L'Italia degli anni di piombo fra lotta armata e terrorismo
Fu un periodo buio per tutta la nazione, segnato da stragi e tensioni. Tuttavia sono ancora molti i misteri che hanno segnato questo terribile momento della storia d'Italia
Tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Ottanta l'Italia si trovò a vivere un momento storico difficile, dominato da paura e incertezza. Conosciuto come periodo degli "anni di piombo", questo decennio si caratterizzò per un'estremizzazione del confronto politico, che diede origine a violenze di piazza, lotta armata e terrorismo. Ecco le principali cause e conseguenze di questo momento di storia italiana, nonché le principali stragi che hanno segnato l'intero Paese.
Cosa sono gli anni di piombo
Come anticipato, col termine "anni di piombo" si va a identificare un preciso periodo storico in Italia, iniziato con le manifestazioni di piazza del Sessantotto, movimento di protesta partito dagli Stati Uniti e arrivato a infiammare l'Europa, fino all'inizio degli anni Ottanta. I protagonisti di questa infelice stagione politica italiana, oltre ai partiti tradizionali, furono i movimenti di estrema destra e sinistra, al centro di scrontri sanguinosi, attentati, rapimenti, omicidi politici e vere e proprio stragi.
Ma da cosa deriva l'espressione "anni di piompo"? A ispirare questa etichetta ormai storica è l'omonimo film del 1981 diretto da Margarethe von Trotta. In questo lungometraggio si racconta l'analoga esperienza vissuta nella Germania Ovest. Al centro della vicenda c'è la vita delle sorelle Ensslin, coinvolte in atti di terrorismo. In Italia la parola "piombo" fu fondamentale per definire il periodo, a causa dei proiettili usati negli assalti terroristici e nelle stragi.
Le cause
Ma quali sono le cause diedero vita a questi anni così tesi e difficili? Non è facile identificare una sola motivazione, perché i fattori che scatenarono questa stagione di terrore sono molti, interconnessi e complessi: derivano infatti dall'intercarsi delle condizioni sociali, politiche ed economiche che hanno caratterizzato l'Italia del tempo.
Tra gli anni Sessanta e Settanta il nostro Paese affrontò infatti una rapida fase di industrializzazone e sviluppo economico, che tuttavia non fece che acuire le disparità sociali. Le tensioni tra le diverse classi portarono alla formazione di movimenti di lotta armata radicali. Il terreno fertile fu offerto anche dai movimenti studenteschi attivi nel Sessantotto, che chiedevano riforme radicali e volevano sovvertire il sistema capitalistico. Le loro proteste sfociarono in scontri violenti con le forze dell'ordine.
A livello politico, l'Italia risentiva anche del difficile clima che il mondo viveva a causa della guerra fredda, tanto che l'insanabile divisione globale tra blocco occidentale e orientale si rifletteva apertamente anche all'interno del panorama politico nazionale italiano. Per questo le ideologie estremiste quali il neofascismo e il marxismo-leninismo si diffusero rapidamente, giustificando l'uso della violenza per raggiungere obiettivi politici. Inoltre, l'instabilità governativa e la diffusione endemica di corruzione e clientelismo nell'ambiente politico contribuirono a rinforzare l'immagine di un sistema da rifondare radicalmente, a tutti i costi.
Ma gli anni di piombo furono anche il periodo in cui lo Stato si espresse attraverso una dura repressione. Alcuni storici e analisti sostengono che alcuni esponenti di Stato e dei servizi segreti, in collaborazione con gruppi neofascisti, adottarono quella che è stata definita la "strategia della tensione". Obiettivo: destabilizzare il paese per giustificare misure repressive e rafforzare l'autorità dello Stato. Questa teoria è supportata da diverse inchieste giudiziarie e parlamentari, che hanno rivelato legami tra servizi segreti, estremisti di destra e settori deviati delle forze dell'ordine.
Gli "attori" degli anni di piombo
I protagonisti degli anni di piombo sono i gruppi di estrema destra e di estrema sinistra. Tra questi ultimi, a dominare la scena c'erano le Brigate Rosse, identificate con la sigla (BR). Si tratta di uno dei gruppi terroristici più famosi, assurti agli onori della cronaca per la strage di via Fani, attentato che colpì mortalmente gli agenti della scorta del primo ministro Aldo Moro, il leader della Democrazia Cristiana che fu poi rapito e ucciso dal commando terroristico nel 1978. Un altro gruppo che fece parlare molto di sé fu Prima Linea, una formazione di estrema sinistra fuoriuscita da Lotta Continua, all'origine di sedici omicidi e centouno attentati rivendicati.
I gruppi di estrema destra protagonisti di questa stagione furono Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale. La prima formazione si muove basandosi sulle ideologie neofasciste: fu all'origine di diversi attentati, tra cui la strage di Piazza Fontana a Milano, nel 1969. Avanguardia Nazionale fu un gruppo sempre di matrice neofascista particolarmente attivo alla fine degli anni Sessanta, coinvolto anche nella strage di Gioia Tauro.
Le conseguenze degli anni di piombo
Il periodo degli anni di piombo ha avuto un profondo impatto sulla società italiana. Le principali conseguenze delle azioni intraprese dallo Stato e dai gruppi armati sono state la paura e l'instabilità non solo per la politica, ma soprattutto per la società.
Tuttavia, il fenomeno perse vigure gradualmente attraverso azioni di polizia, processi e la disaffezione della popolazione verso la violenza politica. Ciò portò i gruppi estremisti a perdere forza, ponendo fine a questo momento storico sanguinoso intorno alla metà degli anni '80. Sono tanti i misteri che ancora aleggiano su questo oscuro decennio. E sono altrettanti gli studiosi, gli storici e i giornalisti alle prese con dibattiti e riflessioni sul periodo.
Le stragi degli anni di piombo
Il terrorismo nero e il terrorismo rosso furono all'origine di diversi atti stragisti che dilaniarono l'Italia intera: ecco i principali fatti che insanguinarono uno dei decenni più difficili della storia d'Italia.
Strage di Piazza Fontana
Il 12 dicembre 1969, alle ore 16.37, nella filiale della Banca Nazionale dell'Agricoltura, in Piazza Fontana, a Milano, esplose una bomba. Furono uccise diciassette persone. Altre ottantotto rimasero ferite. La strage di Piazza Fontana fu l'inizio del periodo di violenza politica e terrorismo che fu poi etichettato con l'espressione anni di piombo.
Fra gli 84 indiziati arrestati dalla questura all'indomani della strage c'era anche l'anarchico Giuseppe Pinelli, estraneo ai fatti e poi morto in circostanze misteriose e mai chiarite precipitando da una finestra del quarto piano della questura presso la quale si trovava in stato di fermo. Successivamente, le indagini si spostarono progressivamente verso la pista nera e verso il convolgimento dei gruppi neofascisti.
Strage di Bologna
Il 2 agosto 1980, alle ore 10.25, un ordigno esplosivo fu fatto detonare nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna. Morirono ottantacinque persone. Oltre duecento persone rimasero ferite nell'esplosione. L'ordigno era contenuto in una valigia, lasciata nella sala d'aspetto: l'esplosione distrusse gran parte dell'edificio, provocando il crollo del tetto.
Le prime ipotesi riguardo i mandanti della strage di Bologna identificarono i responsabili negli esponenti del terrorismo nero. Nel corso degli anni, le indagini portarono alla condanna di membri di gruppi neofascisti come i Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR). Valerio Fioravanti e Francesca Mambro furono tra i principali accusati e condannati per l'attentato.
Strage di via Fani e rapimento Aldo Moro
Il 16 marzo 1978, alle 9, in via Fani a Roma, un commando delle Brigate Rosse uccise cinque uomini della scorta di Aldo Moro. Il primo ministro e presidente della Democrazia Cristiana fu poi rapito per impedirgli di presenziare a una importante seduta parlamentare per votare la fiducia a un nuovo governo DC che, per la prima volta, avrebbe visto l'appoggio esterno del PCI.
Quel giorno avrebbe dovuto concretizzare il cosiddetto "compromesso storico". Si tratta di una strategia politica proposta da Enrico Berlinguer, segretario dell'allora Partito Comunista Italiano (PCI), durante gli anni '70. Obiettivo: creare un'alleanza politica tra il PCI e la Democrazia Cristiana (DC), i due principali partiti italiani dell'epoca, per stabilizzare il Paese e affrontare le sfide sociali, economiche e politiche dell'Italia. Se la DC mostrò apertura soprattutto attraverso la figura di Moro, il PCI visse una crisi interna proprio a causa della proposta. La morte di Moro bloccò l'avanzata del compromesso storico, che si concluse con una più blanda fase di "solidarietà nazionale". Il PCI appoggiò i governi DC senza mai prendervi parte.
Dopo un sequestro durato cinquantacinque giorni, il 9 maggio 1978 i brigadisti lasciarono il corpo di Moro in una Renault 4, parcheggiata in via Caetani a Roma. Il politico era stato ucciso con undici colpi di pistola.
Strage dell'Italicus
Il 4 agosto 1974, all'1.23 del mattino, una bomba esplose a bordo del treno Espresso 1486 "Italicus". Il convoglio era in viaggio da Roma a Monaco di Baviera. In questo attentato morirono dodici persone e ne rimasero ferite altre quarantotto.
Strage di Piazza della Loggia
Il 28 maggio 1974, alle ore 10.12, in piazza della Loggia a Brescia, una bomba nascosta in un cestino portariufiuti esplose durante una manifestazione antifascista. L'attentato uccise otto persone e ne ferì oltre cento. Questa fu una delle stragi più dure degli anni di piombo in Italia.
Stefania Leo
Foto RAI, Public domain, via Wikimedia Commons