sonorità della lega): incidere nel bronzo, si dice di sentenze e detti degni di imperituro ricordo; cielo di bronzo, infuocato; faccia di bronzo, di persona sfrontata e impudente; cuore di bronzo, duro, crudele; voce di bronzo, sonora; petto di bronzo, voce molto robusta.

2) Per metonimia, opera d'arte in bronzo; in genere scultura: un bronzo del Cinquecento; i bronzi cinesi . Può indicare anche un qualsiasi oggetto di bronzo; in particolare, nell'uso poetico, campana o cannone: i sacri bronzi; “Ecco le offese del nemico bronzo” (Carducci).

3) Pigmenti di bronzo, pigmenti inorganici comprendenti diverse polveri metalliche come alluminio, rame e sue leghe, oro, argento, piombo, nichel, caratterizzate dalla colorazione oro e dalla finezza granulometrica. Dato l'alto costo sono utilizzati solo a scopo decorativo in vernici per interni, lacche per tessuti, carte speciali e tappezzerie pregiate.

4) Età del Bronzo, periodo preistorico compreso tra il III e il II millennio a. C., caratterizzato dalla produzione di armi e utensili in bronzo.

Metallurgia

Lega rame-stagno, con o senza aggiunte di altri elementi come zinco, piombo, nichel, fosforo, ecc. Secondo la terminologia adottata di recente, vengono chiamati bronzo anche altre leghe del rame nelle quali lo stagno può essere presente in piccole percentuali, come aggiunta, oppure assente: sono i bronzi all'alluminio (cuproaluminium), al berillio (cuproberillio), al manganese (cupromanganese), al silicio, ecc., ciascuno dei quali ha proprietà e caratteristiche diverse da quelle dei bronzi propriamente detti. Come molte altre leghe, i bronzi vengono fabbricati per fusione dei vari elementi che li costituiscono . I bronzi comuni presentano una percentuale di stagno variabile dal 3 al 20-25%. Quelli contenenti titolo di stagno fino al 10% presentano buone caratteristiche di lavorabilità per deformazione plastica e pertanto possono essere laminati, stampati, trafilati; quelli a maggior contenuto di stagno sono sempre meno tenaci col crescere della percentuale di stagno e quindi più fragili e non lavorabili plasticamente. Questi vengono perciò utilizzati soprattutto in fonderia per le loro ottime caratteristiche di fluidità allo stato liquido, e quindi di colabilità, indispensabili per ottenere getti di qualità, per la costruzione di oggetti d'arte e di apparecchiature scientifiche diverse. I bronzi per campane sono caratterizzati da percentuali di stagno molto elevate (20% e oltre): infatti l'alto tenore di stagno li rende particolarmente duri e compatti, assicurando le desiderate caratteristiche di suono squillante. I bronzi comuni sono stati largamente impiegati nel passato per le loro ottime caratteristiche meccaniche, tecnologiche, di resistenza alla corrosione sia atmosferica, sia in ambiente marino e di resistenza all'abrasione. Negli ultimi anni, per lavorazioni con deformazione plastica, si è diffuso l'impiego dei bronzi all'alluminio che offrono analoghe caratteristiche e sono meno costosi. Alle leghe rame-stagno spesso vengono effettuate aggiunte di altri elementi quali fosforo, zinco e piombo. Piccole percentuali di fosforo (0,1-0,5%) aumentano la durezza della lega e quindi la resistenza all'abrasione richiesta per la costruzione di ingranaggi, rulli o altri particolari che spesso operano in ambienti aggressivi e contemporaneamente sono soggetti a usura. Lo zinco migliora la lavorabilità per deformazione plastica dei bronzi, la fluidità allo stato liquido e la loro qualità per l'azione disossidante e di degasaggio esercitata durante la preparazione della lega. Il piombo viene aggiunto alle leghe rame-stagno in quantità variabili che vanno dall'1 al 30%: esso non entra in soluzione in queste leghe, ma rimane nella matrice come fase separata in forma più o meno suddivisa. A questo fatto sono da attribuire le migliori caratteristiche di lavorabilità alle macchine utensili e di tenuta a pressione dei bronzi nei quali le aggiunte di piombo sono dell'1-5%. Percentuali maggiori del 6-7% fino al 30% di piombo presentano le leghe rame-stagno antifrizione.

Arte

L'esigenza artistica di abbellire le superfici delle forme bronzee ottenute mediante colata si manifestò in fase avanzata della lavorazione dei metalli dell'età preistorica: ne sono testimonianza esempi di vasellame e di armi a carattere sacrificale o cerimoniale, in cui la decorazione si avvale già delle tecniche dell'incisione e dello sbalzo o a foratura (come nei reperti di Ur). Questa prima documentazione dell'arte del bronzo appartiene alla civiltà sumerica (fine del III millennio a. C.), anche se non sono state escluse esperienze anteriori maturate da altre civiltà più vicine agli altopiani iranici. Ai Sumeri sono attribuiti gli inizi della tecnica “a cera perduta”. Nel corso del II millennio a. C. l'arte dei bronzisti si fa più evoluta sullo stimolo di un più vasto uso dei prodotti in bronzo, quali utensili domestici, statue votive, suppellettili liturgiche, oggetti ornamentali, soprattutto armi. Famose in questo periodo sono le officine egiziane, assiro-babilonesi, iraniche (per l'arte prestigiosa dei bronzisti del Luristan), ittite, elamite (che vantavano un'eccezionale tradizione di fonditori), cretesimicenee (di cui le armi ageminate trovate nelle tombe reali appartengono già al prodotto dell'oreficeria), fenicie e nuragiche. Nella medesima epoca, con altrettanta ricca e antica esperienza tecnica fiorisce l'arte delle culture siberiane (cultura di Karasuk). Con la dinastia Hsia (2100-1600 a. C.) si sviluppa una cultura del bronzo autonoma che in periodo Shang-Ying (1600-1100 a. C.) offrirà prodotti inimitabili sia dal punto di vista tecnico che decorativo. Contemporaneamente l'arte delle steppe affida al bronzo, in una ricca varietà di stili, comunque collegati a una comune espressione, l'immagine animalistica. Nel Mediterraneo, dalle tradizioni di Samo e di Rodi, la Grecia alimentava le proprie esperienze, portate poi a perfezione negli esempi della statuaria di Mirone, Fidia, Policleto, Prassitele, Lisippo. Celebri capolavori greci furono poi riprodotti e diffusi in tarda età ellenistica e romana. I Romani appresero le tecniche di lavorazione e dell'arte del bronzo dai Greci e dagli Etruschi (l'esperienza di questi ultimi è consegnata a capolavori scultorei quali la Lupa Capitolina la Chimera d'Arezzo e l'Arringatore, quest'ultimo al Museo Archeologico di Firenze). I bronzisti europei del Medioevo furono interessati a una produzione di carattere essenzialmente religioso, sollecitata da committenti orgogliosi di abbellire le grandi cattedrali. Famose furono in quest'epoca (sec. XI-XIV) le botteghe della regione renana e mosana, specie il centro di Hildesheim, specializzato per i lavori di doratura e di cesello in reliquiari, acquamanili, candelabri (come quello monumentale, forse opera di Nicola di Verdun, nel duomo di Milano). Ricca è anche la produzione di arredi sacri del periodo gotico italiano, nel cui stile si sviluppa la tradizione delle grandi imposte bronzee per i portali delle cattedrali, tra le quali si ricordano (dopo gli antichi esempi di Amalfi e di S. Marco a Venezia): San Zeno a Verona, le cattedrali del già citato centro di Hildesheim, di Pisa e Monreale (opere di Barisano da Trani), le opere di Andrea Pisano per il battistero di Firenze (1330-36). Ma la stagione d'oro per l'arte del bronzo è il periodo del Rinascimento italiano. Basti citare Donatello con il monumento equestre del Gattamelata e i bassorilievi del Santo a Padova (oltre a quelli per i pulpiti di S. Lorenzo a Firenze); Ghiberti, autore delle porte del battistero fiorentino; il Pollaiolo con i monumenti sepolcrali di Sisto IV e di Innocenzo VIII (S. Pietro a Roma); il Verrocchio con il gruppo di Gesù e Tommaso (Orsanmichele a Firenze) e il monumento equestre del Colleoni a Venezia; infine, Cellini, che del bronzo approfondisce le tecniche e sfrutta con insuperabile ingegno le possibilità estetiche. A questi s'aggiungono nel sec. XVI il fiammingo Giambologna, il Vittoria, L. Leoni. Nella medaglistica famosi furono il Pisanello, Matteo de' Pasti, Francesco di Giorgio e altri. Nella caratteristica produzione di bronzetti ispirati all'arte classica sono da ricordare il Riccio e l'Antico. Per la Germania vanno menzionati gli scultori Peter Vischer e Hans Lenberger; per la Francia, tra gli altri, Germain Pilon e Adrian de Vries. Un posto a sé occupano i molti artisti che si dedicarono nei sec. XVII e XVIII alla decorazione delle armi. La tradizione italiana della statuaria in bronzo ebbe i suoi grandi artisti anche nell'età barocca (Bernini, Algardi, Mariani, i Tacca). Durante il Settecento il bronzo trova nuove applicazioni nella vasta produzione di suppellettili domestiche, oggetti ornamentali e soprattutto nell'inesauribile invenzione di forme e di motivi per le preziose guarnizioni del mobilio. Nell'Ottocento, accanto agli scultori dei grandi monumenti commemorativi (D. Duprè, i Calandra, A. Balzico, C. Marocchetti), spiccano per maggior impegno artistico gli autori di una scultura in bronzo di minori dimensioni ma senz'altro più espressiva dei grandi gruppi celebrativi (i francesi J. B. Carpeaux e poi A. Maillol e soprattutto A. Rodin; tra gli italiani C. Marocchetti, V. Gemito, G. Grandi). Nel sec. XX l'arte del bronzo raggiunge nuovi valori espressivi attraverso le estetiche dei movimenti dell'arte moderna, da U. Boccioni a G. Manzù, H. Moore, M. Ernst per citare solo alcuni tra i maggiori del nostro tempo.

Bibliografia

Per la metallurgia

C. J. Smithels, Metals Reference Book, Londra, 1962; R. Zoja, W. Nicodemi, Metalli, leghe ferrose e non ferrose, Milano, 1972.

Per l'arte

A. Pettorelli, Il bronzo e il rame nell'arte decorativa italiana, Milano, 1926; K. Lehman-K. Kluge, Die Antiken Grossbronzen, 3 voll., Berlino-Lipsia, 1927; W. Lamb, Greek and Roman bronzes, Londra, 1929; P. Rivet-H. Arsandaux, La métallurgie en Amérique précolombienne, Parigi, 1946; R. J. Forbes, Metallurgy in Antiquity, Leida, 1950; H. Landais, Les bronzes italiens de la Renaissance, Parigi, 1958; L. Aitchison, A History of Metals, 2 voll., Londra, 1960; Ma Chengyuan, Ancient Chinese Bronzes, Oxford, 1986; M. Scalini, L'arte italiana del bronzo dall'alto Medioevo al Barocco, Busto Arsizio, 1988.

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