Leòpoli (città)

Indice

(L'viv). Capoluogo della provincia omonima (Ucraina), 330 m s.m., 733.728 ab. (2005).

Generalità

Situata sul Ripiano Podolico, presso il confine con la Polonia, della quale ha fatto parte fra il XIV e il XVII sec. e di nuovo nel Novecento fra le due guerre mondiali, mentre dalla fine del Settecento al 1918 fu compresa nell'impero austroungarico; si spiega così la forte presenza cattolica e la differenza di usi e mentalità rispetto al resto dell'Ucraina. Leopoli è oggi un importante nodo stradale e ferroviario e un attivo centro commerciale e culturale (vi hanno sede un'università, fondata nel 1661, e numerosi istituti superiori, musei, teatri e accademie). La città si sviluppò, secondo un preciso impianto urbanistico (tuttora conservato nel centro storico), a partire dal sec. XIV. Vasti quartieri di stile neoclassico, eclettico e moderno sorsero, soprattutto a occidente, nell'Otto-Novecento. Nel 1998 il centro antico della città è stato incluso dall'UNESCO nel patrimonio dell'umanità. In russo, Lvov; in polacco, Lwów; in tedesco, Lemberg.

Storia

La città fu fondata nel sec. XIII dal duca di Galizia Lew (Leone) come avamposto contro i Tartari, che la devastarono. Ricostruita dal re polacco Casimiro il Grande nel sec. XIV, si sviluppò come fiorente centro commerciale e piazzaforte militare, più volte attaccata da Tatari, Russi, Cosacchi, Turchi. Decaduta dopo le devastazioni subite dall'esercito svedese di Carlo XII (1704), la città fu annessa all'impero austro-ungarico in seguito alla prima spartizione della Polonia (1772) diventando capitale della Galizia. Sotto il dominio austriaco la città visse un intenso sviluppo economico e culturale. Teatro di battaglie tra austriaci e russi durante la prima guerra mondiale, venne incorporata nella Polonia nel 1920. Occupata dall'Unione Sovietica nel 1939, fu conquistata dai Tedeschi nel 1941, subendo vasti massacri tra la popolazione civile e la deportazione della sua folta comunità ebraica, scomparsa in seguito nei gorghi della Shoah. Liberata nel 1944, nel 1945 venne attribuita all'URSS con il trattato di Postdam e incorporata nella Repubblica socialista dell'Ucraina.

Arte

La città vecchia, ben conservata, presenta una concentrazione di architetture e monumenti di grande valore, di vari periodi e varie influenze culturali e stilistiche: russe, bizantine, armene, italiane, tedesche. Intorno al Vysokyi Zamok (Castello Alto), nel quartiere Pidzamche, sono alcune chiese medievali: San Mykolai, citata nel 1292, tipico esempio di architettura galiziana; San Paraskeva Piatnytsia, del sec. XIII ma ricostruita nel Seicento, epoca alla quale risale l'iconostasi che vi è conservata; San Onufrii, costruita in legno nel sec. XIV e ricostruita in pietra nel Cinquecento (in seguito rimaneggiata), cui è annesso un monastero basiliano (sec. XVI-XIX). Il quartiere di Seredmistia conserva lo schema urbanistico avuto nel sec. XIV, quando venne concepito per ospitare gli edifici pubblici civili e religiosi delle diverse comunità della città. Nel cuore del quartiere, costellato di costruzioni rinascimentali e di quelle barocche e neoclassiche dei sec. XIX-XX, è la piazza Rynok (piazza del Mercato), con al centro la torre del sec. XIV (restaurata nel XIX). Di grande pregio sono alcuni edifici religiosi, tra cui il complesso dell'Uspenska (Assunzione), che comprende la cattedrale del sec. XVI, di gusto rinascimentale, la Cappella dei Tre Vescovi (1578-1590) e la torre Korniakt (1572-78). La cattedrale dei Domenicani (sec. XVIII) è il più importante monumento barocco della città. Da segnalare è anche il complesso fortificato del monastero dei Bernardini, la cui basilica (sec. XVII) combina elementi rinascimentali italiani e tedeschi. Sopravvivono nella cerchia di viali resti delle fortificazioni medievali. La chiesa di San Nicola è un notevole esempio di architettura lignea del Settecento (1763). Notevole il Museo di Arte Ucraina (1905) con icone dei sec. XIV-XVII e dipinti moderni dei sec. XIX-XX.

Economia

Sull'economia locale si fanno ancora sentire gli effetti del collasso dell'Unione Sovietica e quelli della travagliata transizione politica ed economica. La città è sede di industrie alimentari, metalmeccaniche, tessili, farmaceutiche, petrolchimiche, vetrarie, ceramiche, dei materiali da costruzione, grafico-editoriali e degli strumenti musicali. Gasdotto da Dašava. Aeroporto.

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