Lessico

sf. [sec. XIV; dal latino infantía].

1) Periodo della vita compreso tra la nascita e l'uso della parola; nell'uso corrente tale periodo viene esteso fino a comprendere la fanciullezza. In pediatria, l'infanzia viene così suddivisa: neonatalità, fino al 10º giorno; prima infanzia, fino alla prima dentizione completa (2 anni); seconda infanzia, dai 2 anni fino ai sei anni, inizio dell'età scolastica; grande infanzia, fino a ca. 12 anni, all'inizio quindi della pubertà. Per estensione, i bambini nel loro complesso: l'educazione dell'infanzia; letteratura per l'infanzia; infanzia abbandonata, i trovatelli e gli orfani affidati alla pubblica assistenza.

2) Fig., il periodo iniziale, la prima fase di qualche cosa: l'infanzia della civiltà, della lingua, della scienza.

Psicologia

L'infanzia è un lungo periodo di preparazione. Dal sentimento dell'esistenza il bambino passa al senso della conoscenza. La forma di intelligenza senso-motoria che Piaget individua nello sviluppo psichico della prima infanzia fornisce al bambino le modalità della conoscenza e determina l'evolversi di una condotta sempre più volta al coordinamento. La realtà nella prima infanzia arriva al bambino filtrata dal processo sensoriale e motorio, per volgere gradualmente, nel periodo della seconda infanzia, alla determinazione dell'intelligenza rappresentativa o intuitiva. Il bambino si affranca dal processo di conoscenza sensoriale e “intuisce” il risultato di certe azioni senza avere la necessità di concretarle. Nella grande infanzia lo sviluppo psichico del bambino procede sulla base delle operazioni concrete, elementi fondamentali della formazione di concetti, quali, per esempio, il numero. Gli schemi di pensiero acquisiti dal bambino si avvicinano sempre più al mondo degli adulti, in un processo irreversibile che trasforma il bambino, ma impedisce all'adulto di reinserirsi nel mondo dell'infanzia ormai interpretato da una visione deformata del passato. L'adulto continua così a fornire un modello di conoscenza che rende determinante l'insistenza e l'equilibrio dei rapporti sociali per lo sviluppo psicologico dell'infanzia. Dal punto di vista affettivo, è nell'infanzia che, grazie ai rapporti con figure significative di riferimento, nasce il sentimento di identità personale e si pongono le basi per lo sviluppo della personalità adulta.

Letteratura: generalità

Sotto la definizione letteratura per l'infanzia sono comprese le opere in prosa e in versi scritte appositamente per i giovani e i bambini, tenendo conto delle loro esigenze spirituali e psicologiche. Prodotto ideale è quello che tende all'educazione del cuore e della mente, senza che la finalità appaia manifesta; meglio ancora se ciò è conseguito attraverso un'opera valida per tutti, che non esplichi soltanto una funzione educativa, ma arricchisca il senso del gusto, l'immaginazione e la fantasia dei giovani. Fanno parte di questa letteratura anche opere che, non create per questo precipuo scopo, furono offerte ai bambini – specialmente in tempi in cui l'infanzia era affidata esclusivamente all'educazione familiare, cioè fino alle soglie del sec. XIX – dopo esser state “purgate” dagli elementi adulti che ne costituivano il substrato satirico, politico e morale, come il Don Chisciotte, i Viaggi di Gulliver, il Robinson Crusoe. Operazioni simili furono attuate anche successivamente, riducendo e manipolando in maniera discutibile romanzi di Ch. Dickens, J. Conrad, J. London, J. F. Cooper, H. Melville, A. Dumas, R. L. Stevenson, Mark Twain, Walter Scott, O. Wilde e altri. Per molti secoli ai bambini di tutto il mondo furono narrate fiabe, favole, leggende; furono cantate filastrocche e ninnenanne della tradizione orale. Alcuni temi delle antiche fiabe furono rielaborati per un pubblico adulto da celebri narratori dei sec. XVI, XVII e XVIII (Straparola, Basile, Perrault, ecc.) e quindi riscoperti da filologi e poeti romantici (J. Grimm e W. Grimm, C. Brentano, L. von Arnim, W. Hauff, H. Ch. Andersen). Le favole erano le stesse di Esopo e di Fedro, di Babrio e di Aviano, rielaborate durante il medioevo nel Roman de Renart, nei fabliaux, nei Reinke de Vos basso-tedeschi, nelle favole di H. Sachs, di Erasmus Alber e del Firenzuola (La prima veste dei discorsi degli animali). Fino alle soglie del sec. XVIII si hanno rari esempi di letteratura dedicata all'infanzia: tra i più remoti, nonostante il loro carattere didascalico, si possono considerare il Pañcatantra, scritto in sanscrito verso il sec. IV o V; il catechismo e le favole esopiane di Lutero; il dialogo De origine et causis caeremoniarum quae celebrantur in Natalitiis di Giorgio Valagussa, precettore dei fratelli di Ludovico il Moro; il Télémaque di Fénélon (fine del Seicento); la Mescolanza dolce de varie historiette ecc. (fine del Seicento), l'Orbis pictus del Comenio, il New England Primer (il sillabario dei coloni d'America), The Pilgrim's Progress di J. Bunyan, autore anche di A Book for Boys and Girls or Country Rhymes for Children (1686), per non parlare de I fatti di Enea di Guido da Pisa, del Libro dei Sette Savi, delle leggende religiose e cavalleresche che appartengono soprattutto alla letteratura popolare, ma che furono usate nelle scuole come libri di educazione e di lettura.

Letteratura: la produzione internazionale

La letteratura per l'infanzia ha i suoi inizi in Francia sul finire del sec. XVII con racconti di fate tratti da leggende popolari: la prima raccolta apparsa tra il 1682 e il 1690 è della contessa d'Aulnoy, mentre molto più famosa è la produzione letteraria di Ch. Perrault, che comprende tra l'altro le favole di Cappuccetto rosso, Barbablù, il Gatto con gli stivali, Cenerentola, ecc. Nel secolo successivo a questa tendenza fiabesca si contrappose una più attenta alla realtà, spiccatamente moraleggiante, con la Genlis, A. Berquin e altri. Nell'Ottocento, mentre la Ségur cercò di conciliare i motivi fiabeschi a quelli realistici, la produzione letteraria tendente a raccontare la realtà si sviluppò con un maggiore interesse scientifico, congiunto al gusto per l'avventura, per i viaggi, le esplorazioni, le scoperte: un posto di grande rilievo occupa J. Verne che è stato il precursore della fantascienza e il profeta di quasi tutte le moderne invenzioni (Il giro del mondo in 80 giorni, Ventimila leghe sotto i mari, Viaggio al centro della Terra, Dalla Terra alla Luna, ecc.). Tra gli autori del Novecento si possono citare M. Simonsen, M. Bloch, F. Domenach, C. Duchiron. Il mondo anglosassone, sempre attento alle esigenze dei giovani, dopo le anonime Nursery Rhymes del sec. XVIII, raccolta letteraria delle storielle in rima cantate dalle bambinaie, è stato il più ricco produttore di capolavori famosi in tutto il mondo, da Lewis Carroll, autore di Alice nel paese delle meraviglie, alla statunitense Louisa M. Alcott (Piccole donne), a James M. Barrie con il suo famoso Peter Pan, a R. Kipling (, ecc.). Ancora per tutto il Novecento la produzione letteraria anglosassone si è confermata come la più ricca con P. L. Travers (Mary Poppins), E. Nesbit, B. Potter, A. A. Milne, E. Osmond, ecc., raggiungendo il suo apice tra la fine del secolo e gli inizi del Duemila con le opere di J. K. Rowling, autrice del mitico personaggio di Harry Potter. In Germania la letteratura per l'infanzia nasce verso la metà del sec. XVIII sotto influsso di quella francese e inglese, acquistando subito un carattere proprio: si hanno così racconti educativi, più che morali, e scientifici, scritti da pedagogisti come J. B. Basedow, J. H. Campe, ecc. A questa tendenza con il romanticismo si sostituisce quella fiabesca e fantastica, costituita da rielaborazioni di diverse canzoni popolari a opera di vari letterati come E. Th. A. Hoffmann. Il successo del racconto fantastico, comunque, è dato dalle favole dei fratelli Grimm. Dopo la grande fioritura del romanticismo, in Germania e in Austria, hanno dato opere meritevoli di ricordo K. May, P. Rosegger, E. Kästneretzner, F. Salten, W. Bonsels, K. Bruckner fino ad arrivare a M. Ende; in Svizzera, J. Spyri e F. Chiesa; mentre in Scandinavia, dopo le celebri fiabe di H. Ch. Andersen e quelle della svedese Selma Lagerlöff, in cui il mondo dei bambini è rivissuto in piena libertà fantastica, sono considerati classici il finlandese Z. Topelius e la danese Karin Michaëlis. Tra gli autori del Novecento sono da ricordare, per la Svezia, Gösta Knutsson, Ake Holmberg e Astrid Lindgren, creatrice del personaggio di Pippi Calzelunghe. Il capolavoro ungherese per l'infanzia è I ragazzi della Via Pál di Ferenc Molnár, mentre in Spagna José M. Sanchez Silva è stato autore di opere di carattere religioso e fantastico come Marcellino pane e vino (1953). In Russia la prima rivista per bambini fu fondata nel 1785 dall'umorista N. I. Novikov. Nell'Ottocento numerose sono state le raccolte di racconti e di fiabe, tanto che si annoverano tra gli autori per l'infanzia, oltre al grande Tolstoj (I quattro libri di lettura), quasi tutti i grandi scrittori dell'epoca: Puškin, Afanasev, che ha raccolto il fiore delle fiabe popolari russe, il favolista Krylov, Gogol, Turgenev. Molto attivo, anche nella creazione di opere per ragazzi, è stato agli inizi del sec. XX Gorkij. Dopo la Rivoluzione la letteratura russa per l'infanzia ha prodotto sia libri di racconti e di versi per ragazzi sia adattamenti di opere nate per un pubblico più adulto. Tra gli autori del Novecento cimentatisi in questo campo letterario si ricordano: Majakovskij, Ostrovskij, Ilin, Tichonov, Polevoj, Kataev, Šipaev, Gajdar. Per quanto riguarda, infine, la Polonia si ricorda soprattutto Maria Konopnicka con la famosissima fiaba I nani e l'orfana Marysia (1896).

Letteratura: la produzione italiana

In Italia la letteratura per l'infanzia nasce sul finire del sec. XVIII e per lungo tempo si prefigge scopi prettamente educativi, a cui si vanno aggiungendo durante il Risorgimento motivi patriottici e sociali. Prive di valore d'arte sono le opere dei primi autori italiani che si rivolgono all'infanzia (F. Soave, G. Perego, G. Taverna, A. L. Parravicini, P. Thouar), nonostante siano considerati degli innovatori. È necessario giungere a Collodi, con le sue Avventure di Pinocchio (1883), per trovare il primo vero capolavoro italiano di letteratura per l'infanzia, che ispirò numerosi imitatori, nessuno dei quali riuscì a superare il maestro. Nel clima dell'Italia umbertina, Edmondo De Amicis con Cuore portò nella letteratura per l'infanzia un suo contributo che celebra, con tono a volte eccessivamente patetico, i sentimenti e i miti educativi della scuola, della famiglia e della patria. Il verismo offrì i suoi prodotti anche all'infanzia con le opere di L. Capuana (Scurpiddu, Cardello, C'era una volta, Il Raccontafiabe, ecc.), di G. E. Nuccio, C. Percoto, R. Fucini e O. Fava. Nei primi anni del Novecento Luigi Bertelli (Vamba) pubblicò per i ragazzi il suo Giornalino della domenica (1906-11, 1918-24) e molti altri libri tra cui ebbero soprattutto successo Ciondolino e Il giornalino di Gian Burrasca. Numerosi furono gli scrittori che fecero riferimento all'impostazione letteraria di Bertelli, tra questi E. Pistelli come Omero Redi, G. Fanciulli ed E. Novelli (Yambo). Degna di nota è anche la funzione educativa che ebbe il Corriere dei piccoli fondato nel 1908. Tra la fine del sec. XIX e gli inizi del XX, E. Salgariato l'avvio, con i vasti cicli delle sue avventure, a un altro filone narrativo rimasto fondamentale per la gioventù accanto a quello dei libri di divulgazione scientifica, genere fortunato che ha come iniziatore l'abate Antonio Stoppani, e quello dei libri di poesia, che sono stati saccheggiati dai compilatori di antologie scolastiche, rendendo famosi i nomi di A. S. Novaro, Lina Schwarz, R. Pezzani, D. Valeri. La letteratura per l'infanzia italiana negli anni si è poi andata sempre più arricchendo di opere in cui il reale e il fantastico si combinano in un'intima unità: da Milly Dandolo a S. Tofano (Sto), a S. Gotta. Tra gli altri autori del Novecento si ricordano: G. Rodari geniale teorico anche di nuovi modi d'inventare storie (Grammatica della fantasia, 1974), I. Calvino (Fiabe Italiane, 1956), L. Malerba (Storie dell'anno Mille, con T. Guerra, 1972), P. Sissa (Storia di una scimmia, 1972), P. Carpi (Il mago dei labirinti, 1990), R. Piumini (Giulietta e Romeo, 1992), B. Pitzorno (Extraterrestre alla pari, 1990), D. Ziliotto (Un chilo di piume, un chilo di piombo, 1992).

Cinema

Un settore specifico della cinematografia, più frequentemente detto cinema per ragazzi, opera per la produzione di film, a carattere ricreativo o educativo, destinati a un pubblico di giovani e giovanissimi. Opposta a quella hollywoodiana del film “per tutti” (comiche, serie di film interpretati da attori-bambini, soggetti tratti dalla letteratura avventurosa per l'infanzia, disegni animati disneyani di corto e lungo metraggio), la concezione di un cinema specializzato per l'infanzia si affermò in Europa col fiorire degli studi pedagogici: in Francia, dove Sonika-Bo fondò a Parigi nel 1933 il Club Cendrillon; in URSS, dove nel 1936 sorse col Sojuzdetfilm il primo stabilimento al mondo esclusivamente dedicato alla produzione per l'infanzia; in Gran Bretagna, dove nel 1943 fu affidata a Mary Field l'organizzazione di un vasto circuito giovanile (poi sostituito dalla Children's Film Foundation); in Cecoslovacchia, dove dal 1953 si ebbe uno Studio apposito nel campo del film d'animazione e di pupazzi e si produssero film divisi in varie categorie secondo le diverse età (dai più piccini agli adolescenti). Di fatto con il secondo dopoguerra i tentativi di incentivare una specifica produzione cinematografica per i più piccoli diminuirono progressivamente di intensità. L'unica “fabbrica” internazionale in questo senso, consolidatasi sino a raggiungere lo status di “marchio di garanzia” automatico, divenne la Walt Disney, costruendo sui suoi personaggi a cartoni animati, e poi sui film di fiction, un impero allargatosi anche dopo la morte del fondatore (1966). Tra film d'animazione, commedie e film d'avventura, comunque, una certa produzione per l'infanzia non è mai mancata, incentivata soprattutto a partire dagli anni Settanta dalla televisione, peraltro responsabile di aver dirottato su altri consumi il bisogno infantile di uno spettacolo mirato. Nell'ultimo decennio del Novecento la produzione di film di animazione per l'infanzia ha conosciuto un notevole sviluppo: sulla scia della battaglia cinematografica, che, con l'innumerevole produzione di film d'animazione, ha visto contrapposte la Dreamworks di S. Spielberg e la Walt Disney, è aumentata la creatività in questo campo, coinvolgendo diversi Paesi, inclusa l'Italia, dove soprattutto sul finire del secolo si è iniziato a produrre numerosi cartoni animati per bambini, apprezzati anche dagli adulti per i messaggi educativi trasmessi.

Teatro

Testimonianze assai lontane nel tempo, come un accenno di Platone nelle Leggi, rivelano quanto già dall'antichità a forme di spettacolo destinate all'infanzia si associassero funzioni pedagogico-educative. Lo stesso compito fu assunto, dal sec. XVI – con una comprensibile accentuazione di temi religiosi e di precetti morali –, dal teatro dei gesuiti, genere di teatro scolastico sviluppatosi, in clima controriformistico, in vari Paesi d'Europa e poi nell'America Latina con un suo specifico repertorio, scritto dagli insegnanti e rappresentato dagli allievi dei collegi. Dopo il declino dell'influsso esercitato da quest'ordine e da altri (scolopi, ecc.) che ne avevano imitato l'esempio, il compito fu riassunto nella seconda metà dell'Ottocento dai salesiani, sostenitori, fra l'altro, dell'attività drammatica come forma di impiego del tempo libero. Il vero e proprio teatro per l'infanzia nacque alla fine dell'Ottocento. Le iniziative sorte nei vari Paesi, differenti per livello e intensità, hanno concordemente puntato sulla formazione di compagnie specializzate e su un repertorio “originale”, creato da scrittori autentici e adatto alla mentalità dei piccoli, a integrazione o in alternativa a un repertorio formato da classici della letteratura drammatica e da fiabe appositamente adattati. Così in Italia, dove la produzione specifica è di valore modesto (se si eccettuano i contributi di G. Fanciulli, G. Luongo e, a parte, di S. Tofano), spicca nella prima metà del secolo la compagnia del Teatro della Fiaba, formata da ca. 50 bambini e bambine e attiva a Firenze dal 1927 al 1951, mentre si va facendo sempre più viva la sperimentazione di giovani che, sotto la guida di un insegnante e recuperando altre forme di spettacolo (circo, marionette, cartone animato, ecc.), attuano un teatro “globale” diretto, tanto da suggerire la più corretta definizione di teatro dei ragazzi (e non per i ragazzi). In Spagna, l'azione di maggior rilievo è degli inizi del secolo con El Teatro de Los Niños fondato da J. Benavente. In Francia si sono avute, fra molte altre, le iniziative del Théâtre du Petit Monde (fondato nel 1919 da P. Humble), del Théâtre des Enfants (fondato nel 1931 da R. Pilain), della compagnia di Antoine e Marie Bourbon (dal 1952) e del Théâtre des Enfants Modèles (dal 1953). Nell'Unione Sovietica, sulla scia delle esortazioni di Lunačarskij all'indomani della Rivoluzione, si costituì una rete teatrale che nel 1935 arrivò a comprendere 57 sale, con la rappresentazione di adattamenti di opere classiche e la creazione di un vero e proprio “giocospettacolo” volto a coinvolgere la partecipazione attiva dei ragazzi. Negli Stati Uniti si citano, fra le molte compagnie, quella del Children's Educational Theatre, fondata da Minnie Hertz Heniger nel 1903 e attiva fino al 1909, una compagnia di attori professionisti e adulti fondata nel 1923 da Clare Tree Major e la King-Coit School, sorta nel 1937.

Bibliografia

Per la letteratura

M. H. Arbithnot, Children and Books, Chicago, 1957; L. Santucci, La letteratura infantile, Milano, 1958; C. Bravo Villasante, Historia de la literatura infantil espanola, Madrid, 1959; M. Soriano, Guide de la littérature enfantine, Parigi, 1959; A. Lugli, Storia della letteratura per la gioventù, Firenze, 1967; P. Crispiani, Andar per fiabe. Alla ricerca dell'immaginario perduto, Roma, 1989; A. Fourmont, Histoire de la presse des jeunes et des journaux d'enfants (1768-1988), Parigi, 1989.

Per il cinema

M. Field, La produzione dei film per ragazzi in Gran Bretagna, Roma, 1952; M. Verdone, Il cinema per ragazzi e la sua storia, Roma, 1953; M. Nebbiai, La cinematografia didattica, Firenze, 1983.

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