L'assolutismo illuminato

La Russia

Lo zar Pietro I il Grande (1696-1725) mirò a fare della Russia uno Stato moderno capace di entrare nel concerto internazionale in posizione di grande potenza. Il suo principale obiettivo in politica estera fu quello di acquisire i territori baltici, riconosciuti alla Russia dopo la seconda Guerra del Nord. Durante il suo regno dovette soffocare numerose congiure ordite dalle guardie di palazzo contrarie all'introduzione di modelli culturali e di comportamento europei. Pietro I riformò il sistema giudiziario e fiscale e amministrativo, limitò il potere politico della Chiesa ortodossa. Dopo il regno di Ivan VI, la secondogenita Elisabetta I divenne zarina (1741-62), senza allontanare la politica paterna partecipando ai conflitti europei per acquisire la Finlandia. Priva di eredi designò al trono il nipote Pietro III che le succedette nel 1756. Il nuovo re mutò radicalmente la politica estera del paese e sottoscrisse un'alleanza difensiva con Federico II di Prussia, spinto da una smodata ammirazione per il re prussiano. Il malcontento che ne seguì venne sfruttato dalla moglie Caterina II per detronizzarlo con l'aiuto della guardia di palazzo. Relegato nel castello di Ropsa, venne ucciso dopo aver firmato l'atto di abdicazione. Caterina II zarina dal 1762 al 1796 riprese i piani di espansione di Pietro il Grande. L'accordo con Federico II di Prussia portò alla elezione del candidato russo Stanislao Poniatowski al trono di Polonia (1764). La reazione dei nobili polacchi provocò l'intervento diretto della Russia in Polonia: con il Trattato di S. Pietroburgo (1772) e la prima spartizione della Polonia la Russia ottenne parte della Bielorussia. La guerra contro l'Impero ottomano (1768-92) si concluse con il riconoscimento della libertà di navigazione sul Mar Nero e l'annessione della Crimea. La Russia rafforzò ulteriormente la sua posizione di potenza europea con la seconda spartizione della Polonia (1793) quando ottenne parte della Podolia. Durante la terza spartizione della Polonia (1795) attuata in accordo con la Prussia e l'Austria Caterina II ottenne parte della Curlandia e della Lituania. In politica interna fu sostenitrice dei principi illuministici, promosse la secolarizzazione delle proprietà fondiarie ecclesiastiche, favorì la libertà di stampa, fondò istituti di istruzione in tutti i capoluoghi e distretti di provincia aperti a ragazzi e ragazze. Caterina II promosse la diffusione delle idee e della cultura illuminista nella nobiltà e fra le élites intellettuali, adottando il francese come lingua di corte. Continuarono però a sussistere elementi di arretratezza sociale e civile: lo sviluppo manifatturiero e industriale del paese fu attuato anche attraverso lo sfruttamento senza limiti della servitù della gleba. Conseguenza fu la grande rivolta contadina capeggiata dal cosacco Pugacëv, sconfitto e ucciso nel 1757.