Albani, Francésco

pittore italiano (Bologna 1578-1660). Dopo un probabile apprendistato alla scuola di Calvaert, dove divenne amico di Guido Reni, intorno al 1595 cominciò a frequentare l'accademia dei Carracci e collaborò alla decorazione dell'oratorio di S. Colombano e di palazzo Fava a Bologna. Verso il 1602, con Reni, si trasferì a Roma presso Annibale Carracci, su disegni del quale affrescò (1604-07) la cappella Herrera in S. Giacomo degli Spagnoli (gli affreschi, staccati, sono conservati al Museo de Arte di Barcellona e al Prado a Madrid). Durante questo soggiorno romano conobbe e subì l'influsso delle opere di Raffaello. Chiari richiami a questa pittura sono riscontrabili negli affreschi di palazzo Verospi al Corso (poi Torlonia) che ricalcano le scene della Loggia della Farnesina e negli affreschi di S. Maria della Pace (1612-14). Probabilmente prima del 1618 dipinse per il cardinale Scipione Borghese i quattro tondi ispirati al mito di Venere e Adone (Roma, Galleria Borghese) che costituiscono il primo ciclo di paesaggi mitologici dell'artista. Ritornato in Emilia nel 1618, portò a termine diverse commissioni per pale d'altare destinate a Bologna e dintorni e produsse, affiancato da un'attivissima bottega, innumerevoli quadri da stanza di paesaggi con temi mitologici e religiosi. L'adesione al classicismo carraccesco in Albani si configura in un piacevole accademismo, non privo di una grazia leziosa e di facile consumo, come dimostra la sua più volte replicata Danza degli amorini.

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