Le Clézio, Jean-Marie-Gustave

romanziere francese (Nizza 1940). Si è affermato con l'opera Procès-verbal (1963), difficilmente inscrivibile in un genere letterario tradizionale ed etichettata dalla critica con la definizione di Nouveau Réalisme. Al centro della preoccupazione dell'autore sta la “scrittura”, non più “testuale” come nel Nouveau Roman, ma naturale, sismografica, pronta a registrare ogni minima scossa di una sensibilità aperta al tumulto delle cose. In tale direzione vanno: La fièvre (1965), Le déluge (1966), Terra amata (1967), Le livre des fuites (1969), Haï (1971), Les géants (1973), L'inconnu sur la terre (1978) e La Ronde et autres faits divers (1982). Conoscitore dell'America Latina, ne ha studiato l'antica civiltà maya, traducendo e presentando Les prophéties du Chilam Balam (1976) e rinnovando il suo interesse nei successivi lavori Trois villes saintes (1980), Voyage à Rodrigues (1986), Le rêve mexicain (1988), Sirandanes (1990). Tra le altre opere ricordiamo i romanzi Désert (1980), sui Tuaregh, Le chercheur d'or (1985), Ètoile errante (1992), Diego e Frida (1993), storia incentrata sulla figura del pittore messicano Diego de Ribeira e della sua compagna Frida Calò. Altre opere di Le Clézio sono La Fête chantée (1997), Gens des nuages (1997), Cœur Brûle et autres romances (2000), Révolutions (2003),  Ourania (2006), Raga. Approche du continent invisible (2006), Ballaciner (2007), Ritournelle de la faim (2008). Nel 2008 ha vinto il premio Nobel per la letteratura. Tra le opere più recenti si ricordano le raccolte di novelle Histoire du pied et autres fantaisies (2011) e Tempête: deux novellas (2012). Dal 2013 Le Clézio è docente presso l'università di Nanchino. Le Clézio è anche un attivista nel campo della tutela dell'ambiente e nella lotta in nome dei diritti umani e civili. 

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