òbolo

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sm. [sec. XIV; dal greco obolós, tramite il latino obŏlus].

1) Unità monetaria e ponderale dell'antica Grecia equivalente a un sesto di dramma. Il nome (variante di obelós, spiedo) indicava originariamente i lingotti di bronzo o di rame usati come moneta. L'obolo era coniato in argento, qualche volta in oro e in epoca più tarda anche in bronzo. Nel Medioevo il termine fu usato per indicare prima il mezzo denaro (età carolingia), poi il mezzo grosso.

2) Secondo una credenza popolare diffusa nell'antica Grecia, la moneta posta nella bocca del defunto per pagare a Caronte il traghetto dell'Acheronte.

3) Per estensione, piccola offerta, elemosina per beneficenza: un modesto obolo; l'avaro rifiutò il suo obolo al mendicante. Obolo di San Pietro, speciale contributo dei fedeli alla Chiesa cattolica. Sorto, durante il Medioevo, come semplice offerta, assunse, col crescere della potenza internazionale del papato, il carattere di un vero e proprio tributo, pagato alla Santa Sede dagli Stati e signorie che si ponevano sotto la sua particolare protezione.

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