Letteratura tra Biedermeier e Restaurazione

Lenau, poeta del dolore del mondo

Dopo la giovinezza trascorsa in Ungheria, Nikolaus Lenau, pseudonimo di Franz Niembsch von Strehlenau (Csatád, Ungheria, 1802 - Oberdöbling, Vienna, 1850), frequentò le università di Vienna e di Heidelberg, senza però ultimare gli studi. Visse poi di una modesta eredità, alternando soggiorni in Svevia e a Vienna fino al 1844, quando una crisi di demenza lo portò in manicomio. Nella lirica giovanile risentì dapprima dell'influsso di Klopstock, poi maturò uno stile fortemente personale, talora quasi preespressionistico, con accenti di nichilistico disgusto per il mondo. Le sue raccolte Poesie (Gedichte, 1832) e Nuove poesie (Neuere Gedichte, 1838) ebbero immenso successo e furono più volte ristampate. Il clima emotivo della sua poesia, fortemente emblematica dei tempi della Restaurazione, risente nel complesso di un marcato pessimismo, che l'affianca all'opera di altri grandi poeti del periodo: da Byron a Lamartine a Leopardi. Notevole è il racconto in versi Faust (1836), del tutto originale rispetto all'opera goethiana; esso si conclude con il suicidio del protagonista. Il successivo Savonarola (1837) denuncia invece un intenso bisogno di religiosità, mentre Gli albigesi (Die Albigenser, 1842) celebra le vittime della repressione cattolica. Tornato alla lirica con i Canti del bosco (Waldlieder, scritti nel 1843-44), lasciò incompiuto il poemetto Don Juan, cui lavorò dal 1842 al 1844.