Collécchio

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comune in provincia di Parma (11 km), 112 m s.m., 58,79 km², 14.713 ab. (collecchiesi), patrono: san Prospero (24 novembre).

Centro alla destra del fiume Taro. In età feudale il castello fu sotto il dominio del vescovo di Parma e venne distrutto prima dai Pallavicino (1325) poi, definitivamente, dagli Scaligeri (1336). Il paese passò al comune di Parma, ma nel sec. XV fu occupato dai Sanvitale che lo tennero fino al 1522; rivenduto poi a Parma, passò infine ai Farnese.§ In posizione elevata sorge la parrocchiale di San Prospero, romanica (sec. XII, ma largamente restaurata): conserva opere del sec. XIII di scuola antelamica. Molto interessante la villa Paveri-Fontana (sec. XVII), con affreschi del Bibiena e il cinquecentesco arco del Bargello, con due torrioni laterali.§ L'industria è molto sviluppata nel comparto agroalimentare, con caseifici (parmigiano reggiano), salumifici, mulini e impianti conservieri, che hanno dato origine a industrie dell'indotto (macchine utensili, imballaggi, impiantistica); attivi anche i settori farmaceutico-alimentare, della pelletteria, dei materiali per l'edilizia, del mobile, degli infissi e della ceramica artistica. L'agricoltura produce cereali, ortaggi (tra cui la tipica “cipolla dorata” e i pomodori), frutta e foraggi per l'allevamento di suini e bovini da latte.

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