L'età napoleonica

La presa del potere

Rientrato fortunosamente in Francia (9 ott. 1799), con l'appoggio del fratello Luciano, di Sieyès, Talleyrand, Fouché e Murat, oltre che dei suoi fedeli granatieri, organizzò il colpo di Stato del 18 brumaio (9 nov. 1799), con il quale abbatté il Direttorio e instaurò il Consolato, divenendo primo console. Da allora, Napoleone attuò la duplice opera di accrescimento del potere personale e di accentramento politico-amministrativo dello Stato, esautorando le assemblee legislative e rafforzando gli apparati esecutivi (creazione dei prefetti). Riorganizzò le finanze, la giustizia, creò i licei, la Legion d'onore, la Banca di Francia, fece promulgare un codice civile (il Codice Napoleonico), che segnò una tappa decisiva nel rinnovamento del diritto moderno. Dopo un'effusione austro-russa ritornò in Italia e, battuti gli austriaci a Marengo (14 giu. 1800), li costrinse alla Pace di Lunéville (9 febb. 1801), che riconobbe alla Francia l'influenza sulla ricostituita Repubblica Cisalpina e sulla riva sinistra del Reno. Con la Pace di Amiens impegnò l'Inghilterra (1802) a restituire le colonie occupate durante la rivoluzione. Con il concordato con la Santa Sede (16 lug. 1801) cercò di riconciliare al regime i cattolici. Fattosi proclamare console a vita (2 ago. 1802) e assunta la presidenza della Repubblica Italiana, Napoleone represse l'opposizione realista (complotto di Cadoudal, 1803), facendo giustiziare il duca d'Enghien (21 mar. 1804).