La Rivoluzione americana e la nascita degli Stati Uniti d'America

I primi passi degli USA

La vittoria non costituì la panacea dei problemi che attraversavano il nuovo Stato affacciatosi sulla scena mondiale. Era necessario armonizzare in un corpo unico gli Stati che formavano, sotto il profilo politico, economico e sociale, un variegato mosaico. La situazione diveniva ancor più complicata a causa delle diverse tendenze che si manifestavano tra i protagonisti politici dell'indipendenza. Da un lato i federalisti, esponenti del nord della nazione e collegati ai mercanti, avvocati e imprenditori degli Stati costieri, fautori di uno sviluppo commerciale e industriale degli Stati Uniti, paladini di una rappresentanza uguale per tutti gli Stati; dall'altra parte i repubblicani antifederalisti, esponenti del mondo agricolo del sud, fautori della fisiocrazia, di una strenua difesa del diritto di proprietà e dell'egemonia politica dei grandi proprietari, il gruppo che più aveva guadagnato in termini economici dalla Guerra d'Indipendenza. Tale differenza si sviluppò nella redazione delle singole Costituzioni, generalmente più democratiche al nord, e nella redazione della Costituzione degli Stati Uniti. Ma i problemi non furono solo di carattere politico; la guerra aveva impoverito tutta una classe di lavoratori e artigiani che riuscì a risollevarsi grazie alla presenza a ovest di ricchi territori da contendere solo ai nativi pellerossa. La creazione di nuove tasse federali per coprire i debiti di guerra fece scoppiare rivolte, presto domate, tra gli agricoltori della Pennsylvania (1794). Con la presidenza di Thomas Jefferson (1801-1809) e lo spostamento della capitale a Washington si attuò l'opera di decentramento governativo, l'acquisto dalla Francia dei territori della Louisiana (1803) e, malgrado la sfortunata guerra con l'Inghilterra per l'occupazione dell'Alto Canada (1812-1814), gli Stati Uniti iniziarono la loro ascesa.