diàrio (sostantivo)

Indice

Lessico

Sm. [sec. XVI; da diario].

1) Scritto in cui si annotano quotidianamente pensieri e sentimenti di carattere autobiografico o impressioni su avvenimenti dei quali si è partecipi o testimoni. Per estensione, quaderno, giornale, ecc., su cui si scrivono gli appunti, si annotano gli avvenimenti, ecc.

2) Registro in cui si segna il lavoro svolto o da svolgere quotidianamente: diario delle lezioni, registro in cui i professori annotano la data e gli argomenti delle lezioni; diario scolastico, quadernetto in cui gli studenti annotano i compiti a loro assegnati; diario di esami, calendario delle prove d'esame. Il Ministero della Pubblica Istruzione stabilisce le date delle prove scritte e grafiche degli esami di abilitazione e di maturità (art. 82 reg. 4 maggio 1925, n. 653), il Provveditorato agli studi quelle dei rimanenti esami scritti (R.D. 8 luglio 1937, n. 1392), mentre il diario delle prove orali è programmato dalla commissione esaminatrice (art. 83). Diario romano, calendario ecclesiastico annuale con l'elenco delle festività liturgiche e di quelle dei santi, dei giorni di digiuno, delle indulgenze lucrabili e delle occasioni di culto nelle chiese e nei cimiteri romani.

Letteratura

Nell'antichità il diario intimo è sconosciuto: gli eventi pubblici sono riferiti sotto la forma dei commentarii (celebri quelli di Senofonte e di Cesare). Alle “confessioni”, tipica espressione della spiritualità cristiana che raggiunge il suo culmine in Sant'Agostino, subentra nel Rinascimento il diario come libro d'introspezione e di autoanalisi, da E. S. Piccolomini a L. Bruni. In Estremo Oriente sono ricchi di significato i diari della letteratura giapponese, tra i quali il Diario di Tosa, il primo dei diari (nikki) dell'epoca Heian, scritto dal poeta e cortigiano Ki no Tsurayuki, resoconto del suo viaggio di ritorno da Tosa, dove era stato governatore, a Kyōto (dicembre 934-febbraio 935); il Diario di un'effimera, diario di una dama di corte e delle vicende della sua sfortunata vita matrimoniale (dal 954 al 974); il Diario di Sarashina, opera di una dama di corte del sec. XI. Notevoli anche i diari della letteratura cinese, tra cui i Ricordi del sogno di T'ao-an, in cui Chang Tai (1597-1684) esprime il suo rimpianto per la civiltà precedente alla caduta dei Ming, e le Ricordanze del convento del bosco ombroso di Mao Hsiang (1611-1693), delicata opera d'arte che rispecchia i costumi dell'antica famiglia cinese. Sono in lingua francese alcune delle massime testimonianze diaristiche di tutti i tempi: dall'anonimo Journal d'un bourgeois de Paris (1405-49), immagine vivissima di vita, ai Mémoires au jour le jour (dal 1574 al 1610) di Pierre de L'Estoile, al Journal di Dangeau su avvenimenti del regno di Luigi XIV, ripresi e ben altrimenti esaltati dai Mémoires di Saint-Simon, per arrivare a una ricchissima messe durante tutto il Settecento (Memorie di Madame Roland, di Brissot, di numerose dame letterate), tra cui spiccano Les Nuits de Paris (1788-91) di Restif de La Bretonne, a metà strada tra la cronaca e il diario. Per la lingua inglese vanno ricordati i Memorials di B. Whitelocke, il diario di J. Evelyn, quello di Samuel Pepys (1660-69), famoso per la sua spregiudicatezza e quello, più noto come Diario a Stella, redatto da J. Swift fra il 1710 e il 1713. Tra i diari italiani del Settecento sono celebri quelli di Casanova, di Goldoni (in lingua francese), di Alfieri. Con il romanticismo, l'arte del diario corrispose con la compiaciuta coltivazione dei sentimenti nel chiuso della propria anima: come è il caso della letteratura francese cominciando da B. Constant (Journaux intimes), passando per Stendhal (Vie d'Henri Brulard, Souvenirs d'égotisme), Maurice de Guérin, Eugène Delacroix, per arrivare ai fratelli Goncourt, che tennero un minuzioso resoconto di avvenimenti culturali e mondani dal 1851 al 1884. Contemporaneamente e di tutt'altra natura cominciarono ad apparire i Fragments d'un journal intime dello svizzero Amiel. Dopo J. Renard, che nel suo Journal (dal 1887 al 1910) dà spazio a un'acuta analisi dell'epoca, A. Gide ha lasciato un eccezionale documento morale e umano che va dal 1889 al 1949. Notevoli inoltre le testimonianze del critico Ch. Du Bos (dal 1908 al 1939). Grandi diaristi ebbe anche la Germania, con J. G. Herder, la principessa Gallitzin, W. Goethe, J. von Eichendorff, A. von Platen, F. Hebbel, fino alle pagine di diario di R. M. Rilke, del pittore P. Klee, del grande scrittore boemo F. Kafka e dell'austriaco R. Musil. Per tutta la ricca diaristica russa dell'Ottocento, basterà ricordare il diario di L. Tolstoj; e, per la letteratura in lingua inglese del nostro secolo, si ricorderanno i diari della scrittrice australiana K. Mansfield e dell'inglese V. Woolf. L'Italia ha nello Zibaldone di G. Leopardi il modello del diario letterario, cui si può accostare, nel nostro secolo, Il mestiere di vivere di C. Pavese. L'esperienza delle due guerre mondiali ha conferito al diario il valore di testimonianza diretta e drammatica da parte di uomini politici (Churchill, Ciano), di combattenti (Jahier, Lussu, Rigoni Stern, ecc.), di reduci dai campi di concentramento (P. Levi) o di deportati: famoso il Diario di Anna Frank (1942-44).

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