Lo sport

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«Rendi il tuo corpo forte e veglia su di te per rispetto al Signore dell'Universo». Le parole del saggio Amenemapt indicano il modo in cui gli egizi consideravano lo sport: un riflesso spirituale del rafforzamento del corpo.

Gli sport maschili preferiti dagli antichi egizi erano la lotta, il pugilato e la scherma con pali. Molti di questi esercizi facevano parte anche della preparazione militare. La lotta è documentata nelle pitture murali di Beni Hasan, del Medio Regno (2040-1786 a.C.), e in frammenti di terracotta del Nuovo Regno (1552-1069 a.C.). Le regole e i movimenti usati in queste competizioni erano abbastanza simili a quelli della lotta libera moderna. Si praticava anche la scherma con pali o bastoni. Prima di iniziare la gara, i lottatori salutavano il pubblico, inchinandosi e abbassando i pali, e portavano la mano sinistra alla fronte. Un arbitro interveniva per separare opportunamente i contendenti. Alla corte di Ramesse II si svolse un campionato internazionale di scherma, in cui si affrontarono i soldati del faraone e gli alleati stranieri dell'Egitto. Gli uni e gli altri indossavano caschi di cuoio come protezione. Era praticata anche l'atletica: corsa individuale o di gruppo, salto in alto e salto in lungo, sollevamento pesi. In tempi molto antichi si svolsero a Menfi gare di lancio del giavellotto o di lotta, tra contendenti nudi. Alle competizioni più importanti assisteva il faraone stesso, che poi premiava i vincitori. Lo sport, sia a livello agonistico sia come divertimento personale, godeva di una certa dignità, che lo poneva su un piano particolare.

Sulle pareti delle tombe dell'Antico e del Medio Regno vi sono scene di lotta tra barcaioli. Come armi essi usavano i pali con cui manovravano le barche. I barcaioli situati a prua tentavano di spingere e di far cadere in acqua gli avversari; quelli a poppa controllavano l'imbarcazione. Come la caccia, anche la pesca era uno sport comune in Egitto. Praticata in zone paludose dalle acque superficiali, essa costituiva un piacevole passatempo quando saliva il livello del Nilo. I giovani aristocratici si divertivano a compiere escursioni in barca sul fiume e pescavano non solo con la canna. Essi infatti cacciavano anatre mettendo alla prova la propria abilità con l'aiuto di una specie di boomerang.
Lo sport era praticato anche dalle donne. Le ragazze si dedicavano alle danze acrobatiche, che avevano spesso una connotazione di carattere religioso. Un altro passatempo femminile consisteva in complicati giochi di equilibrio con palle. Gli egizi conoscevano le piroette e vari movimenti del balletto. Uno sport molto popolare era il nuoto; un altro sport acquatico era costituito dalle regate, con rematori in piedi e seduti. La pesca con la canna era un altro piacevole passatempo, così come la caccia, che veniva praticata di solito dai principi e dai membri dell'aristocrazia. Oltre alla caccia agli uccelli con una sorta di boomerang, si praticava quella agli ippopotami, ai leoni e ai leopardi. Dalla caccia derivarono l'equitazione, a partire dal Nuovo Regno (1552-1069 a.C.), e il tiro con l'arco, che si praticava anche come sport. Le corse con i carri a due ruote venivano svolte da re, principi, gente di alto rango e militari. In Egitto sono documentate anche le corse a cavallo.

I giochi degli adolescenti erano simili agli esercizi sportivi. I ragazzi si sfidavano nella corsa, in esercizi di equilibrio o di forza o nel gioco della guerra. Le ragazze salivano sulle spalle delle compagne e facevano diversi giochi di equilibrio con le palle. Eseguivano un ballo agitando le trecce, alle quali avevano legato palline di tela. Il tiro con l'arco veniva praticato durante la caccia e come sport. Soprattutto a partire dalla XVIII dinastia, i faraoni e i nobili si divertirono con il tiro al bersaglio con l'arco, spesso su carri a due ruote. Nella cosiddetta Stele del Tiro con l'Arco, trovata nel lato nordorientale della sfinge di Giza, Amenhotep II fece incidere la descrizione delle proprie capacità sportive. Le iscrizioni esaltano la forza fisica del sovrano: «Conosceva l'equitazione e non aveva eguali... non c'era nessuno che potesse piegare il suo arco e non poteva essere raggiunto nelle corse».

La corsa della festa Sed

Nel trentesimo anniversario di regno, il faraone compiva la corsa cerimoniale che si svolgeva durante la festa Sed. In questa prova il sovrano doveva dimostrare di essere fisicamente in forma e, pertanto, doveva correre da solo per un lunga distanza. Si trattava di un "percorso intorno al muro". Alcuni blocchi di pietra, come quelli che si possono ancora vedere nel recinto funerario di Zoser, a Saqqara, indicavano il traguardo della corsa. In realtà si trattava di un rito magico, che comportava una rigenerazione del sovrano, un modo per far recuperare al re egizio la propria energia attraverso la comunione con le forze cosmiche. Il faraone doveva mostrare al popolo la propria vitalità e rendere chiara la propria sovranità sull'Alto e sul Basso Egitto. È dunque evidente che in alcune epoche la destrezza del faraone ebbe un significato simbolico o religioso. La caccia nel deserto o nelle zone paludose veniva praticata dai faraoni e dai principi come passatempo. Il re cacciava leoni e orici, che inseguiva con le sue frecce. Con l'arpione attaccava ippopotami e coccodrilli.
Per gli uccelli usava una sorta di boomerang. Si dice che Thutmosi III «...abbia ucciso sette leoni, lanciando frecce, in un momento..., abbia catturato dodici coppie di tori selvatici in un'ora..., abbia fatto una strage in un branco di elefanti, uccidendone 120...». Durante il Nuovo Regno si consacrò, dunque, l'immagine del sovrano come il più forte, il più atletico e il miglior guerriero. Il faraone Amenhotep II fu lodato per le sue imprese e gli esercizi legati alla preparazione per la guerra, come il tiro con l'arco o l'equitazione. Senza tener conto del fatto che tali lodi avevano un carattere propagandistico, bisogna sottolineare che la mummia di questo faraone è la più grande fra tutte quelle dei sovrani della XVIII dinastia e ha rivelato una costituzione fisica straordinaria.