Definizione

sf. [sec. XVII; dal greco philología, propr. amore per le lettere]. Studio e interpretazione di testi letterari e di documenti storici per la maggior comprensione di una determinata cultura. Il termine filologia si affermò in Europa dopo l'umanesimo con il significato di “scienza dell'antichità”.

Cenni storici: l'età classica

Dalla necessità di interpretare e spiegare le opere letterarie, e in primo luogo i poemi omerici, prese ben presto l'avvio in Grecia una serie di studi e di ricerche che ebbero nell'età ellenistica il momento di maggiore fioritura. Soprattutto in questo periodo una nutrita schiera di dotti non si limitò a raccogliere, inventariare e classificare gli antichi testi letterari, ma si preoccupò anche di vagliarne l'autenticità, di ricostruirli nella loro forma originaria attraverso l'individuazione di interpolazioni e corruzioni, di interpretarli correttamente corredandoli di adeguati commenti storici, mitologici e antiquari. In questa multiforme attività si distinsero soprattutto nei sec. III e II a. C. gli eruditi della scuola alessandrina (Zenodoto di Efeso, Aristofane di Bisanzio, Aristarco di Samotracia) cui si devono soprattutto le edizioni critiche di Omero e di altri autori classici, e quelli della scuola pergamea (il cui maggior rappresentante fu Cratete di Mallo) che diedero particolare rilievo all'interpretazione allegorica, specie di Omero. Cratete di Mallo ebbe anche il merito di introdurre a Roma gli studi di filologia (il termine generalmente usato era però quello di grammatike, grammatica, che aveva un'accezione più ampia del corrispondente vocabolo italiano, comprendendo, oltre alla grammatica vera e propria, anche la critica e la filologia). Il primo grande filologo latino fu Elio Stilone Preconino, maestro del reatino Marco Terenzio Varrone che in questo campo di studi lasciò a Roma l'orma più profonda. L'opera degli antichi filologi greci viene continuata nel mondo bizantino soprattutto dal patriarca di Costantinopoli Fozio, alla cui scuola si formò anche Areta di Cesarea che, raccogliendo, postillando ed emendando numerosi manoscritti, contribuì in modo determinante alla conservazione delle opere dell'antica letteratura greca. In Occidente Aurelio Cassiodoro, ritiratosi dalla vita politica nel convento di Vivarium da lui fondato, promosse coi suoi monaci un attivissimo lavoro di ricerca, trascrizione e conservazione di testi.

Cenni storici: l'Umanesimo

I monasteri diventarono per tutto il Medioevo l'estremo rifugio della cultura classica che gli umanisti riscoprirono e diffusero con la loro opera di ricerca e trascrizione di manoscritti: Coluccio Salutati riscopre le epistole di CiceroneAd familiares; Poggio Bracciolini rimette in circolazione, tra l'altro, il De rerum natura di Lucrezio, le Silvae di Stazio, i Punica di Silio Italico. Ma sopra tutti gli altri umanisti del Quattrocento si eleva, per un più spiccato senso critico, L. Valla, traduttore di Tucidide e restauratore del testo latino del Nuovo Testamento e delle Storie di Livio. Nel secolo seguente s'impone, come uno dei maggiori cultori di studi greci, Piero Vettori, grande editore di Eschilo, dell'Elettra di Euripide, degli Stromata di Clemente, del De abstinentia di Porfirio, di scritti retorici di Dionisio e autore di importanti commenti alla Retorica e alla Poetica di Aristotele. Il primo grande rappresentante dell'umanesimo nordico è Erasmo da Rotterdam, il cui nome è legato alla pronuncia erasmiana del greco, che mostrò il suo acume filologico anche nelle edizioni del Nuovo Testamento greco e dei padri della Chiesa. G. C. Scaligero rivelò talento critico nei suoi studi sulle opere botaniche di Teofrasto e sullo Pseudo-Aristotele e con il De causis linguae latinae fece il primo tentativo di studiare la lingua latina su basi scientifiche. Suo figlio G. G. Scaligero fu un alacre ricercatore di manoscritti ed editore e studioso di testi antichi. In Francia anche Robert I Estienne (Stephanus) e il figlio Henri il Giovane furono editori di numerosi classici e autori dei Thesaurus linguae latinae e Thesaurus linguae graecae. J. Camerarius nella sua edizione di Plauto utilizzò i migliori manoscritti; il fiammingo Giusto Lipsio curò una fondamentale edizione di Tacito; J. F. Gronov di Amburgo fu editore di Sallustio, Livio, Seneca e Stazio; J. Gronov, figlio del precedente, curò edizioni anche di testi greci e scrisse un grande Thesaurus antiquitatum graecarum. Una menzione a parte merita l'inglese R. Bentley che a cavallo tra il sec. XVII e il XVIII fece fare un notevole progresso agli studi filologici: giunse a scoprire la presenza del digamma nel testo omerico; curò le edizioni di Orazio, Terenzio, Fedro, Manilio, dei frammenti di Callimaco, di Menandro e di Filemone; approfondì lo studio della prosodia e della metrica classica.

Cenni storici: la scuola tedesca

Grande ammiratore del Bentley fu il tedesco F. A. Wolf, amico di Goethe e di W. von Humboldt, che per alcuni aspetti fu considerato un caposcuola e un antesignano della grande filologia tedesca dell'ottocento. Con lui la filologia classica diventa scienza dell'antichità in tutta la sua totalità, come risulta dall'articolo programmatico con cui iniziò la rivista Museum der Altertumswissenschaft (Museo della Scienza dell'antichità). La sua fama è soprattutto legata al problema della questione omerica, le cui soluzioni sembrano peraltro meno interessanti dell'attenzione prestata agli scolii col fine di delineare la storia del testo omerico. Discepoli di C. G. Heyne, come il Wolf, furono B. G. Niebuhr cui si deve soprattutto la prima impostazione scientifica della storiografia antica, e K. Lachmann che formulò, con rigore forse eccessivo, il metodo da seguire nelle edizioni critiche, applicandolo al testo di autori come Properzio, Catullo, Tibullo, Terenziano Mauro, Gaio, Lucrezio e al Nuovo Testamento. Fu anche un valente germanista: scorse nell'epopea medievale tedesca dei Nibelunghi l'accostamento di canti separati preesistenti, teoria che applicò poi anche all'Iliade. Discepolo del Wolf fu A. I. Bekker, collazionatore di manoscritti ed editore di quasi tutti i prosatori attici fino ad Aristotele. Il suo coetaneo A. Boeckh studiò il mondo ellenico in ogni suo aspetto, pubblicò il testo di Pindaro con i relativi commentari metrici e i primi due volumi del Corpus Inscriptionum Graecarum. Alla sua scuola si formarono filologi di valore come K. O. Müller e O. Jahn. G. Hermann dedicò le sue cure precipue alla questione omerica (teoria del nucleo originario), ai tragici greci e alla tecnica e al metro dell'epopea da Omero in poi. Suoi discepoli furono, tra gli altri, C. A. Lobeck, F. W. Ritschl, A. Meinecke, M. Haupt. Su vari campi dell'antichità italica gettò una nuova luce la grande personalità di T. Mommsen, autore della monumentale Storia di Roma e di fondamentali lavori sul diritto romano, raccoglitore di epigrafi e organizzatore del celebre Corpus Inscriptionum Latinarum, filologo ed editore di testi come i Digesta giustinianei, studioso degli antichi dialetti italici. Genero del Mommsen fu U. Wilamowitz-Moellendorf, grande maestro del metodo filologico storicistico.

Cenni storici: la filologia europea

Se da questa rapida rassegna emerge con evidenza che la filologia dell'Ottocento e del primo Novecento fu dominata essenzialmente dalle scuole tedesche, non bisogna dimenticare il valido apporto che anche studiosi di altri Paesi hanno recato a questi studi. Basterà ricordare per l'Italia le grandi figure di G. Leopardi i cui lavori filologici furono apprezzati e ammirati anche da studiosi tedeschi; di D. Comparetti autore del celebre Virgilio nel Medioevo e cultore di mitologia comparata, di epigrafia e di papirologia; di G. Vitelli, editore critico di testi e insigne papirologo; di G. Pasquali, autore della ormai classica Storia della tradizione e critica del testo, editore e commentatore di testi, studioso di poesia greca e latina, la cui vasta problematica e ampia cultura traluce chiaramente dalla serie delle ben note Pagine stravaganti. La scienza dell'antichità classica ha raggiunto da ultimo il prestigioso risultato di decifrare e interpretare i testi micenei, il cui merito principale va agli inglesi M. Ventris e J. Chadwick. Nel primo Ottocento, in pieno clima culturale romantico, accanto alla filologia classica, e in parte sul modello di questa, sorgono le altre filologie: quella germanica (a opera soprattutto di J. Grimm e di K. Lachmann che, come si è visto, fu anche filologo classico) che studia la civiltà dei Germani nei suoi molteplici aspetti, con particolare riguardo a quelli linguistici e letterari; la filologia romanza (soprattutto a opera di F. Diez) che studia, con metodo prevalentemente storico e comparativo, le lingue e letterature neolatine; e via via tutte le altre filologie (slava, semitica, celtica, iranica, ugro-finnica, ecc.).

Bibliografia

L. Cesarini Martinelli, La filologia. Dai manoscritti ai libri stampati, Roma, 1984; A. Boeckh, La filologia come scienza, Napoli, 1987; W. Belardi, Linguistica generale, Roma, 1990.

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