Erik Satie e il Gruppo dei "Sei"

La contestazione delle sofisticate e intellettualistiche esperienze dell'impressionismo, già in germe con l'arrivo a Parigi dei Ballets Russes di S. Djagilev e della musica di I. Stravinskij, si accese dopo la fine della prima guerra mondiale per opera del Gruppo dei "Sei" (G. Auric, F. Poulenc, D. Milhaud, A. Honegger, G. Tailleferre e L. Durey), di E. Satie e H. Sauguet. Dopo una felicissima stagione, però, il gruppo si sciolse e rimasero i contributi personali dei suoi componenti più prestigiosi. Negli anni fra le due guerre sono ancora da ricordare A. Roussel e J. Ibert, in equilibrio tra formalismo neoclassico e impressionismo.

Erik Satie

Erik Alfred Leslie Satie (Honfleur, Calvados 1866 - Parigi 1925) frequentò i corsi di armonia e pianoforte al conservatorio di Parigi e visse facendo il pianista nei cabaret o accompagnando chansonniers. Nel 1905, con un gesto clamoroso e ambiguo, intraprese diligenti studi di contrappunto e fuga alla Schola cantorum di V. d'Indy e A. Roussel. Amico di C. Debussy, fu guardato come un caposcuola da J. Cocteau e dal Gruppo dei "Sei" e prese parte ad alcuni dei più significativi avvenimenti artistici del primo dopoguerra, collaborando con J. Cocteau, P. Picasso, F. Picabia, con R. Clair per le musiche del film Entr'acte.

Si è soliti distinguere nella produzione di Satie una prima fase, caratterizzata da scoperte armoniche che anticipano Debussy e da una staticità fuori dal tempo. Esemplari di questa fase sono le Gymnopédies (1888) e le Gnossiennes (1890) per pianoforte, le Sonneries de la Rose-Croix (1892), le Danses gothiques (1893) e la Messe des pauvres (1895). Nei pezzi pianistici composti dopo il 1895 (Trois morceaux en forme de poire, 1903; Aperçus désagréables, 1912; Trois valses distinguées du Précieux dégoûté, 1914) la presenza di singolari titoli e didascalie umoristico-paradossali sottolinea l'atteggiamento dadaista ante litteram di Satie (le cui premesse sono ravvisabili anche nella produzione precedente), la sua polemica e provocatoria rinuncia a ogni dimensione espressiva, il suo concentrarsi sulla concretezza di oggetti musicali logorati, inanimati. Non è un caso che la sua lezione sia parsa attuale a un compositore come J. Cage e alle correnti neo-dada. A una non diversa poetica vanno ricondotte l'imperturbabile immobilità e la semplificatissima linearità del drame symphonique Socrate (1918).

Il Gruppo dei "Sei"

Intorno al 1918 l'ammirazione per E. Satie, al quale guardavano come a un caposcuola, e le formulazioni teoriche di J. Cocteau costituirono il punto di riferimento comune di un gruppo di sei giovani compositori: D. Milhaud, A. Honegger, F. Poulenc, G. Auric, L. Durey, G. Tailleferre. Questi musicisti si caratterizzavano, quindi, per la polemica antiromantica, per il gusto per una radicale semplificazione del linguaggio, che accogliesse anche spunti del circo, del music-hall, del jazz, per l'ironia e il sarcasmo dissacratori, per la creazione di oggetti sonori dai lineamenti nettamente stagliati e semplici, fuori da ogni accademica aulicità, da aspirazioni al sublime o da suggestioni impressioniste.

I musicisti che formarono il gruppo presentavano personalità molto diverse fra loro e si direbbero accomunati da una reazione alla crisi di valori seguita alla prima guerra mondiale. Già nel 1921, però, il gruppo aveva perduto alcuni componenti e nel 1924 tale esperienza poteva considerarsi conclusa.

Darius Milhaud

Proveniente da una facoltosa famiglia ebraica, Darius Milhaud (Aix-en-Provence 1892 - Ginevra 1974) studiò al conservatorio di Parigi sotto la guida di A. Gédalge e C. Widor e alla Schola Cantorum con V. d'Indy. Nel 1916 fu in Brasile come segretario del poeta P. Claudel, che ricopriva la carica di ambasciatore. Nel 1918 tornò a Parigi, dove simpatizzò con J. Cocteau ed E. Satie ed entrò a far parte del Gruppo dei "Sei". Dal 1940 al 1947 insegnò negli Stati Uniti, dove continuò a svolgere attività didattica presso università e conservatori anche dopo aver ottenuto, nel 1947, la cattedra di composizione presso il conservatorio di Parigi.

La sua vastissima produzione (circa 450 numeri d'opera), che è il risultato di una libera e fantasiosa sintesi culturale nella quale convergono gli elementi più disparati (dal jazz al folclore sudamericano, alle varie esperienze delle avanguardie storiche del primo Novecento), si segnala per la solidità del mestiere mai disgiunta da un'amara vena di ironia. Fra le 20 opere teatrali ricordiamo: Les malheurs d'Orphée (1926), Il povero marinaio (1927), Christophe Colombe (1930), L'Orestiade (1949-63), Bolívar (1950), La mère coupable (1966); fra i 16 balletti: Il bue sul tetto (1920), che diede all'autore fama europea, La création du monde (1923), Salade (1924). Scrisse inoltre 12 sinfonie (1939-61), suite sinfoniche e vari brani orchestrali per strumenti solisti e orchestra (fra cui una ventina di concerti), composizioni sinfonico-corali, tra le quali La mort d'un tyran (1932), musica da camera (18 quartetti) e per strumenti solisti (fra cui, in particolare, pezzi per pianoforte), cori e liriche.

Francis Poulenc

Francis Poulenc (Parigi 1899-1963) studiò col pianista R. Viñes e con C. Koechlin a Parigi e fu uno degli animatori del Gruppo dei "Sei". Si dedicò interamente alla composizione, collaborando con le maggiori istituzioni internazionali. Il suo linguaggio denota un gusto tipicamente francese per l'eleganza formale e melodica, aperta alle suggestioni di un sottile umorismo, qualche volta pervaso di contenuta malinconia, più spesso di scanzonata vitalità. In questo senso si comprendono la sua adesione al neoclassicismo, le frequenti concessioni all'impressionismo e il rifiuto dello sperimentalismo linguistico delle avanguardie musicali del Novecento.

Fra le composizioni più importanti si ricordano le opere Les mamelles de Tirésia (1947, su testo di G. Apollinaire), Les dialogues des carmélites (1957, da Bernanos), La voix humaine (1959, su testo di J. Cocteau); il balletto Les biches (1924); il Concert champêtre per clavicembalo e orchestra (1928); il concerto coreografico Aubade per pianoforte e strumenti (1929); i numerosi pezzi cameristici e per pianoforte. Compose, inoltre, molta musica sacra (fra cui le Litanies à la Vierge Noire, 1936, e Stabat Mater, 1950), pezzi corali e vocali, liriche, colonne sonore per film.