Letteratura tra Biedermeier e Restaurazione

Il teatro di Grabbe tra antiromanticismo e dramma storico

Christian Dietrich Grabbe (Detmold 1801 - 1836), figlio di un carceriere, studiò legge a Lipsia e a Berlino, dove conobbe Heine. Lavorò come giudice militare fino al 1834, quindi diede le dimissioni e visse aiutato economicamente da alcuni amici fino alla precoce morte. Affine a Büchner per il rifiuto delle idealizzazioni classiche e romantiche, scrisse numerosi lavori teatrali, di cui molti lasciati incompiuti, affinando una tecnica di rappresentazione che anticipa l'espressionismo. Oltre alla gustosa “commedia satanica” Scherzo, satira, ironia e più profondo significato (Scherz, Satire, Ironie und tiefere Bedeutung, 1822), che fonde motivi popolari, spunti di Tieck e il teatro delle marionette di Kleist, spicca Don Giovanni e Faust (Don Juan und Faust, 1829), imperniata sull'originale idea di contrapporre il libertino spagnolo al cogitabondo Faust. Fu questa la sola opera rappresentata mentre l'autore era in vita. Tra le altre si ricordano: i drammi storici in versi L'imperatore Federico Barbarossa (Kaiser Friedrich Barbarossa, 1829) e L'imperatore Enrico VI (Kaiser Heinrich der Sechste, 1830), Napoleone ossia I cento giorni (Napoleon oder die Hundert Tage, 1831), Annibale (Hannibal, 1835), La battaglia di Arminio (Hermannsschlacht, 1838, postumo). Questa produzione di Grabbe, alimentata da un'estetica drammaturgica ispirata a canoni che preannunciano il realismo, documenta il suo prolungato sforzo di rinnovare il dramma storico nazionale.